mercoledì 24 febbraio 2010

Grecia: diario Isola di LIPSI 2009


07/08/2009
Un cielo azzurro orfano di nuvole ci accoglie all’aeroporto della capitale Greca Atene. Partenza venerdì 7 agosto 2009 da Milano Malpensa alle 6.50 di mattina con easyjet ed arrivo all’aeroporto di Atene verso le ore 10.00, ora locale.
Già ai primi cartelli greci e dal vociferare all’aeroporto capisco di essere a casa. Il profumo dell’aria arsa dal sole in questo giorno d’agosto mi riempie le narici e mi accoglie come con il calore di un abbraccio.
Aspettiamo l’imbarco alle ore 15.00 per il volo dell’ Aegean Airline per Samos che sembra non arrivare mai.
L’areo dell’Aegean Airline in un’ora di volo ci porta a Samos. Raggiungiamo in taxi il Samaina Hotel di Pytagorio dove abbiamo riservato una doppia a 60,00 euro a notte. E’ la prima volta che ci troviamo in un arcipelago diverso dalla Cicladi, dal finestrino del taxi in silenzio i nostri occhi osservano con curiosità tutto ciò che ci circonda. Un’atmosfera un pò diversa da quella a cui siamo abituati, le case bianco latte lasciano posto alle facciate color pastello del paesino Pitagorio, proprio dove nacque Pitagora. Tetti rossi al posto dei cubi bianchi e una vegatazione più ricca e di un verde oliva intenso. L’Hotel è molto carino, color giallo, con la facciata neoclassica a triangolo con tetto di tegole rosse. La stanza doppia in legno ha un balcone che si affaccia sul mare con tavolino e sedie, da cui si vede il mare ed il porticciolo.
Subito dopo una rinfrescata e un cambio d’abiti usciamo per fare quattro passi e vedere com’è il paesino di Pitagora. Passeggiamo per per le viette trette in sali scendi tra gatti e scalini e tra i molti bar che affollano l’uno accanto all’altro il piccolo Limani. La Turchia è ad un paio di Km da noi e il suo litorale si scorge nitido all’orizzonte. Ci sono divese navi militari greche ancorate all’estremità esterna del porto. Passeggiamo per le poche vie del tranquillo paese color pastello nei toni del giallo, rosa, azzurro e verdino. Il paesino è carino per una passeggiata ma non mi rapisce il cuore. E’ molto turistico, in molti particolari poco greco, forse perchè frequentato da molti stranieri del nord europa Pytagorio è un piccolo centro sul mare, da qui partono i traghetti e gli aliscafi per Lipsi, la nostra destinazione. Sono eccitatissima all’idea di andare a Lipsi, l’ho tanto sognata e sono impaziente.
Ci sediamo in uno dei tanti bar/ taverna del porto direttamente sul mare, sembra molto turistico ma non ci sono molte alternative, a colpo d’occhio non trovo un posto che paia più geniuno e familiare. Il souvlaki che ci servono come prezzi e qualità è nella media, mangiamo affamatissimi il nostro piatto pieno e accompagnamo il tutto da birra greca.
La sera cala come un mantello scuro sul piccolo porto e le luci lo addobbano a festa. La costa turca a fianco è un promontorio di luci. E' così vicina che si potrebbe scambiarla per un pezzo di isola. Andiamo a letto dopo aver passeggiato un pò in riva al mare tra le onde scure che riflettono le luci del paesino.

08/08/2009
L’indomani lasciamo l’hotel ed il proprietario ci da un passaggio fino al porto. Alle 8.00 l’aliscafo aegean flying dolphin parte puntuale e ci porta a Lipsi per le 9.30. Il mare è calma piatta ed il nostro insetto giallo e blu così piccolo vola sulle onde come su un’autostrada. L’aliscafo è quel che ci si può immaginare di greco: sedili di un vecchio aereo dell’Alitalia, nostra compagnia di bandiera, con tanto di scritte in italiano, moquette come pavimento dai colori assai vissuti e più disparati, una puzza di cherosene da rendere irrespirabile l’aria e un cameriere/tuttofare di cabina che sembra a bordo per caso. Con i pochi mezzi in dotazione fa caffè e nescafè frappè, sembra quasi incredibile, visto che che gli scompartimenti del bar son quasi vuoti. La corsa ci costa 20,00 euro a testa, il prezzo è alto perchè è il mezzo più veloce. La prima fermata è Patmos, della quale scorgiamo i bordi irregolari, ricchi di insenature e bracci che si tuffano in mare. Sull’estremità della collina color caramello si arrampica il paese tutto bianco, dominato da un monastero grigio e alto come un castello, che giace esattamente sulla vetta. E’ il monastero dove s. Giovanni si dice abbia scritto l’apocalisse.
Mi aspetto una ressa di turisti esagerata come solitamente si vede nelle cicladi, ma scopro con gran stupore che ci sarà una ventina di persone al massimo ad aspettare sulla banchina. Già questo mi rallegra e mi sembra un buon segno. Anche se guardo intorno insospettita, per paura che una folla esagerata spunti da qualche angolo. Invece no. Segno che anche se è quasi la settimana di ferragosto, è rimasto qualche posto ancora tranquillo nel mondo.
