mercoledì 20 maggio 2009

SIFNOS la biaia di HERSONISSOS

25 agosto 2008





Adoni ci porta ancora a fare un giro in barca nell'insenatura di Heronissos. Lui praticamente ci va tutti i giorni, è un abitudinario.
Sempre bello arrivare dal mare e vedere la piccola baia aprirsi davanti a noi.
Arrivati si fa un salto nella cappella per un saluto ai santi che proteggono il nostro viaggio in mare.
Antonis bacia uno ad uno ogni icona ed accende una candela, prima di formulare una preghiera a bassa voce.Tre segni della croce uno in fila all'altro e usciamo dalla candida cappella.

Trovo sempre affascinante questa piccola baia a nord dell'isola, lui conosce tutti ed è un continuo saluto.
Un piccolo villaggio di pescatori, con spiaggetta, ci sono due taverne sul mare e un piccolo molo.
Una taverna sulla spiaggia a sinistra e una a destra sul molo. Un giorno mangia nella taverna di destra e un giorno in quella di sinistra badando bene di non far torto a nessuno.
Questo villaggio di pescatori è famoso per la sua tradizione in ceramiche, infatti scorgiamo interessanti laboratori di ceramica, che mi attraggono sempre. Ma coprerò tutto da Andonis prima di partire!
Noi ci rilassiamo sulla piccola spiaggia. Qualche bagno in quest'acqua limpida e prendiamo un pò di tintarella.
Ci sono sempre un sacco di ricci di mare sia in acqua che sugli scogli, serve fare attenzione ed aprire bene gli occhi....
Nuotare in questo braccio di mare limpidoè puro piacere, meditativo e rigenerante....
Quasi mi spiace che abbiano fatto una strada sfaltata per raggiungerla e ci sia parecchia gente, mi sembra un posto così bello da godere in solitudine.
Antonis che era in giro a chiacchierare e raccontare barzellette ci chiama per mangiare, ci asciughiamo e ci rivestiamo per raggiungerlo..
Oggi pranziamo nella taverna di destra con pasta al ragoo. Per nulla greco, ma lasciamo ordinare ad Adoni e va bene così.
E' la prima volta che mangio italiano in terra ellenica, non male niente a che fare con i sapori locali che amo in questa terra.
Finito il pranzo risaliamo sulla barca bianca e rossa. Scivoliamo fuori dalla baia con la musica militare a tutto volume per far rientro a Kamares.
Un uscita trionfale e tamarra quanto basta, ma la scena è sempre esilarante.
La nostra pelle salata e rossa per il sole è rinfrescata dal vento che prendiamo mentre il motoscafo va veloce e ci regala una vista marittima del porto.
Finiamo la giornata a Kamares, tra un tuffo e un pò di riposo.
La sera ceniamo in una taverna in riva al mare con: Mastelo (agnello al forno fatto con vino rosso, patate e aneto). Un piatto a base di ceci e delle pite ripiene, con noi viene anche Maria.
Naturalmente la serata finisce giocando a backgammon nel negozio di Antonis, chiacchierando con qualche greco e italiano in vacanza....

martedì 19 maggio 2009

SIFNOS Spiagge di Faros, Fassolu e Glyfo

24 AGOSTO 2008

Un'altra intesa giornata di mare ci aspetta! E' bello uscire per il porticciolo e trovare ancora il paesino assopito. Le strade ancora vuote, molte persiane ancora abbassate.
E' bello scoprire la pace del mattino, prima che il mondo che si svegli e si riversi per le strade assolate. Oggi mi concedo una ricca colazione in riva al mare con jogurt greco, miele e noci!
Una vera delizia! Dietro di me c'è anche un prete, in greco papàs, in abito nero, barba lunga e cappello nero. Ha l'aria proprio spensierata mentre anche lui fa colazione al bar in riva la mare.
Ci saluta anche lui quando ci vede per la strada. E fa un immenso piacere essere riconosciuti e ricevere un sorriso.
Partiamo subito alla conquista di una spiaggia. Dal motorino mentre scorrazziamo per le vie isolane, passano veloci sotto i nostri occhi come le immagini di un film: case bianchissime, cupole di color azzurro, monasteri, campanili, mulini a vento, piccionaie e campi pieni di muretti a secco.
Ma sulle colline anche le immagini di un'isola rigogliosa, colline terrazzate coltivate ad ulivi e mandorli.
Seguendo la cartina arriviamo a Faros, un villaggio di pescatori con una manciata di case.
E' ancora molto tranquillo, un' oasi di pace. Un piccolo porticciolo in cui sono ancorati numerose barche da pesca e a vela, qualche taverna sulla spiaggia.
La spiaggia è sabbiosa, un bel mare limpido e la sabbia luccicante. Dopo qualche bagno e qualche bella nuotata ci spostiamo a piedi sulla spiaggia di Glyfo.
La parte vecchia del piccolo villaggio di faros si estende su una piccola altura.
Ci sono tre baie una in fila all'altra. A est di Faros si trova la spiaggia di Glyfo, dopo la collinetta su cui si estende la parte storica del villaggio. L'abbiamo raggiunta a piedi. E' una spiaggia molto tranquilla, sabbia dorata e mare limpido. ha un'atmosfera molto raccolta.

Verso ovest c'è la spiaggia di Fassolou, vicino al piccolo promontorio su cui si estende la parte più nuova del villaggio. Tre spiagge molto belle e quiete, dall'acqua bassa e cristallina, nei toni del del verde smeraldo. Essendo situate a sud sono abbastanza protette dal famigerato vento Meltemi.
Molte taverne in cui rilassarsi, godere di un pò d'ombra e mangiare.
Abbiamo fatto qualche passeggiata nei dintorni ed abbiamo avuto modo di apprezzare molto il paesaggio circostante. Il mare calmo e trasparente, color smeraldo invita a tuffarsi.
A differenza di molte altre isole l'acqua nella maggior parte delle spiagge non diventa subito profonda.
Passiamo così la giornata tra bagni e passeggiate passando da una caletta all'altra.











Ripartiamo e facciamo un giro nella capitale APOLLONIA. Scopro che è chiamata anche Stavri.
E' molto movimentata come cittadina. C'è un pò di traffico perchè si passa da qui per andare in tutte le direzioni. Nella parte pedonale troviamo dai locali chich a quelli tradizionali, qui convivono tutti. Dev'esserci un bel movimento la sera dai locali che vedo.
C'è una boutique di una signora italiana con la scritta "Milano - Sifnos".
Noto che i miei connazionali hanno sempre una certa fortuna in terra ellenica.
Quando incontriamo Maria dice di aver fatto spese pazze in questo negozio dall'abbigliamento ricervato ed originale. Apprezza come molti greci, lo stile italiano.
Noi siamo alla ricerca di prodotti locali e vi perdiamo per i mille negozietti di ceramiche. Facciamo anche una bella passeggiata ad Artemonas, praticamente un continuo di Apollonia a sinistra venendo da Kamares. Il nome dovrebbe derivare dalla dea della caccia Artemis (Diana).
Percorriamo le sue vie ricche di chiese, scorci autentici, molte belle case in stile cicladico con piccoli giardini fioriti molto curati. ci sono diversi mulini ristrutturati. Diverse le piante di fichi che incontriamo, ricche di frutti maturissimi e profumati.
 
