lunedì 21 dicembre 2009

Marocco: la valle del Draa , kasbah e Ouarzazate

 



30/12/2009


da TOUFFRINE - a ZAGORA
dalle montagne dell'Atlas al deserto, passando per Ouarzazate e le famose kasbah di fango



Freddo a parte dormire nel gite di Touffrine è una bella esperienza. Ci alziamo subito a fare colazione. Tè caldo alla menta, pane berbero, miele e olio. Autista, Omar e Mohamed fanno colazione con noi.
Nella stanza fredda illuminata dalla chiara luce mattutina si mangia con le mani.
Si spezza il pane seduti insieme e si puccia direttamente nelle piccole scodelle colorate di terra cotta contenenti olio e il miele delle montagne. Qui i lavori sono fatti tutti dalle donne, nei campi per la coltivazione, cos' come in cucina dove fanno il pane, cucinano e si occupano della casa.
Finita la colazione insistono dicendo che possiamo fare la doccia, ma rinunciamo dato il freddo. Va bè anche se non ci si lava un giorno non è niente. Ma mi fa sorridere la loro insistenza, chissà che pensano di noi! "questi nemmeno si lavano"!
Facciamo un giretto per le poche case di fango del paese. Il sole è appena tiepido ed il silenzio è totale.
Solo gli uccellini e i rumori del ruscello spezzano questo grande nulla tra le montagne dell'Atlas.
Compriamo da questi berberi due sciarpe tuareg di un blu intenso bellissimo.
Abbiamo trascorso pochissimo tempo qui, ma quello che rimane in noi è immenso. Stare con loro, in una realtà locale è stata un’esperienza bellissima. Svegliarsi la mattina con il sole che entra dalle finestre con le inferiate azzurrine. Sentire i galli che cantano e il silenzio immenso di questo paesino isolato.
Uscendo dal gite vediamo i contadini che si preparano per la giornata di lavoro con i loro attrezzi ancora antiquati in legno. Molti portano il vestito tradizionale e ci si sposta con gli asini. La modernità di Marrakech sembra lontana anni luce.
Alle 8.00 puntuali ripartiamo con la nostra jeep che il sole non è ancora alto nel cielo, sorgendo alle 7.00 della mattina. Per la strada altri villaggi sulle montagne che cambiano colore e forma ogni momento.
Scorci bellissimi mentre il mondo prende colore e il sole si alza, scaldando sempre più.
Contadini con asini e cavalli per le strada. Con aratri di legno e ceste di paglia, in un mondo ancora tradizionale. Campi piccoli, orticelli curati con duro lavoro vicino al corso del fiume che segue parte della strada. Poi saliamo di quota, tra le vette innevate sullo sfondo e le altre montagne mille colori ancora con villaggi minuscoli e nei punti più suggestivi ed isolati.
Tra questi verdi e rossi, si distingiono lontano altre vette bianche di neve.
Quasi non c’è tempo per parlare perchè il panorama è così bello e vario che siamo qui a contemplare in silenzio la bellezza della natura. Si passa da un crepaccio che sembra un canion e per montagne tutte a cerchi concentrici da piccoli a grandi. Anche questo tratto è molto panoramico con rilievi dalle forme e dai colori unici.

Scendendo di quota la strada esce all’improvviso dalle montagne e in lontanza irrompe la pianura di Ouarzazate avvolta da una foschia densa. Il panorama diventa arido e pianeggiante. Distese di terra sassosa dai colori caldi e kasbeh in fango appaiono quasi all’improvviso all'orrizonte che ora è completamente piatto. Agglomerati di case in terra rossastra e color caramello, alle cui spalle sorgono in lontananza vette innevate. Sembra un quadro dipinto apposta per noi. Sotto la luce calda e tiepida del sole, le vette fanno da cornice alle kasbah color nocciola.


Arriviamo a Ouarzazate, una città moderna e pulita. Tenuta molto bene, con gli spazzini che puliscono le strade con rami di palme.
Costruzioni moderne ma in stile marocchino arabo e spesso a forma di kasbe. Sempre sui colori del rosso mattone, perfettamente verniciate e pulite.
E’ la Holliwood del Marocco. Qui hanno realizzato i set di molti film celebri e girano tantissimi film anche oggi. Ci fermiamo solo per un giretto e una sigaretta. Il nostro autista lavora ogni tanto come comparsa. Lo ha fatto anche nel film: il gladiatore.
Da un punto più alto si vede il palmeto verde intenso che si estende a perdita d'occhio nella valle.
Intorno alla distesa di palme costruzioni in fango, carretti e sullo sfondo la montagna color cacao dalla forma quasi di tanti tajine.
Ripartiamo e proseguiamo verso la palmeria attraverso una strada sterrata che passa in mezzo alle case e alle kasbe, alle palme e agli orti.
Il palmeto è immenso e si estende ai piedi di una montagna per l’intera parte pianeggiante della vallata. Un bel verde smeraldo in contrasto con una montagna color cacao. Tutto è bello, come se vedessi il mondo per la prima volta. Tutto spicca e brilla di un allure particolare.
Qui le palme fornisco quasi tutto il necessario agli abitanti della Valle del Draa, il grande fiume.
La palma vive un centinaio d'anni e con le foglie si fa un pò di tutto.