Lasciamo il porto di Patmos dalle belle acque azzurre, per giungere con la prossima fermata, a destinazione. Lispi è una di quelle isole che già quando arrivi al piccolo porto, già al primo sguardo capisci di essere su un paradiso. Sedici chilometri quadrati di isola, di una bellezza semplice e disarmante. Ci accoglie ancora semiserta e silenziosa, rivelandosi a noi in tutto il suo splendore di colline aride e mare celeste.
Il nostro hotel Calypso, dal nome della dea che qui tenne prigioniero Ulisse, si trova al porto, a due passi dall’arrivo dei traghetti. Con la solita cortesia greca ci viene subito data una stanza con un delizioso balconcino ad arco che guarda sul piccolo paese e sul mare. E subito mi viene il dubbio che Ulisse non se ne volesse tornare a casa per la bellezza di questo posto, non certo per la dea.
L’isola ci sembra di un silenzio e di una tranquillità rasserenanti, niente orde di italiani chiassosi e caciaroni che solitamente si fan sentire in ogni angolo. Clientela disceta che chiacchera nei tavoli del caffè del nostro hotel dove subito ci gustiamo un frappè, sotto la veranda fresca mentre il mare davanti ai nostri occhi, sotto il sole accecante luccica come coperto di diamantini. Al caffè tra i tavoli ombreggiati, per lo più italiani e greci affezionati all’isola, che tornano ogni anno come notiamo subito dai discorsi intorno a noi. La maggior parte degli italiani ordina anche in lingua greca, come noi del resto. Noto che anche qui ci sono diversi veri amanti della Grecia e quasi tutti si conoscono.
Nel porticciolo ci sono diversi pescherecci in legno colorati ed i soliti personaggi che si incontrano sulle isole greche, il prete, il bevitore dell’isola, il ragazzo ribelle. Il ritmo lento di chi gira il komboli e beve un caffè greco nell’arco di un pomeriggio, di chi gioca interminabili partite a tavli e di chi fuma guardando l’azzurro orizzonte magnetico di questo mare. Si perchè i greci fumano più dei turchi, ma guai a dirlo. Come guai dire che l'occhio portsfortuna è turco. Che anche i dolci Baklava son di origine turca. :)
Il paesino, che più che un centro sviluppato si presenta come una manciata di case sparse sulla collina, senza negozi, con qualche taverna famigliare e un fornaio. Si sviluppa sulla piccola altura che domina il porto e termina con una chiesa grande che sembra vegliare su tutti noi. All’esterno vi è un ripetitore che fa sentir le sante messe in tutta l’isola. Il prete canta la messa nella chiesa con il lampadario enorme, le icone e le candele nella sabbia, mentre tutto il paesino vive al ritmo del suo canto. Ed il solo ascoltarlo porta ad un’altra dimensione, al solo ascoltarlo si ritrova la pace.
Il fornaio con le sue brioches calde al cioccolato appena sfornate ci delizia la mattinata. Lipsi è lo sguardo della ragazzina timida che in inglese ci spiega le leccornie e la cortesia della mamma che inforna. Piccoli gesti di gente di paese, che mi riportano subito alla grecia che amo. Non solo la Grecia dei grigi mulini a vento, delle isole ossute, ma anche la grecia dei paesini che al secondo giorno già tutti ti conoscono e ti trattano come un amico di cui aver cura, senza quel pregiudizio e quella diffidenza tipica delle metropoli.
Andiamo in cerca di un motorino, ma un improvvisato ”rent scooter” che cade quasi a pezzi ci dice di non aver più nulla. Niente auto e niente motorini, ci dice che l’isola è piena e al completo, anche se quardando in giro sembra deserta. Il buffo è che per tutta settimana siam tornati a cercare uno scooter ma non abbiam trovato nulla e in giro per l’isola non ho quasi mai visto motorini. Mi sa che ne aveva solo una decina in affitto!
Appofittiamo del piccolo bus 10 posti che fa il giro di tre spiagge dell’isola. La corsa costa un euro e si ferma nelle spiagge di Katzadià, Kochlakura e Plati Yalos. Notiamo subito che sull’isola ci sono solo un paio di strade asfaltate, qualche cappella bianco calce, campi coltivati e baie turchesi. Un vero paradiso! Per le assolate vie del paesino non c’è nessno e il bus passa a stento tra le case strette. Scendiamo alla prima fermata: katzadià.