Sulla cima della collina si trova un'altro paese Exambela, un villagio tipicamente in stile Cicladico dal nome di origine turca. Si gode da qui di un'ottima vista sull'egeo. C'è una decina di mulini a vento. E' molto particolare vedere quaesti paesi che formano un agglomerato unico a forma di anfitreatro. Paesi ancora ricchi di tradizione, taverne e prodotti locali.


Facciamo rientro a Kamares e ceniamo alla taverna accanto al negozio di Adonis. Pescato del giorno, polpo alla griglia, insalta greca e vino bianco è quel che smezziamo io e Alessio.
La serata passa tra partite a backgammon e incontri, chiacchiere con chi si ferma con noi a scambiare qualche parola. Mentre Adoni lavora un pò al tornio mi diverto stando alla cassa, cercando di scambiare qualche vocabolo greco con i clienti. Ma che difficile! non capisco mai nulla!
Attacchiamo bottone con due ragazze italiane di Roma, in vacanza al campeggio. Si fermano con noi fino alla chiusura del negozio. Decidiamo di andare tutti insieme a mangiare un dolce in un bar del Kastro. Percorriamo le strade buie dell'isola nel vento fresco. Io e Ale sul nostro motorino, Adoni in moto con le due ragazze. Facciamo un pò fatica a star dietro alla loro moto, il nostro motorino non si rivela molto prestante.
Arriviamo al Kastro, illuminato nel buio della notte mi sembra ancora più bello. Ci gustiamo diversi tipi di dolcia base di cioccolato, altri di miele e frutta secca. Tutto buonissimo. Adoni conosce tutti naturalmente ed è bello interagire con le altre persone che occupano il locale. Si finisce persino a parlare di guerra, di come gli italiani stavano il più possibile sulle loro, evitando attacchi con i greci. Di come anche in questo siamo "una faccia, una razza". Di come i soldati cambiavano strada se si incrociavano la sera. Ci racconta che chi si innamorò di qualche ragazza dell'isola, tornò dopo la guerra per restare o per portarle in italia.
E la musica cambiò molto all'arrivo dei tedeschi! Forse per questo sembra stimare molto più il popolo italiano. Somigliano un pò ai racconti di mio nonno che fece la guerra su un'altra isola: Samos.







lunedì 18 maggio 2009

Grecia SIFNOS Il monastero Aghios Simeon


A Sifnos sulla collina che sovrasta Kamares regna il Monastero Ayios Simeon. 
Protegge la baia da lassù e sembra vegliare sugli abitanti del piccolo porticciolo.
Ieri sera Maria ci ha raccontato di esserci stata con Adoni, ci ha mimato benissimo la fatica per la strda dissestata che porta al monastero e la sua paura per la guida spericolata del nostro amico greco.
Non ci è sembrata molto entusiasta della gita, ma ci ha messo molta curiosità.
A me le scarpinate piacciono ma a lei molto meno, soprattutto è tipico dei Greci fingersi poco nazionalisti.

Nel tardo pomeriggio partiamo alla ricerca di una strada che arrivi alla cima di questa altura con il nostro motorino che a stento ha retto la fatica.
All'andata abbiamo fatto la strada che parte da Apollonia, perchè asfaltata e più percorribile, anche se l'ultimo tratto era troppo ripido. Arrivati in cima però una bella sorpresa: una chiesetta candida sulla cima della montagna ci da il benvenuto.
Al suo interno stavano restaurando gli affreschi sulle pareti.
Da qui si gode di un vasto panorama sull'entroterra isolano e sulla baia di Kamares.
Le montagne che si sviluppano intorno al porto sembramo zampe di un enorme elefante.
La visuale sul golfo da qui è mozzafiato!


Ci siamo rimasti per ammirare il tramonto, con il sole che dai toni del giallo caldo, lentamente cambia fino a divenire una palla infuocata che si getta a capofitto nll'orizzonte lontano del mare.




Al ritorno abbiamo fatto la strada che direttamente porta a kamares, una strada sconnessa e molto ripida. Un sacco di capre agili si arrapicavano sulle pareti ripide della collina rocciosa.
Ancora più lontano, per chi ha voglia di fare una scalta, c'è il monastero di Agios Spiridon. Non ci siamo spinti fin lì però.

SIFNOS la chiesa di Chrisopigi e la spiaggia Apokoftos.

23 Agosto 2008 

E' un nuovo giorno sull'isola di Sifnos. La luce morbida del mattino ci sveglia presto.
Il tempo passa così in fretta che vorrei fermarlo per godermi ancora un pò quest'isola così stupenda.
E' un'isola meravigliosa, non solo per la sua bellezza, ma per la sua atmosfera greca, serena, pulita.
Questi angoli di una genuinità ancora autentica, nonostante sia il mese di agosto.
Il cileo azzurro mi mette subito di buon umore ed è come ricevere un carico di energie.
Una buona colazione dal fornaio ormai di fiducia, che ci saluta per strada anche quando ci scorge la sera in giro per le viette del paesino. Pita con cioccolato e biscottini è la mia scelta per questa mattina, il tutto accompagnato da un succo di frutta. Me lo gusto sulla spiaggia, osservando il mare calmo della baia avvolta dalle montagne isolane. Gigli bianchi sbucano dalla sabbia in tutto il loro candore.
Adonis è ancora chiuso, che bella vita che fa però, se mi chiedesse di restare a lavorare per lui non ci penserei un attimo! A quest'ora non lo vedo in giro, sarà a dormire o in barca penso, passerò a salutarlo quando rientreremo a Kamares.

Con il nostro scooter partiamo verso l'entorerra, saliamo sulla strada che esce da kamares mentre il vento e le fronde cangianti degli ulivi ci accompagnano per le ancora deserte strade isolane.
Un panorama di colline terrazzate baciate da un timido sole mattutino.
L'entroterra di Sifnos è terrazze di ulivi a perdita d'occhio e bianchi villaggi... ora ancora silenziosi e pigri.
Colombaie per piccioni bianche... muretti a secco....






Dando uno sguardo alla cartina decidiamo di dirigerci verso il monastero di Chrissopigy, che pare molto famoso e dove ci han detto esserci un baio di baie carine dove passare una giornata.
Si trova tra Faros e Plati Ialos, a circa 10 km dal capoluogo Apollonia. Una bella idea è farla a piedi da Apollonia, una bella camminata immersi in scorci davvero incantevoli.
Noi però siamo in scooter, ci fermiamo qui oggi per vedere il monastero e le spiaggette nei dintorni.