Ci fermiamo in una Kasbah e prendiamo una guida per fare una visita. C'è una mancia libera che si concorda. Non è la meglio conservata delle kasbe ma è la più grande ed è ancora abitata.
E' una città di argilla, con case su diversi piani, cortili, strade sterrate, balconi.
Le case e le torri sono tutte in fango, su diversi livelli. L’architettura è molto bella, in stile nord africano.
Porte e finestre sono lavorate in stile arabo.
Ci sono dei cortili interni sui quali si affacciano le abitazioni, ci sono balconi e terrazze. Scale, oggetti in foglie di palme. Ci sono diversi quartieri. C’è persino il quartiere ebraico (Mellah).
E’ l’unico quartiere deserto perchè gli ebrei 40 anni fa sono tornati tutti in palestina. Non che ora stiano meglio credo, forse forse era meglio qui.
Alcuni contrasti stupiscono, ci sono persino le antenne per la televisione. Un mondo a parte. Dove tutta la vita si svolge qui e nella palmeria, dove si coltiva, si lavano i panni e si tagliano le foglie di palme soprattutto. Che qui vengono utilizzate per ogni cosa: per fare una scopa, un piatto, in cesto.. Si mangiano i datteri e si brucia il suo legno.
Il ragazzo che ci fa da guida abita in una porzione di questa kasbah e parla inglese molto bene. Ci fa fare un giro molto lungo e ci spiega molte cose. Saliamo anche in su di un terrazzo e il panorama dei tetti dell’intera kasbah è bellissimo. Ha un fascino particolare. Tante torrette e terrazzini. E' molto grande. Tutt'intorno palme e un fiume a sinistra. In lontanza su altri rilievi si vedono altri agglomerati.
Finito il giro ci prendiamo l'ennesimo tè alla menta nel bar su una terrazza panoramica. Un bar molto bello, in stile marocchino. Il sole è fortissimo, tanto che apriamo l’ombrellone per avere un pò d’ombra, ma sentire questo caldo in inverno è una goduria. Da qui si vedono palme a perdita d'cchio e l'atmosfera fa sognare.

Dopo questa bella sosta rigenerante riprendiamo il viaggio, verso le 15.00 per raggiungere Zagora, dove passeremo la notte. Usciti dalla kasbah proseguiamo per un fuori pista tra palme e colline, ruscelli e villaggi troppo belli per essere veri. A volte i villaggi sono di terra chiara quasi colore caramello con alle spalle una montagna scura, quasi nera. Altre volte villaggi e terra quasi si confondono. Riprendiamo l’asfalto sulla strada che da Ouarzazate va a Zagora (circa 160 km) e porta attraverso la grandezza delle cime e le creste della catena montuosa del Djebel Sarhro e che culmina al passo di Tizi n'Tinififft (1660 m). Un paesaggio di montagne arricchite da sconfinate palmerie. Anche qui gli scorci sono unici e indescrivibili, così come i villaggi che attraversa.

Si passa dal villaggio di Al Agdz che emerge dalle montagne prima di giungere ad uno straordinario belvedere sulla valle del Draa con lo spettacolo del nastro verde delle oasi, circondato dal rosso delle rocce che si perde nella foschia, e con sparse le kasbahs della valle del Draa.
Un villaggi di una manciata di case che si affacciano sulla strada che lo attraversa.
Un lembo di asfalto tra queste case polverose. Panni stesi su montagne di terra al sole. Carretti che portano carichi emromi di erba o foglie di palme. Persone che camminano lente per la strada anche se sopraggiungiamo noi con la jeep. Uno scorcio molto caratteristico.
La strada poi segue il fiume Draa, Oued Drâa in lingua berbera, ed è fiancheggiata da palme per tutto il tragitto. Quelle verdi palme di cui riusciamo anche ad assaggiarne i datteri, nonostante la stagione sia ad ottobre, perciò finita da un pezzo.