Una bella baia con un mare da favola si trova davanti a nostri occhi. La spiaggia è corta e delimitata da tamerici che offrono la loro ombra alle poche persone che la popolano. Ci fermiamo alla deliziosa taverna quando arriva mezzogiorno. Insieme a birre Mithos ghiacciate ci gustiamo delle ottime polpette di ceci e formaggio, insalata greca e agnello al forno. Il tetto è di paglia, coperto all’interno da reti da pesca e le lampadine esterne si trovano appese in ceste di vimini. Un luogo casalino ma carinissimo. Deciamo di andare a zonzo ed esplorare qualche altra baia verso sinistra. Il litorale è un susseguirsi di baie minuscole una più bella dell’altra. Molto diffenti tra loro anche, con un mare sempre da sogno. Ci fermiamo per un primo bagno in un’insenatura deserta dai piccoli ciottoli grigio chiaro e acqua azzurrissima. L’acqua limpida è gelida nonostante il sol leone. Già sento di amare quest’isola con tutte le mie forze! Dopo esserci asciugati proseguiamo la passeggiata per un bel pezzo. Ci fermiamo spesso perchè il panorama è magnifico ed è stupefacente il numero di spiaggette che si incontra. Mai visto una costa così ricca di spiagge e così differenti tra loro. Ci tuffiamo in un tratto di costa roccioso più avanti prima di una spiaggia più ampia che si trova alla fine di un’insenatura. Anche qui il colore dell’acqua è spettacolare, così come la sua limpidezza e la sua temperatura gelida. C'è un infinità di ricci di mare sugli scogli, il fondale è abbastanza profondo ma l’acqua così trasparente lo fa sembrare meno imponente.
Dopo l’inverno è bello sentire il tepore del sole, il sale sulla pelle asciutta e rossastra. L’acqua è molto salata e quando si asciuga sulla pelle lascia una coltre bianca e lucciante di sale. Riprendiamo il cammino per raggiungere la spiaggia ampia. Una spiaggia carina, ma coperta quasi interamente da un letto di alghe secche. Qui c’è una donna che legge sola sulla spiaggia. Dei cancelli delimitano le aree circostanti e isolano la spiaggia. Non avendo mai trovato cancelli, siamo titubanti e crediamo sia vietato perchè proprietà privata. La signora greca ci spiega che si può tranquillamente attraversare gli appezzamenti di terreno senza nessun rischio o problema. I recinti servono solo per non far scappare la capre nelle proprietà altrui. E’ importante solo richiudere bene i cancelletti in legno per evitare che scappino gli animali. Rincuorati apriamo I cancelletti e proseguiamo per questa stradina sterrata che attraversa campi di vite. Ci incamminiamo perso il paese prima che cali il sole, vorremmo gustarci il primo tramonto isolano. Attraversiamo campi di vite dove non c’è nessuno solo una radio accesa, chissà se le canzoni greche non servano alle piante per crescere meglio. Dopo qualche pianta di fichi maturi e dolcissimi, che ci permettiamo di assaggiare, arriviamo ad una chiesa e da lì alla strada asfaltata. La chiesa è il classico esempio di cappella ortodossa bianco calce e dai bordi azzuri. Al suo interno enormi candelabbri, icone dappertutto, fiori e candele accese nella sabbia.
Per la via asfaltata siamo i soli a camminare ed arrivare in paese. Il sole tramonta poco prima che raggiungiamo il porto. I suoi raggi dai colori dorati si abbassano, allungando le ombre facendo luccicare il mare lontano. Molte capre, molte case da ristrutturare con numeri di telefono scritti con vernice blu: "polite", “for sale”.
Arrivati ci sediamo in un baretto a fianco del nostro hotel con vista sul porto e sui piccoli pescherecci di legno bianchi, gialli e azzurri. Alla luce del crepuscolo morente l’acqua assume un colore particolare, come di argento vivo, che trovo molto affascinante. Cerco di immortalare con la mia macchina fotografica questi momenti, queste sensazioni e questi colori, anche se nessun risultato è identico a ciò che vede l’occhio umano. Ci fermiamo per gustarci una birretta come aperitivo, che qui servono con sgombri isolani, ottimi a dir poco, patate lesse e salsa tzazichi. In questo momento mi sembra tutto ciò che un uomo possa desiderare, qui nel tepore del sole post tramonto, rinfrescato da una leggera brezza marina. Lipsi è anche questo per noi, stare qui a gustare un aperitivo semplice ma dai sapori unici, i marinai che lasciano i loro pescherecci, ci salutano con spontanea cordialità e siedono a bere una birra. La pelle arsa dal sole, secca dal sale, gli occhi da lupi di mare che riposano dopo una giornata di pesca.
Uscendo per cena per la prima volta vedo il paesino sotto il buio della sera. Il contrasto tra il nero abisso della notte e le luci che illuminano il porto è netto. Essendo l’unico centro dell’isola, tutt’intorno a noi è avvolto dall’oscurità più profonda. Molte stelle nel cielo abbelliscono questa sera greca e la grande chiesa del paese sul promontorio abbaglia con la sua luce bianchissima. I fari si rilettono sulla facciata bianca calce che emana un candore quasi violento.
Intorno le luci dei bar e dei ristoranti che si stanno popolando ora di persone. Nulla di caoitico, non ci sono molte persone per le strade, solo gruppetti o famiglie che passano ogni tanto. Sembra davvero di essere fuori dal mondo.