Chrisopighi, in greco significa sorgente d'oro. Il monastero si trova su un lembo di roccia che si allunga in mare. Secondo la leggenda offrì protezione alle donne dell'isola, che trovarono qui rifugio dai pirati.
Due marinai qui hanno rinvenuto un'icona della Vergine che ora viene custodita nel monastero.
Comprendo subito perchè questo luogo meraviglioso è uno degli scorci più famosi dell'isola.
Su questa roccia a forma di piccola penisola si trova il candido monastero di Chrisopighi che ospita la miracolosa icona della protettrice dell’Isola, Panayia Zoodòchou Pyghìs, a cui si attribuiscono 35 miracoli e che secondo la leggenda fu portata dalle onde del mare.
Spesso qui organizzano matrimonio ortodossi, che location da sogno.
Meritevole di un matrimonio di sicuro, con la sposa che arriva in barca, niente male.
Mi diverto a passeggiare sugli scogli e ad ammirare la piccola chiesetta candida, davvero affascinante e greca. Bello è notare dalla spiaggia al monastero e salire dagli scogli, restare lì ad osservare il mare in questo angolino stupendo.









Sulla sinistra si trova la spiaggia Apokofto, sabbia morbida e comoda. Una baia molto bella, tranquilla. Con tamerici e un paio di taverne in cui si mangia bene.

Sulla destra c'è la spiaggia di Saoures, una spiaggia di ciottoli molto carina e solitaria. Non è attrezzata ma è abbastanza vicina alla spiaggia Apokofo.


Ci fermiamo nella piccola baia a sinistra della Chiesa di Chrisopiyi, che si chiama Apokoftos, una graziosa spiaggia con acque cristalline , sabbia fine e qualche alberello per godere un po’ di fresco. C'è anche una taverna invitante alle sue spalle.
La spiaggia deserta si apre a noi in tutta la sua grazia.
E' un piacere gustare il primo bagno della giornata ancora avvolti nel silenzio mattutino, baciati da un timdo sole in quest'acqua gelida ed immobile.
Mi piace godere la spiaggia nella sua solitudine, sabbia morbida, acqua cristallina, pace.
Il sole, così pure la gente, non tardano ad arrivare e decidiano di fare un giro per le altre calette limitrofe. Una stradina di lastricato conduce da un'insenatura all'atra, il mare blu è in netto contrasto con la terra sterile che emerge dal mare, cappelle bianche come la neve ornano questi pendii dolci dal color caramello che lasciano il posto a baiette di blu cobalto intenso.
Un segguirsi di piccole spiagge, tutte molto carine e naturali.
la giornata passa veloce da bagni, immersioni e passeggiate. Riusciamo anche a scorgere un enorme paguro in cerca di una casetta conchiglia ;-)
Peccato che fugge veloce e si mimetizza rapido nella sabbia del fondale. Riusciamo anche a scorgere un polpo! ma è più veloce della luce a scomparire dietro la nuvola del suo inchiosto nero.

 
















isola greca SIFNOS, magnifico Kastro







Dato l'affollamento della spiaggia, decidiamo di ripartire alla scoperta di qualche altra spiaggia. Per strada decidiamo però di cambiar meta. Non siamo ancora andati a visitare il kastro dell' isola.
Nelle Cicladi ho notato che ce n'è uno in ogni isola. Aveva solitamente la funzione di proteggere le popolazioni locali dall'attacco via mare, soprattuto dei pirati. Così gli abitanti si ingeniavano a creare labirintici villaggi di case l'una incastrata nell'altra. Dove è facilissimo perdersi.
Se si pensa al forte vento Meltemi di questi arcipelaghi mi viene da pensare che che sia anche una difesa contro il vento incessante. Appena si entra in questi villaggi, il vento scompare come se ci si trovasse dentro ad una conchiglia. E in effetti anche il modo di costruire potrebbe assomigliare alla spirare di una conchiglia. Da quasi un senso di protezione.


Ci perdiamo piacevolmente tra le vie del Castro, che in lingua greca significa castello, in questo pomeriggio assolato. Questo affascinante villaggio dal sapore antico in cui il tempo sembra essersi fermato è stato la capitale dell'isola fino al XVIII secolo. Interamente costruito sulle rovine della fortezza Veneziana è uno dei luoghi più suggestivi. E' arroccato su una montagna sul mare che regala una vista meravigliosa.




Ha mantenuto intatte le sue caratteristiche medievali con i bastioni formati da costruzioni da due o tre piani che si stringono, i palazzi signorili con gli stemmi nobiliari incisi sopra le porte e le varie logge. I gatti in ogni angolo sembrano essere gli unici abitanti in questo pomeriggio. .
Ai piedi di questo meraviglioso borgo c’è il piccolo porto di Seralìa che fu attivo durante il periodo romano e che oggi ospita due taverne che si trovano proprio sul mare e dove qualcuno fa il bagno in questa piccola insenatura dal mare mosso e dal colore smeraldo. Quasi spiace anche a me di non potermi gustare un bagno fresco, vedendo diversi bambini che si tuffano dalle rocce.






Spicca tra il dedalo delle viuzze la cattedrale franco-cattolica di Sant'Antonio costruita dai veneziani e una serie di capelle storiche dalle geometrie più originali tra cui quelle di Santa Caterina, di Ayios Dimitrios e dell'Assunzione. Una labirintica rete di stradine lastricate, chiuse alle automobili e intervallate di portici e gallerie. Ogni tanto il biancore delle case si interrompe per qualche penellata di blu, rosso e verde dei colori usati per dipingere le persiane e le ringhiere. Piccole finestre azzurre o blu, cancelletti minuscoli, porte di ogni genere, ma sempre in legno colorato. Casette candide dalla forma cubica totalmente bianche, interrotte qua e là dal rosso delle bouganville che si inerpicano per i cortiletti. Interessante è scoprire ad ogni angolo nuovi dettagli di scale, finestre e porte. Vasi in ceramica, a volte pennellati di bianco o blu qua e là. Immancabili frequentatori di questi vicoli sono i gatti. Veri protagonsti delle attenzioni di chi come noi si perde piacevolemte in questo turbine di strade.












E' un piacere perdersi per le vie assolate di questo borgo autentico. C'è persino una banda che suona e dona un'atmosfera di festa per queste vie ancora deserte. Uscendo fuori dalle mura una scalinata fortemente panoramica di lastricato dai contorni appena imbiancati, splendente sotto la luce violenta del sole, porta giù fino a raggiungere la suggestiva Cappella dei Sette Martiri. E' indubbiamente il punto più panoramico dell'isola con vista su quasi tutto il complesso cicladico centrale a est di Sifnos. Le facciate delle case sono state costruite per formare una muraglia contro le incursioni piratesche. Oggi c'è una cerimonia nella piccola cappella in mezzo al mare, non so sia un matrimonio o altro, le persone fuori la fanno sembrare più viva che mai.









Questa piccola chiesetta è perla incastonata nella roccia grigia dalla vegetazione povera e tenace che si erge fiera nel mare blu eroico dell’Egeo. Un incanto! E' una delle più fotografate in tutta la Grecia. l'avevo vista su qualche cartolina e mi ero chiesta in che isola fosse. Una sorpresa grandissima trovarmela davanti agli occhi!





Dopo una birra Mythos fresca, lasciamo il Kastro che il sole lentamente va giù ed arriviamo a Kamares giusto in tempo per gustarci il tramonto, sempre unico. Il cielo si scolora, si stinge del suo azzurrro carico per impallidire e lasciare spazio alla luce prismatica del sole ormai basso, sullo specchio d'acqua immobile della baia mentre con i suoi raggi colora tutto nei toni del arancio e del violetto.