Ceniamo in un ristorante in riva al mare, una pescheria che fa scegliere personalmente il pesce per cucinarlo poi come si desidera. Prendiamo uno spiedone gigante di coda di rospo, del pesce spada, vino bianco, polpette di pomodoro come contorno e caffè. Un’ottima cena, peccato per il vento in riva al mare che tira stasera e mi fa temere che con una folata un pò più forte potrei trovarmi a Patmos! Ma è terribilmente romanico stare lì tra le onde che sbattono, i capelli scossi dal vento e la tovaglia che si agita sotto i nostri piatti.
Ci fermiamo dal solito baretto dell’aperitivo per un vin santo di produzione locale. E’ un vino dolce e liquoroso. Amo anche ordinarlo in greco: ena potiraki mavro krasi, parakalò. Il suo sapore forte e ricco mi ricorda il forte sole della grecia e la terra arsa dal sole, mi ricorda il vigore del suo vento e il magnetico azzurro dei suoi mari.
Prima di coricarci facciamo un giro per le vie alte del paese, l’effetto è quasi irreale tra il buio, il silenzio dei suoi vicoli e le luci fredde della notte. Non c’è anima viva qui e sembra di essere i padroni del mondo mentre ci sediamo ai bordi della chiesa illuminata dai faretti che puntano dritto alla sua facciata candida. Guardiamo il mare nero scosso dal vento del porto. Da una sensazione quasi di infinito e di pace.

09/08/2009
Alzandoci di buon’ora la mattina, dopo una colazione al fornaio in alto al paese con brioches calde piene di cioccolato, decidiamo di passare la giornata in barca, facendo il giro delle cinque isole. Il prezzo a persona è di 15,00 euro, davvero irrisorio rispetto ai listini delle altre isole greche, rispetto all’italia e in considerazione delle tappe proposte. Siamo una decina di persone, tutte italiane, tranne una ragazza di nome Olga, greca, con la quale faccio subito amicizia e sfoggio i vocaboli in greco che studiato durante l’inverno. Anche Olga ride del fatto che il prete canti per ore intere la Messa con l’altoparlante che si sente in tutta l’isola. Era abbastanza infastidita per esser stata svegliata di buon’ora dal canto, nonostante sia dall’altra parte dell’isola e le sembrava incredibile come si potesse sentire bene questo suono da lontano.
Per la gita partono due barche della stessa agenzia alle 10.00 del mattino per far ritorno la sera verso le 18.30. Poche persone per ogni imbarcazione. Noto con piacere che non hanno ancora scoperto lo sfruttamento turistico.
I nostro caicco è il più grande dei due e si chiama “RenaII ”. Lascia il porticciolo tranquillo e punta verso il largo, a seguito dall’altra imbarcazione più piccola. L’imbarcazione offre la possibilità di sdraiarsi a prendere il sole durante la navigazione. Costeggiamo parzialmente l’isola di Lipsi, così piccola e affascinante per arrivare alla prima tappa: Makronisi o Macronissi (isola grande in greco). La barca getta l’ancora di fronte a una grotta naturale che si può attraversare a nuoto. L’isola è una roccia chiara e nuda a strati di pietra color caramello che emerge dal blu cobalto del mare come un miraggio. Le pareti di questo piccolo isolotto si tuffano dritte in mare, come muri. Ci sono diverse greotte che si intravedono. Ci tuffiamo dalla barca con maschera e pinne per fare una nuotata in questo mare incredibilmente limpido e per esplorare le grotte di questo enorme masso roccioso. Rimaniano incantati già dalla meraviglia di questa prima tappa nuotando tra queste insenature. Qualcuno addirittura si tuffa dalla cima.

Proseguiamo per Aspronissi (isola bianca) che deve il suo nome al colore bianco delle sue rocce e, di conseguenza, della sua spiaggetta di ciottoli tondi e bianchi, perfettamente levigati dal mare. La scorgiamo spuntare dall’acqua a strisce di colore blu e turchese come un’emorme lastra di roccia bianco candido, che per la sua forma obliqua sembra un masso conficcato di traverso. La roccia appare come una serie di strati bianchi l'uno sopra l'altro. Qui i colori del mare sono da mozzare il fiato! Saltiamo con un tuffo giù dalla barca e mi chiedo se ci possa mai abiturare a questa bellezza e a questi colori. Anche i ragazzi greci dell’equipaggio si tuffano e scherzano tra di loro come se fossero in vacanza. Tra di loro c’è anche un italiano, con cui facciamo conoscenza. E’ in aspettativa, lavora per una ditta svizzera così ha approfittato del momento di scarso lavoro e di “ferie” obbligate per venire qui per qualche mese a ristrutturare casa di un suo amico, dice.