Ceniamo in una taverna a Kamares dall'altra parte della baia, dopo la cappella di Agia Marina. Una graziosa taverna sul mare. La nostra cena è a base di pesce: polpo, pescato fresco, insalata greca, ovvimamente vino bianco e raki a fine cena.





Passiamo la serata in negozio da Adoni insieme con la singora Ateniese di nome Maria. Un tipo davvero singolare, biondissima, abbronzata, sulla cinquantina. In vacanza da sola tempesta il figlio di telefonate. Non usa toni molto teneri con lui e anche se non comprendo il suo greco, capisco che è un continuo di rimproveri. La serata trascorre tra partite a backgammon (in greco tavli). conoscenza di altri connazionali e greci per lo più che passano dal negozio, in un' atmosfera rilassata e familiare. Una serata semplice ma dal sapore genuino. Cerchiamo di imparare anche noi il gioco, anche se ovviamente finiamo sempre per perdere poco dignitosamente.
Vendo persino le ceramiche stando alla cassa, confezionando gli oggetti, facendo il conto, incassando e dando il resto! Tra i complimenti degli italiani che mi credono "trasferita a Sifnos" ed i greci che un pò si spazientiscono quando vedono che non capisco la loro lingua. Magari abitassi qui!!!!
Quando Adoni chiude il negozio ci saluta e si reca subito a dormire. Noi con Maria invece andiamo a bere al bar a fianco con la terrazza sul mare e che fa anche da internet point. Il bar è gestito da un ragazzo greco che non ha nessuna fretta. Musica rigorosamente greca e Mithos birra greca, ovviamente. Il baretto è molto tranquillo, qualche tavolo all'aperto con persone a chiacchierare in tutta serenità. Maria è una chiaccherona e facciamo le ore piccole perlando con lei, praticamente di tutto. Conosce molto bene la lingua inglese ed è una dottoressa. Si diverte molto anche a spigarci le varie analogie tra parole greche ed italiane. Ne conosce anche parecchie di parole nella nostra lingua. Impariamo con una punta di stupore che vi sono tantissimi vocaboli simili. Data l'ora tarda ci salutiamo con la promessa di ritrovarci l'indomani. Ormai siamo stanchi e crolliamo dal sonno.
E' passato un altro giorno e la notte nera ha avvolto il porticciolo di kamares coprendolo di stelle e rinfrescandolo con la sua brezza fresca e umida che mi fa venire un pò di pelle d'oca e mi fa riscoprire la semplicità di una serata passata a parlare in compagnia sotto la luna.

SIFNOS, nella baia di Vathì










22 Agosto 2008
La luce filtra filtra dalla persiana in legno e ci sveglia presto, dolcemente. Sifnos ci richiama e ci desta per esplorarla.
Ci muoviamo così di buon'ora alla ricerca di un mezzo di locomozione e nel giro di una manciata di minuti affittiamo un motorino per partire alla scoperta dell'isola. Pite calde dal fornaio, acqua fresca e via, alla scoperta di Sifnos! Il mondo è immerso in una luce diffusa, calda e profonda.
Uscendo dal porto per l'unica strada, diretta a sud-est verso Apollonia, si passa una pianura fertile, ricca di ulivi, di orti di proprietà di molti gestori di taverne, con la strada che comincia a salire in una sorta di gola. La strada è abbastanza stretta, come tutte quelle di Sifnos, in pochi punti si può sorpassare.
Le strade isolane sono poche e tagliano appezzamenti di terra come grosse cicatrici. Scorrazzando per le poche vie isolane impressiona il numero di chiesette, cappelle e monasteri dell'isola.
Mi dicono che ve ne sono ben 365, una per ogni giorno dell’ anno e ogni chiesa commemora un santo del calendario. Una moltidune per un'isola della superficie di 74 Kmq circa.
Molte di esse sono costruite nelle posizioni più impensabili come scarpate, dirupi, strapiombi sul mare e roccia nuda. La maggior parte è devoluta alla Madonna, la Vergine (in greco Panayia) protettrice di marinai e pescatori, tutte costruite secondo l'architettura locale, con cupole circolari, blu che contrastano il bianco brillante del resto della chiesa, o interamente dipinte in bianco in netto constrasto con le rocce dorate e il blu del mare. Sono tutte di una bellezza semplice ma disarmante, di dimensioni talmente ridotte da non consentire l'ingresso a più di 5-6 persone alla volta in alcuni casi. Tutti questi gioelli dal fascino senza tempo hanno importanza storica e religiosa e sono stati edificate in tempi diversi ed in stile diverso. La maggior parte di esse sono private, fatte costruire da marinai allo scopo di assicurarsi la salvezza.
Scorgiamo dall'alto quella che dalla cartina in nostro possesso pare la più battuta delle spiagge di Sifnos, Platìs Yialòs, una spiaggia immensa a sabbia oro, con un campeggio e alcuni divertimenti notturni. Qui non ci fermiamo e preferiamo proseguire per scegliere un angolino meno battuto.
Ci sono segnate delle spiagge sulla cartina, ma non vi sono segni di strade sulla carta. Convinti in un colpo di fortuna, proviamo a percorrere una strada sterrata dalle premesse poco incoraggianti. Nonostante la nostra tenacia dobbiamo rinunciare all'impresa quando ci troviamo un'enorme cancello a sbarrarci la strada, lasciandoci senza alternative.. impieghiamo un pò di tempo a ripercorrere la strada dissestata e tornare sulla strada vera e propria, passando per piccoli campi delimitati da muretti a secco, ricchi di ulivi e capre.

Decidiamo di fermarci nella spiaggia di Vathì, dall'altro questa insenatura sembra bagnata da un mare calmo dalle sfumature di blu che ricordano i quadri naif. Una bella baia, mare azzurro punteggiato da barchette bianche. La baia è riparata bene dal vento e qui ci sono diverse barcha a vela per questo motivo.
Fino a qualche anno fa si arrivava solo in barca, ora l'asfalto permette di raggiungere Vathi con facilità.
E' una delle spiagge più famose di Sifnos, comoda e stupenda.
Bellissimo il pittoresco paesino bianco candido e perfetto, davvero un gioiellino.
La lunga spiaggia è comoda e tranquilla, acqua limpida, fondale che digrada dolcemente. Riparo dal vento.
Una striscia di sabbia lunga ma stretta 
Tamerici offrono un pò d'ombra e le taverne ottimo cibo isolano.
Anche dormire qui sarebbe un'idea fantastica, è molto tranquillo e caratteristico, vicino alla capitale Apollonia.
Fino a poco tempo fa Vathi era solo un porto di pescatori, con qualche casa e bottega di ceramica.
Ora resort e case in affitto richiamano più turisti, per fortuna si mimetizzano bene e sono costruite in stile locale con gusto e discrezione.
Meraviglioso il candido monastero medievale di Taxiarchis sul mare, dalle forme morbide con le sue due cupole bianche e tonde affiancate l'una all'altra. Un monastero fortezza con la una cinta del XII secolo, aperto occasione della sagra religiosa dedicata al Santo.
La spiaggia è ancora deserta, si scorge qualche laboratorio di cermiche ancora chiuso, alcune taverne e una fila di tamerici che delimitano la spiaggia. L'acqua è calma e limpida, qualche barca a vela puntella il mare decorando l'orizzonte.
In tutto ci sono solo un paio di persone e ne approfitto subito per fare un bagno in solitudine.
Passando la mattina tra freschi bagni ristoratori e passeggiate sulla spiaggia arriva mezzogiorno. Anche se è agosto trovo che sia molto tranquillo, mi piace l'atmosfera di questa biaia.
Ci gustiamo un'insalta greca con acqua in una delle taverne sul mare da Manolis, mentre altri greci bevono ouzo come aperitivo, io resto sobria a mezzogiorno non mi pare il caso, restrei a dormire tutto il pomeriggio.








SIFNOS, giro in barca e visita alla capitale Apollonia

21 Agosto 2008
La mattina a Sifnos è una sorpresa, la notte buia come un dirupo cha aveva avvolto l'isola con il suo mantello nero si dissolve e tutto diventata pura luce.
Ci godiamo la prima coloazione sull'isola e dal momento che è famigerata per i suoi dolci, ci dirigiamo dal fornaio sul lungomare guidati da un profumo delizioso. Ci sono dei dolcetti dall'aria invitante, biscottini e molte altre leccornie che ancora non conosciamo. Il fornaio ci spiega che le specialità sono la karidopita (torta di noci), mpougatsa (torta di crema) e i biscotti di mandorle. Tipica è la "pìta" in grecia che proviene originariamente dalle regioni agricole. Una specie di nostra piadina, ingredienti primari e semplici come olio, farina, burro, uova, con l'aggiunta di verdura, miele, frutta fresca e secca, formaggi, che può essere sia salata che dolce, cotta al forno o fritta. Ve ne sono molte varianti e vengono preparate anche per le varie feste religiose. Il fornaio ci spiega che la Vassilòpita è la "pìta" che si prepara alla vigilia del Capodanno e viene tagliata e distribuita a mezzanotte quando cambia e viene l' anno nuovo. Segno caratteristico di Vassilòpita è una moneta d' oro o d'argento o anche semplice che si pone dentro a essa e porta fortuna a chi la trova. I Greci antichi servivano come dessert pìte dolci o salate fatte con miele, formaggio e olio. Particolarmente rinomato fu il cibo chiamato mitlotòs, una "pìta" con formaggio mescolato con miele e aglio. Addirittura qui in grecia il kebeb viene messo nelle pite avvolte a foma di cono ripiene con pomodori, cipolla, zatziki per diventare il famoso pita gyros, quasi simbolo delle vacanze in questo paese.
Un dolce profumo di brioches appena sfornate investe il minuscolo negozietto. Pita ripiena con mela calda e cannella, qualche biscottino con sesamo è la nostra scelta. Consumiamo la prima di una lunga serie di colazioni in riva al mare con le specialità del fornaio di Kamares ancora fumanti.
Per questo primo giorno effettivo di mare restiamo nella spiaggia della baia, ottima soprattutto di pomeriggio, poiché si può godere del tramonto, sfruttando la lunga e ampia spiaggia, attingendo ai numerosi locali retrostanti, taverne e café, con tavolini che danno direttamente sulla sabbia.
I rilievi circostanti fanno da guardia a questa deliziosa insenatura offrendo la loro naturale protezione dal vento Meltemi. Il mare perciò non è mosso e il fondale digrada molto lentamente offrendo un'acqua non troppo fredda. Fenomeno difficilmente reperibile nelle Cicladi dove l'acqua è sempre di un gelido pungente quasi da togliere il respiro. La mattina passa tra un bagno e l'altro in questa giornata limpida di sole, tra il tempo trascorso sul bagno asciuga e sotto l'ombra dei tamerici della spiaggia. La chiesetta Agia Marina, così piccina ed elegante conferisce un tono di raffinata e allo stesso tempo candida bellezza.

Rientrando dalla spiaggia passiamo dal negozio di Andonis che ci ricorda l'appuntamento per il pomeriggio e il giro in barca. Impazienti e entusiasti della piacevole novità attendiamo pranzando con un gustoso pita giros e una birra Mythos giacciata con vista mare sui tavoli della spiaggia.
Arrivate le due ci prepariamo sulla banchina di cemento del porto, che pare d recente costruzione dato il suo buono stato. Aspettiamo di intravedere qualche vecchio caicco con a bordo il nostro amico e dopo un quarto d'ora appare un motoscafo bianco e rosso dai candidi interni in pelle color panna. Sembra nuovo e pulitissimo, a dispetto del vecchio caicco in legno stinto da noi immaginato. Ci sono anche due ragazze come ci aveva anticipato Adoni.
Alessio prende subito postazione in prima fila mentre noi donzelle ci accomodiamo dietro. Parte subito a tutta birra, tra le onde e il vento che ci spruzzano da tutte le parti. Usciamo dalla baia del porto in direzione Heronissos, a nord-ovest dell'isola, costeggiando la riva arida e sterile di montagne caramello abbellite da piccole chiesette e cappelle bianco latte dalla forme più aggraziate. Mentre ironizzo sul fatto che potremmo fare un tuffo da qui alla prima virata, scopro che le due ragazze aggrappate saldamente al motoscafo e non proprio rilassate, non sanno nemmeno nuotare. non le invidio proprio! Le belle coste rocciose mi fan sentire come Ulisse ammaliato dal canto delle sirene. Così inospitali e intatte, dalla bellezza così disarmante emergente dal mare blu.
La lontana e incontaminata insenatura di Cheronissos si apre a noi con la sua spiaggia sabbiosa, il suo villaggio di pescatori, i pochi alberi che la delimitano, un paio di taverne sul mare e un lembo di cemento per l'attracco di piccole barche. E' un luogo abbastanza isolato e di una tranquillità assoluta. Salendo fino alla sua punta settentrionale il panorama mozzafiato sull'Egeo vale tutta la fatica. Il nostro amico greco ci spiega che il nome Cheronissos significa "penisola" e fino a qualche anno fa questa località era raggiungibile solo via mare. Solo di recente sono state costruite un paio di strade per raggiungerla, in conseguenza del successo politico di un deputato originario di Sifnos. Ragion per cui, Cheronissos è ancora poco sviluppata e resta un’incantevole baia di pescatori, sovrastata da un alto rilievo spoglio dominato dalla pittoresca chiesetta di Agios Georgios.
Tentata di fare un tuffo direttamente dalla barca, esito osservando il fondale marino limpidissimo e pieno di ricci di mare come non ho mai visto in nessun altro posto. Dal momento che il piccolo molo per attraccare è occupato ci si mette in fila alle altre barche dato che le due ragazze non sanno nuotare. Come tutti scendo passando su altre tre o quatto barche a vela.
Appena messi i piedi sulla terra ferma, Adoni ci invita a seguirlo nella piccola cappella appena sopra la spiaggia. Per gli ortodossi le icone hanno un’importanza essenziale nella rappresentazione di Dio e vengono venerate. Nella piccola cappella coprono ogni angolo e Andonis le bacia tutte una ad una. Sembra molto devoto, accende una candela e la pone insieme alle altre candele bianche accese sull'altare in un recipiente di sabbia. Dice che il santo lo protegge nei suoi viaggi in mare e ogni giorno arrivando accende una candela porgendo i suoi saluti affinchè vegli su di lui. Un aspetto che colpisce della vita a Sifnos è l'intensa religiosità della sua gente, che si affida molto ai santi locali.
Pranziamo insieme nella taverna a sinistra sulla spiaggia, dal portico godiamo della frescura dell'ombra e davanti a noi abbiamo il bel panorama del mare blu, invitante come una cartolina. Mi sembra un paradiso. Andonis scherza con tutti, si vede che è si casa, ordina tutto lui, ci raggiunge al tavolo e apparecchia la tavola con una tovaglietta di carta, posate e pane. Gustiamo un'ottima mussaka, con insalata greca e acqua. A noi cinque si aggiunge un giovane ateniese di una trentina d'anni in vacanza qui a Sifnos di nome Spiro. E' qui in barca a vela e si ferma con noi a parlare soprattutto con Anonis. Le ragazze non sono molto espansive, ma dalle loro risposte apprendono che vengono qui da diversi anni per il lavoro estivo. Non sembrano molto affezionate all'isola, dicono che non c'è nulla e vorrebbero vedere altri posti. Io le invio un po', avendo la possibilità di passare qui diversi mesi, seppure a lavorare.
Quando ripartiamo dall'insenatura di Heronissos, Andonis annuncia la nostra partenza irrompendo con una musica militare della macedonia a tutto volume, tanto che ogni essere umano nella baia ci fissa incredulo. Fiero, ultimati i preparativi, parte come un razzo. Il vento sembra spazzarci via dal motoscavo e il sole per fortuna è meno forte che all'andata, mi sento già un peperone.
Facciamo rientro da questo pomeriggio in barca che sono già le quattro e mezza del pomeriggio. Andonis apre senza fretta il negozio. Dopo un'oretta di spiaggia a kamares decidiamo di prendere il bus per raggiungere la capitale Apollonia. Il nostro tragitto è interrotto per svariati minuti da un gregge interminabile di pecore che attraversa la stada ripida, tagliando su dritto per la montagna. Passa anche il pastore che saluta cordialmente l'autista del pullman.