Nella mezz'oretta che viene concessa per fare il bagno e par quasi, mentre ci si riposa sulla spiaggetta di ciottoli, di essere Calypso in attesa del ritorno di Ulisse (il nome di Lipsi deriva appunto da quello mitico di Calypso). E davvero spettacolare vedere poi il contrasto che le scogliere bianche fanno stagliandosi contro il mare azzurro intenso! Sotto la roccia obliqua la spiaggia è formata solo da grandi ciottoli bianchi tondi e levgati. Facciamo i giro di questo isolotto ciottoloso minuscolo ammirando i colori del mare unici che lo circondano. Mi chiedo come possa non essere famoso un luogo di così tanta bellezza. Meriterebbe un’intera giornata solo questo piccolo angolo di paradiso. Ma è tempo di partire verso altri isolotti e puntato il mare aperto proseguiamo la navigazione.

Ancora un tratto e si arriva nella baia di Tiganakia con un mare da favola. Qui il mare è talmente straordinario che è un delitto non approfittarne. Tutte queste isolette sono deserte e ci godiamo in solitudine il bagno che ci viene concesso in questo mare turchese che pare una piscina. L’acqua è bassa e trasparentissima, i colori del mare variano in una gamma di azzurri mai visti. Passano dal verde acqua al celeste, all’azzurro puro e dello smeraldo. Ci godiamo il bagno non troppo lungo che ci viene concesso. Nuotare in questi colori è splendido e come al solito è una bella giornata di sole greco e cielo azzurro, dove non si vede nemmeno una nuvola. Ci tocca risalire a bordo anche se saremmo volentieri restati qui per ore! Sembra davvero una piscina naturale. Altra spalmata di crema sulla pelle bianca di sale. La leggera brezza marina non ci fa sentire il caldo del sole e se non mi mettessi un pò di protezione, stasera sarei al pronto soccorso, che non credo ci sia nemmeno su questo paradiso. Facciamo un sacco di foto e ogni volta ne scatto una per caogliere tutto lo splendore di questi scorci e di questi colori, anche se mi sembra che non rendano mai giustizia a questo paradiso greco.

Ancora navigazione e breve tappa nella minuscola isola di Arki, quattro case che si affacciano su un porticciolo dove i pescatori stanno aggiustando le loro reti. Ci fermiamo in una delle due taverne sul mare. Sembra quasi un’isola deserta. Attracchiamo al piccolo molo che pare esser nuovo. Tutto fuorchè un’isola affollata, turistica o caotica. Oltre a noi non si vede nessuno. Ecco ancora cosa amo ogni anno sempre di più della Grecia, la pace assoluta e la tranquillità di posti che sembra quasi di scoprire per primi. Un'isola piccolissima, mare da favola e relax.
I tuffi, i bagni e il sole della mattinata ci han messo una gran fame. Vorremmo fare volentieri un bagno e un giro per esplorare la minuscola isola, ma ci abbandoniamo al ristoro dell’ombra della piccola taverna familiare per mangiare qualcosa. Ci gustiamo un ottimo pranzo dai sapori greci e ci riprendiamo forza.

Tappa successiva è il vicino isolotto di Marathi dove la barca getta l'ancora per una sosta più lunga. Ci sono alcune taverne e una spiaggia di sabbia dove potersi sdraiare a prendere il sole o a fare il bagno nelle basse e trasparenti acque. Volendo c'è anche il tempo di addentrarsi nell'isola e andare in esplorazione di questo piccolo paradiso. Alcuni del gruppo fanno un giretto per l’isolotto. Noi finiamo in spiaggia e tra un bagno e l’altro ci intratteniamo a chiacchierare con il ragazzo greco che insieme al marinaio lavora sulla barca. L’italiano resta con noi sulla spiaggia, anche se è qui da qualche mese non ha imparato nemmeno una parola, è anzi il giovane ragazzino greco che ha imparato qualcosa di italiano e lo prende in giro per questo. Lo invidio un pò, ad essere sincera, qui nel suo paradiso con un bellissimo lavoro estivo. Certo non leggerà riviste di moda, non comprerà bei vestiti o costose auto, ma sembra molto più ricco e felice di noi. Anche lui se la spassa a lavorare sulla barca tra questi panorami che anche lui definisce paradisiaci e mi fa piacere scambiare con lui qualche parola greca. L'accento isolano greco però si sente, anche per me che mastico solo qualcosa di questa lingua. E anche lui adora la sua isola e non andrebbe via da lì. Che piacere sentirglielo dire.
Speriamo che sappiano preservare e trovare la giusta via di mezzo tra turismo e tutela dell’ambiente e no si vendano troppo presto alla politica del poco e subito, vendento a destra e a manca e costruendo a più non posso.
Restiamo così tra un bagno e l’altro a chiacchierare fino al momento in cui la nostra barca deve partire. E facciamo subito una figuraccia perchè Alessio scorda la macchina fotografica sul muretto della spiaggia e l’italiano deve tuffarsi dalla barca per recuperarla. Inoltre deve trovare un passaggio da qualcuno con una barchetta che lo riaccompagni sul nostro caicco. I rimproveri del capitano per la nostra disattenzione sono frequenti e mi mettono un pò in imbarazzo. Comunque ringraziamo l’italiano e gli promettiamo una birra omaggio appena rientrati.