Finito il passaggio del gregge, in pochi minuti siamo ad Apollonia.
Partiamo alla scoperta del paese capoluogo dell’isola dal 1836, che ha preso il suo nome dal dio Apollo che veniva adorato sull'isola.
Il paese si distende lungo tre colline formando un'agglomerato unico sul suolo ondulante circostante unendo a se diverse frazione di Artemònas a nord, Kato Petali, Exambella. Artemonas è così vicina che se non fosse per un cartello che ne cita il nome non capirei neppure di aver cambiato paese.
Apollonia mi da l'impressione di un paesino profondamente tradizionalista ma che accolto tra le sue viuzze boutique esclusive accanto a minuscoli negozi di artigianato, ristoranti tipici e moderni locali, senza perdere troppo la propria identità caratterizzata dal candore delle sue abitazioni e delle sue viette labirintiche. E' piacevole passeggiare per i suoi vicoli al crepuscolo mentre il sole piano piano si abbassa nel cielo e allunga i propri raggi offrendo un po' d'ombra dopo le estenuanti ore passate sotto il sole cocente.
Conserva tutti gli elementi tipici delle Chore con le sue colline terrazzate, gli alberi di oleandro, i ginepri, le chiese bianchissime. Stradine lastricate in pietra si diramano in tutte le direzioni, caratteristiche case cubiche di un bianco sgargiante con i cortili coperti da piante di glicine.
Enormi vasi di terracotta sbucano qua è là ed i comignoli tipici dell'isola fanno capolino dai tetti e dei muretti di confine in ogni angolo. Sono il simbolo di Sifnos, vengono chiamati Flaros, piccoli manufatti in terracotta che tradizionalmente vengono messi sui comignoli delle case.
Mi piacciono così tanto che decido.. sarà questo il mio acquisto in ricordo dell'isola!

Rientriamo a kamares e dopo una doccia, ceniamo in una delle taverne sul lungomare.



Andonis di SIFNOS incontri a kamares







Una piacevole e leggera brezza marina rinfresca l'aria della sera insediandosi nei vicoletti bianchi del paese. Un lungomare di taverne a gestione familiare, negozietti artigianali di ceramica, un minimarket, un fornaio, un bar direttamente sulla sabbia e una chiesetta.
Già si accendono le prime luci. Bianchi muri intonacati a calce illuminati da lanterne di una luce calda, quasi color oro. Passeggiando per il paese che prende vita vengo subito attratta da un piccolo negozio di ceramiche lungo il corso.