Facciamo ritorno al molo di Lipsi mentre il sole sta tramontando affogando nel mare e lanciando i suoi prismatici raggi sulla superficie dell’acqua e verso i dolci pendii isolani. Ci fermiamo con l’italiano per un aperitivo tra birre e sgombri in estermo relax, nel bar a fianco a quello di ieri. una birra er il tuffo gliela dobbiamo. La giornata è lunga e sento un pò la stanchezza dei tanti bagni e delle ore di sole.
Ceniamo al ristorante di proprietà del nostro hotel. In molti ci han consigliato la sua cucina poichè ricca di verdure coltivate da loro. Ci gustiamo una torta di zucca del loro orto, delle saporite polpette di pomodoro, un ottimo fritto di pescato del giorno, un’insalata greca e vino bianco resinato. Il personale è gentilissimo e nei prossimi giorni ci saluteranno sempre ogni volta che ci incontreranno al molo o al supermercato. Perchè anche il minuscolo market sotto l’hotel è di loro propietà, nonostante sia molto piccolo, è il più grande dell’isola. Anche in paese c’è poco niente, un fruttivendolo, un paio di taverne improvvisate nei soggiorni di chi abita in piazzetta, un market microscopico, una stanza con scritto internet point che non è altro che il soggiorno di una signora.
Passeggiamo la sera sul molo ondoso e ventilato, ancora un giro per il paesino minuscolo e per finire qualche bicchierino di vin santo isolano per terminar la serata in bellezza. Ena potiraki mavro krasi.

10/08/2009
Il sole alto e fiero nel cielo di un azzurro assoluto è l’inizio di un’altra mattina Lipsiana. Non tradiamo il nostro fornaio di fiducia con la ragazzina dolce e timida ed assaggiamo altre leccornie salate: rotolini di pasta sfoglia con riccotta e spinaci, delle pite ripiene di feta e le solite enormi brioches per la mattina. Acquistiamo sempre delle pite salate da mangiare durante la giornata dal momento che solo in un paio di spiagge ci sono dei bar o delle taverne.
Partiamo in bus per Choklachura. La spiaggia è bellissima a dir poco. Ciottolini bianchissimi per un’acqua sorprendemente azzurra ci danno il benvenuto.
Ci sono sulla destra del’ampia baia delle insenature e delle grotte naturali spettacolari. Sulla sinistra un rilievo importante di roccia chiara chiude il sipario. Dopo qualche bagno in solitudine su una spiaggia tutta per noi e un pò di sole riprendiamo il piccolo pullmino bianco del paese per andare alla ricerca di Monodendri. Difficile lasciare questa spiaggia incantevole. Il giovane ragazzo che lo guida ci dice che non essendoci fermate per la spiaggia che desideriamo raggiungere ci può lasciare sulla strada in centro all’isola e possiamo proseguire a piedi sulle strade di campagna che portano al mare. La distanza non è eccessiva e possiamo chiedere a qualche contadino indicazioni più dettagliate. Armati di coraggio iniziamo la cammianta sotto un sole non ancora troppo feroce ma prossimo a mezzogiorno. Forse è il venticello fresco che mitiga il calore e ci inganna.
Alla prima cappella incontriamo un contadino che tra greco e tedesco cerca di spiegarci la strada. Non abbiamo ancora acquistato una cartina perciò non riusciamo ad orientarci e fraintendendo le sue indicazioni, sbagliamo strada senza nemmeno accorgercene. Il sentiero è lunghissimo, passa per campi, casupole, passa vicino alla discarica dell’isola dove si fa persino la raccolta differenziata. Percorriamo tutto il litorale fino a Monodendri. Qui non c'è più neppure un sentiero, ma oramai non abbiamo voglia di tornare indietro sotto questo sole. decidiamo di andare avanti, facendo la costa prima o poi ci arriveremo. Naturalmente senza nessuna cartina l'idea che abbiamo è davvero molto vaga. Impieghiamo tre ore a percorrere la costa rocciosa, senza sentieri ma camminando tra massi, cespugli spinosi e cacca di capra. Non incontriamo proprio nessuno durante la nostra passeggiata. Il sole è fortissimo perchè camminiamo da mezzorgiorno alle tre, mi coprio con un pareo anche se non si avverte il caldo, merito di una brezza dal mare.
Questo tratto isolano è selvaggio e di una bellezza unica. Ci perdiamo in mille fotografie di scorci azzurro blu e roccia chiara. Passiamo un sacco di quei cancelletti in legno che dividono i campi e su e giù per le spiagge. Senza mappa quasi perdiamo la speranza, la costa è un susseguirsi di insenature spettacoli tra sabbia, ciottoli e roccia che ogni volta hannno forme e colori diverse e non scorgiamo nulla che possa sembrarci Monodendri, sebbene l’abbia vista solo in fotografia. Il percoso tra sal e scendi è molto lungo. Non si vede il resto del litorale perchè prosegue verso destra, così non si ha nemmeno idea di dove si stia andando. Ma la fatica è ripagata dallo spettacolo del panorama solo per noi. Ma ecco che allìimprovviso dopo aver salito l’ennesimo promontorio riconoscosco subito la mia spiaggia, una lingua di roccia frastagliata dalla forma inconfondibile che si allunga nel mare, nuda e di un colore giallo caldo con un unico albero stortato dal vento. E’ lei e il suo nome significa proprio albero solo. E’ un angolo bellissimo!
Anche qui è tutto deserto, ma dietro le rocce scorgiamo due omosessuali naturalisti completamente nudi. Attacchiamo bottone per sapere la strada più breve per tornare in paese, prima che possiamo perderli di vista distrattamente e dover camminare altre tre ore chissà dove. Ci godiamo un bel bagno dopo questa lunga camminata che ha arricchito i nostri occhi con immagini uniche. L’acqua è al solito gelida e c’è molto vento in questo tratto. Motivo per cui non ci restiamo troppo a lungo. Peccato perchè lo scorcio è unico e incantevole. Facciamo un bagno nelle baie limitrofe, delle insenture fantastiche nella roccia.
Al rientro verso il paese abbiamo la fortuna di riuscire a trovare un passaggio da due italiani in macchina, che erano con noi ieri sulla barca. Piacevoli chiacchiere tra chi gira le isole greche anche se sono un pò strani, fanno campeggio libero sopra a Plati Yalos e ci han dato dei coglioni perchè giriamo a piedi. Ogni qual modo, ci portano fino a destinazione perchè vanno in paese anche loro a fare un pò di spese nel market sotto il ns Calypso hotel.
Io e Alessio ci gustiamo insieme un aperitivo dal solito baretto ( cioè ouzeria) con birra, patate lesse e ottimi sgombri. Il proprietario è un greco di età avanzata, mentre il cameriere è un uomo greco sulla cinquantina che si è trasferito anni fa in australia, mica male. Parla benissimo inglese, ovviamente, e ci ha presi in simpatia. Già ci fa il prezzo locale e non quello di turisti per l’apertivo a 2,00 euro a birra invece di 3,00. E poi ci porta sempre gli sgombri che ci piacciono tanto. Torna qui solo per le ferie e non ci vivrebbe più dice. Bè non v'è nulla, ma è un sogno.
Mi piace l’atmosfera di questa isola, la sua gente, il suo mare e le nostre piccole abitudini da vacanza. Ceniamo ancora al Calypso visto che ieri abbiamo molto apprezzato la cucina. Ceniamo con 38,00 euro in due. La verdura è sempre fresca dell'orto e ovviamente ottima.
Questa sera incontriamo una famiglia di italiani che ho conosciuto su un forum di viaggi greci on line. Fabrizio, la moglie e due bimbi. Ci danno appuntamento al fornaio per le nove di sera. Distrattamente non notiamo che un fornaio con l’aspetto di un bar alla moda si trova nei pressi del porto e ci dirigiamo verso il nostro solito “furno” prima di capire da una telefonata di Fabrizio il luogo esatto dell’incontro.
Dei ragazzi greci ci notano sugli scalini che parliamo e aspettiamo. Stanno evidentemente facendo in modo molto casalingo e improvvisato una festa in casa, bevono ouzo e ballano nel tratto di strada davanti alla porta. Sono giovanotti e ragazzine sui diciotto anni, credo. Molto cortesemente ci notano, riempiono due bicchieri di ouzo e ce li porgono come offerta. Che carini, gesti dimenticati nella nostra Milano, ormai. Poi si riuniscono in cerchio e ballano senza musica una danza greca popolare. Quasi quas prenderei parte a questa improvvisata così divertente, ma sopraggiunge la telefonata di Fabrizio e ci dirigiamo verso il fornaio del porto. Facciamo la conoscenza di tutta la famiglia. Sono molto cordiali e simpatici. Come me sono dei chiacchieroni curiosi e parliamo di tantissime cose nel nostro incontro serale. Ci salutiamo dopo gli ultimi consigli su spiagge e ristoranti, sempre a noi graditi.
La notte di Lipsi è sempre silenziosa, il cielo un manto stellato senza fine e la sua voce quella di mare scosso dal vento egeo. Ancora un paio di bicchierini di vin santo isolano e nanna tra le coccole di Alessio.


11/08/2009
Un altro giorno, come un meraviglioso dono, si apre davanti a noi con il suo sole splendente nel cielo azzurro eroico. I pescatori al porto srotolano le loro reti, sciacquano con l’acqua del mare salmastra i loro pescherecci e sorriso e ci salutano con sincera e naturale cordialità.
Per colazione ci gustiamo uno jogurt di capra con fichi maturi e miele, una delizia unica per il mio palato. Un nescafè frappè ghiacciato, un salto al market per l’acqua da portare in spiaggia e saliamo le tranquille viette del paese per raggungere il fornaio, dal quale ci riforniamo di un paio di pite al formaggio e prosciutto.