 20 agosto 2009


Uno di quei laboratori semplici, pieni di polvere, con quei pavimenti che non usano più, fatti a piastrelline di schegge di pietre colorate simili alla Bologna, quel salume tanto curioso che mi piaceva da bambina. Ripiani in legno ricolmi di ceramiche lucide, dai colori semplici, nei toni del blu cobalto, del giallo senape e del verde smeraldo. Terracotta rossa plasmata per lo più tazze e tazzine da caffè, deliziose zuccheriere, piccoli vasetti a righe bianche e blu dal sapore senza tempo, portauova, piattini e posacenere di varie fattezze. Girovagavo incuriosita tra gli scaffali pieni di oggetti che studiavo con molta cura e con una punta di stupore per la bellezza e l'armonia delle loro forme morbide e incredibilmente lucide, coperti dallo smalto cristallino che li faceva luccicare incredibilmente sotto le lampadine del negozio. Il nostro incontro con Andoni avviene proprio qui, attacando bottone mentre mi aggiro curiosa in perlustrazione del suo mondo. In inglese, dato che conosco solo qualche parola in lingua greca e lui non parla italiano. Dall'espressione del suo volto deve aver notato il mio vivido interesse per la sua arte ceramista. Portava una paio di pantaloncini verdi di cotone sbiaditi e sporchi di terracotta e una maglietta altrettanto scolorita e piena di polvere. La pelle del viso olivasta e abbronzata, capelli forti e neri. Un fisico proporzionato, né robusto né slanciato. Ebbi la sensazione di comprendere il meraviglioso carattere greco, un pieno di entusiasmo, generosità, curiosità e passione. Tutte quelle qualità che nelle città molto sviluppate restano solo un ricordo sbiadito dal tempo. Qualità che abbiamo perso da quando veneriamo gli dei del denato e della bellezza. Da quando abbiamo mille bisogni e non ci sentiamo mai soddisfatti. Sembrerà folle o assurdo, ma la sensazione di eternità e luce che si respira in terra ellenica mi ha fatto ricordare di quante poche cose ha bisogno l'uomo. Che la nostra società frenetica ci ha tolto il gusto delle piccole cose. L'essenziale che come diceva il piccolo Principe, è invisibile agli occhi. Perchè gli occhi sono cieci, si vede con il cuore.
Andoni stava svuotando con premura il forno delle ceramiche già cotte e così tra una chiacchera e l'altra siamo finiti per aiutarlo nel suo lavoro. Come se fosse la cosa più naturale del mondo e lo conoscessimo da sempre. Forse perchè ho desiderato che il mio soggiorno non fosse la classica vacanza tutistica ma un piccolo viaggio, nel senso più pieno e ricco della parola. Dapprima prendendo con cautela uno ad uno gli oggettini tiepidi, poi organizzati in una vera squadra. Mentre il nostro nuovo amico ci forniva di ceste spiegando come suddividere gli articoli, io e Alessio agili ci riempivamo le mani per svuotarle poi con maestria ai loro posti. In principio mi sembrava un po' scettivo e vagamente impesierito sull'esito del nostro operato, temendo forse di perdere il lungo lavoro in un nostro attimo di distrazione. Poi vedendo che i nostri spostamenti andavano a buon fine, assunse un'atteggiamento più rilassato ma sempre serio. Il forno era alto un paio di metri e profondo forse anche tre. Il più grande forno per ceramiche che abbia mai visto, non che abbia avuto molte occasioni.
Gli oggetti sembrano infiniti, i ripiani su cui giacevano gli oggetti erano molti e sfruttavano ogni angolo del grande forno. I primi oggetti erano tipidini, quasi già freddi. Gli oggetti sul fondo invece non si erano ancora ben raffreddati e quasi bruciacchiavano i miei polpastrelli sensibili. Nel giro di una ventina di minuti avevamo terminato il lavoro. Completamente sudati, ma fieri del nostro lavoro. Mentre Andoni ci ringrazia calorosamente, chiude il negozio dicendo che ci saremmo trovati dopo una mezzoretta per mangiare e bere insieme come ringraziamento per la nostra disponibilità., dicendo che saremmo andati tutti a farci una doccia e ci saremmo ritrovati più tardi. Così facemmo anche noi, lavandoci via la fatica con una doccia rigenerante e cambiandoci d'abito.
Uscimmo dall'hotel Stavros che il velluto blu della sera era già calato morbidamente come la tenda di un sipario sul piccolo paesino marittimo. Passeggiando per la via del lungomare con le taverne animate e ricche di illuminazioni, negozietti e bar già in attività, notammo che anche il negozio di ceramiche aveva già aperto e raggiungemmo come promesso il nostro amico. Nel frattempo si era cambiato con abiti puliti, tirato giù un banchetto di legno da un muretto del negozio stava comodamente seduto a guardare la Tv. Ci riconobbe subito e i suoi occhi ci salutarono con gioia. Ci invitò a ordinare cibo e bevende per una sera in compagnia chiarendo che avrebbe offerto lui per l'aiuto ricevuto. Ordinammo solo un paio di birre per non essere sfacciati e perchè l'intera cena ci sembrava un'esagerazione per un aiuto così esiguo. Lui ordinò una birra e un piatto di insalata di riso dal ristorante a fianco, i cui tavoli si trovavano un po' in strada e in parte davanti alle vetrine del laboratorio.
Ci spiegò che l'isola di Sifnos ha una lunga tradizione nella lavorazione a mano della ceramica. Ci conquistò subito con i suoi racconti sugli inverni isolani, le feste di paese dove ci si incontra tutti, dove si balla e si mangia fin che si ha energia in corpo, sulla loro fede e la devozione per i santi dell'isola. Catturava l'attenzione di tutti quelli che varcavano la soglia del negozio. In inglese con gli stranieri e in greco con i suoi connazionali. Chissà cosa ci siamo persi nella sua lingua. Sarei stata veramente curiosa di capire quel che diceva, dal momento che faceva sbellicare tutti dalle risate. faceva cadere un vecchio celluare nella bacinella d'acqua sporca e ripescandolo mimava delle conversazioni chissà con chi. ma era incredibilemtne serio appena iniziava il suo lavoro.


Si era fatto tardi e lo notammo più dal nostro stomaco brontolante che dai nostri orologi.
Salutammo Andoni con un "Yassou ta leme avriò", che in greco significa "ciao ci vediamo domani" e che lo stupì. Adoro sfoggiare le poche parole greche che conosco. Ottengo sempre un rispetto smisurato.
Lo ringraziammo per le birre e lui ci diede appuntamento alle due del pomeriggio successivo dicendo che ci avrebbe portato a fare un giro in barca con lui e altre ragazze.
Entusiasti e incuriositi ci dirigemmo in cerca di un ristorante per cenare, dal momento che erano passate le undici e svenivamo dalla fame. Restammo nel ristorante a fianco del negozio su un tavolino che dava sulla strada animata dalla passeggiata serale. Gustai la moussaka più buona mai assaggiata in Grecia, cotta in un tegame di terracotta rosso lucido. Completammo la cena con l'immancabile insalata greca e polipo, tutto anaffiato da vino bianco. Direi buon vino bianco greco!
Quando finimmo di cenare e chiedemmo il conto al cameriere, con nostra grande sorpresa ci informò che Andoni delle ceramiche aveva saldato il conto per noi, rivelandogli che lo avevamo aiutato, lavorando sodo nel suo negozio. Avrei voluto vedere le nostre facce esageratamente sorprese per il gesto di cortesia superfluo nei nostri confronti. Ma il cameriere con fare ironico e leggero ci disse di non preoccuparci troppo, dal momento che il signore delle ceramiche è notoriamente benestante.
Finimmo la nostra serata facendo quattro passi in prossimità del porto, dove sono ormeggiate diverse barche a vela. Una notte fonda e buia come un abisso, rischiarata solo dalla luce di qualche lampione e hotel. La Luna si specchia e si riflette nelle onde come lampi d'argento. Le barche attraccate vacillano cullate dal moto ondoso del mare, tutt'intorno nel silenzio più totale solo il rumore della risacca e delle russate che provengono dalle piccole imbarcazioni, mentre la falce della luna metallo risplende nella notte buia della piccola baia di Kamares.

Approdo a SIFNOS , Grecia



Arriando sull'isola greca di Sifnos.....

La voce che si leva dell'altoparlante della nave squarcia il sordo rumore del mare di sottofondo.
Annuncia in greco e successivamente in lingua inglese che siamo prossimi alla meta.
Man mano che ci si avvicina a Sifnos si scorgono i suoi rilievi apparentemente inospitali e quasi deserti, ma che ammaliano venendo incontro come un caloroso abbraccio. E' il biglietto da visita di quest'isola brulla, che alla prima impressione insinua il dubbio di un luogo pressoché disabitato e poco accogliente. Una vegetazione quasi inesistente ricopre solo piccole parti delle pareti ripide che scorgiamo dal traghetto.




Il traghetto attracca nel porticciolo con una manovra sicura, mentre il famigerato vento Meltemi che spira nell'egeo accarezza i nostri volti stanchi dalle ore di sole passate sul ponte. Tempo quaranta secondi e mi accorgo che questo piccolo angolo di mondo ha mutato la mia visione aprendomi gli occhi con la sua luce interiore. E' una sensazione che provo subito.
Approdiamo così sull'isola, in uno di quei tipici caldi pomeriggi mediterranei. Un’isola inondata dal sole, un grigiore assoluto interrotto qua e là dal blu intenso del mare e da qualche penellata di un puro color bianco. Questa è l'immagine che resta nell'occhio della memoria scorgendo quest'isola greca delle Cicladi Occidentali. la cartolina che rimane impressa dentro me, come la copertina di un album di fotografie. E' la luce soprattutto che stega ed impressiona. Il porto di Kamares è la prima immagine, essendo l'unica via d'accesso in una realtà sprovvista di aeroporto. Non è certamente quello che potrebbe essere definito il tipico porto, luogo prevalentemente per arrivare e partire, ma non da rimanerci. Il numero dei traghetti che approdano giornalmente anche in agosto non è così elevato rispetto a molte alte isole. La sua collocazione è discreta, occupa solo la parte iniziale della lunga baia, terminando con la squisita chiesetta di Agia Marina, per questo più che un porto lo si può definire un piccolo paesino isolano.
Seguendo la famiglia di tedeschi, conosciuti sul traghetto, che come noi era in cerca di una sistemazione, siamo stati fortunatissimi nel trovare nel giro di una manciata di secondi una stanza diponibile sulla via del lungomare. Una tripla con bagno, l'unica rimasta disponibile. Peccato che a loro sia toccata una sorte più difficile e abbiano dovuto girare senza sosta tutto il giorno per trovare un alloggio dalla parte opposta dell'isola, lontana da tutto. A dire il vero siamo rimasti a Kamares dal momento che non avevamo la voglia e le energie per trascorrere l'intera giornata alla ricerca di una sistemazione. Un pò scoraggiati anche dai racconti raccolti sulle altre isole circa la difficoltà di trovare stanze libere in agosto, senza alcuna prenotazione.
Solitamente adoro alloggiare nella chora dell'isola, il capoluogo. La mia scelta ricade sempre lì durante i mie viaggi sulle isole greche. La Chora è un'autentica sinfonia di abitazioni bianche cubiche, con le imposte azzurro o blu e una cascata di bouganville a far da contorno, campanili che rendono caratterisco ogni scorcio, croci delle cappelle che si innalzano da cupole immacolate tracciando i simboli dell’Ellade nel cielo turchese. Un labirinto di vicoletti e stradine formati da case dalla tipica architettura cicladica. E' sorprendente vederla a ogni ora del giono, al tramonto, tardi la sera, di pomeriggio, alla mattina quando è frequentata solo da donne e uomini che ramazzano nei vicoli con i negozi ancora chiusi.
Quello che mi affascina sempre senza stancarmi mai è perdermi tra i suoi mille vicoletti e stradine che si aprono ogni volta in scorci diversi. Scoprire ogni volta nuovi dettagli, di scale, maniglie, finestre, campanili, campane, porte, mura, che il giorno prima non avevo notato ed il contrasto di colore rende così interessanti questi piccoli borghi. Un gioiellino di città che neppure i mille negozi, banchetti di mercanzia esposta e locali di ogni tipo riescono a stravolgere o interromperne la magia, anzi vedere come le taverne si ingegnano a infilare i tavoli e le sedie in ogni posto possibile per aumentare il numero di coperti è senz'altro divertente. Non si riesci ad assorbire fino in fondo la magia dell'atmosfera cicladica se non gusti le sue chora in tutte le ore del giorno.
Inaspettatamente Kamares si è rivelato un ottimo posto per stabilire la nostra base sull'isola, comodo per raggiungere ogni meta dell'isola e allo stesso tempo un angolo tranquillo e raccolto. Forse è stata la conoscenza dei nostri "amici" greci a rendere ancor più piacevole il nostro soggiorno.
Al nostro arrivo appena dopo esserci docciati, aver tolto un paio di cose dalla valigia, lasciato i documenti alla reception e aver scaraventato i nostri bagagli nella camera appena trovata, ci siamo riversati per le poche vie di Kamares. E' già tardo pomeriggio ed il sole di arancia rosso sangue già scompare inghiottito dal mare della baia, che immobile come un cristallo riflette i suoi raggi prismatici.

arrivo a SIFNOS: Un viaggio nella luce





Inizio di un viaggio a Sifnos

20 Agosto 2008
E' un viaggio nella luce, che apre gli occhi ed il cuore, quello che ha inzio in una splendida giornata di sole di un tardo mattino mediterraneo d'agosto.
Un cielo azzurro sorprendentemente limpido faceva da cornice a questo viaggio e lo avvolgeva in una atmosfera quasi onirica.
Ci trovavamo sull'isola greca Milos, quando decidiamo di cambiar isola e partire alla scoperta di un'altra realtà.
Di Sifnos non sappiamo proprio nulla, solo che è la prima isola sulla quale si ferma il primo traghetto di oggi. Decidiamo che sarà la nostra prossima meta.
Fatto biglietto e bagagli ci dirigiamo al porto di Adamas. Sorseggiando un neascafè frappè, al riparo dal sole volgiamo gli ultimi sguardi a Milos e aspettiamo pazienti l'arrivo del traghetto.
Tra le chiacchiere al porto con chi come noi si trova a girare tra queste isole, arriva l'ora di partire ed il traghetto scivola lentamente fuori dalla baia per colpire il puro blu dell'Egeo del mare aperto. Partiamo dal porto Adamas di Milos verso le undici del mattino.
Ci sistemiano sulle panchine di ferro bianche sul ponte della vecchia nave vacillante che mangia lentamente le onde. Alessio approfitta del tragitto per un sonno ristoratore. Io dopo aver sostato un po' sulle panche al sole, mi alzo per gironzolare sulla nave, fare qualche foto, scrutare l'orizzonte e pensare ai giorni già passati di questa vacanza greca.
Emergenti da un orizzonte di puro blu, luccicante sotto i raggi del sole, spiccano le creste delle onde spazzate con vigore dal vento e in lontananza una foscia bluastra confonde i confini del mondo. Isole in lontananza, lembi di terra sterile nella densa foschia d'agosto.
I viaggi sui traghetti lenti mi piacciono sempre un sacco.
Danno tempo per assaporare il viaggio. Danno modo di godere della visione di quel mar mediterraneo blu e tormentato dal vento con le sue isole che emergendo dal lontano orizzonte sembrando miraggi avvolti nella foschia estiva.
Perchè sempre durante i miei soggiorni in terra ellenica nel mese d'agosto l'orizzonte è stato offuscato dall'umidità densa che si leva dal mare.
I viaggi in nave mi lasciano tempo per pensare e gustare l'attesa dell'arrivo, così: sul ponte, con i capelli scossi dal vento, la pelle battuta dal sole, un nescafè frappe e magari un buon libro come compagno.
Anche il tragitto per raggiungere la meta è per me parte integrante dell'avventura.
Riesco ad assapoarare quelle intense emozioni che solo un viaggio in mare mi può regalare e sono sempre curiosa di intravedere già la destinazione dall’affascinante prospettiva del mare. E Sifnos ci accoglie con le sue alture sterili che sicure si immergono nel mare blu, oggi di un blu più intenso che mai.