Aspettando il pullmino bianco latte, salutiamo come ogni mattina Giovanni, o per meglio dire, Yannis, che con la sua panza infinita passeggia per il porto e le spiagge nel tentativo di vendere le sue spugne di mare che dice essere davvero autentiche di Kalymnos, da cui arriva. Vive a Lipsi perchè ha preso moglie qui. Lui era di Kalymnos, uno degli ultimi posti in grecia dove si pescano davvero el spugne di mare. E' un'isola più grande. Si lamenta della crisi, del fatto che gli altri vendano spugne provenienti dal sud est asiatico e che i turisti non spendano più per queste cose. Peccato che all’ultimo rinunciamo sempre a comprare una delle sue spugne, avremmo dovuto, per la sue simpatia se non altro e non solo per la spugna di mare greca o asiatica che sia. Chissà se sia la verità poi, dato che i greci sono noti per esser furbi come le volpi.
Prendiamo il bus per Choklachura con l’intenzione di percorrere tutto il litorale fino a Monodendri, facendo un tratto di costa differente dall’altra volta, poichè arriveremo dalla parte opposta. Adoro scoprire ogni angolino.
La baia si apre a noi nel suo unico splendore. E’ difficile pensare di lasciare quel paradiso, ma la curiosità e la voglia di esplorare ci danno l’energia per metterci in cammino. Si incontrano prima tre spiaggette vicine che formano insieme un piccolo lembo nel mare. Una chiesetta bianca dai bordi blu nel centro sembra volerle benedire e proteggere i dintorni. Facciamo una passeggiata esplorativa tra le rocce e le spiaggette, per proseguire il nostro cammino.
La camminata che durerà un paio d’ore abbondanti è abbastanza faticosa in sali e scendi di rocce, ma lo spettacolo vale tutta la fatica. Non ci sono sentieri, ci si arrampica per la montagna o la costa rocciosa. Il blu colbalto di un intensità magnetica fa da cornice al panorama aspro e roccioso di questa parte di costa selvaggia. Diverse spiagge dalla bellezza mozzafiato, piccole grotte, minuscole insenature sono solo parte della bellezza di cui siamo testimoni. Passiamo i piccoli cancelli di legno, le baie deserte senza fermarci per qualche bagno. Il panorama è bellissimo. Selvaggio e a picco sul mare quasi. Vogliamo arrivare alle baie prima della spiaggia di Monodendri, per prima. In anticipo per non trovarle già “piene”. Arriviamo con un buon passo e scendiamo un una di queste cavità rocciose dalla conformazione affascinante, il colore ocra caldo della roccia frastagiata a strati come come una millefoglie, i ciottoli bianchi e tondi e l’acqua da favola in questa baia ancora deserta sono il nostro premio. Subito foto e bagni rinfrecanti, ore di relax, coccole e riposo in solitudine. Peccato che arrivi poi una compagnia di dieci italiani chiassosi come un’esecito di adolescenti e invadenti come pochi. Non avevamo occupato il posto con l’asciugamano essendo soli ed eravamo un’attimo sulla roccia, così ci ritroviamo senza nemmeno lo spazio per stenderic, incredibile. Ma lo scorcio è di una bellezza commuovente, perciò non sto nemmeno a prendermela. Il colore del mare passa dai toni di azzurro a quelli del blu.
Salendo sulle rocce il panorama è bellissimo. In lontanza si vedono gli isolotti di aspronissi. Si vede il lembo di roccia di Monodendri, con su quell'albero solo, piegato dal vento. E il mare è di un blu unico. Il posto è ventoso, ma nelle calette si è protetti.
Solo al termine di questa giornata ci incamminiamo a piedi per la salita sterrata mentre il sole si abbassa sulla linea dell’orizzonte lontana e allunga i suoi raggi donando colori caldi a tutto il panorama circostante. Isole lontane nella foschia, cespuglietti verdi e greggi di capre. Le strade sono tranquille, semiderte, qualche campo, qualche chiesetta. C’è persino un campo da calcio dove alcuni bambini giocano e penso subito a come dev’esser bello passare l’estate qui da bambini, con questo mare e queste meraviglie. La passaeggiata a piedi è lunghina ma piacevole.
Facciamo l’ultimo bagno nella spiaggia del paese. Si trova alla fine del porto, proprio davanti all’hotel Afrodite. E’ una piccola spiaggia sabbiosa ornata di tamerici. La sabbia dorata è soffice, il fondale digrata dolcemente e la sua acqua limpida è meno gelida che nelle altre baie, presumibilmente perchè meno profonda a riva. Perfetta per un ultimo bagno rientrando a casa prima che faccia sera.
Solito aperitivo al solito bar, soliti marinai che ci salutano, ci salutano un pò tutti ormai. E’ bellissimo essere di casa, sedersi sulle dure sedie di vimini mentre il cameriere ci dice: due birre e antipasti di sgombri?
Ceniamo da yannis, stasera, dietro consiglio di Fabrizio. Mi ispiara subito della classica taverna greca che piace a noi: ambiente molto familiare, in riva al mare, porzioni abbondanti e prezzi più che onesti. Non rimaniamo delusi infatti. Forse abituati a porzioni non troppo generose, non immaginiamo l’abbondanza che qui è di casa ed esageriamo un pò con le ordinazioni. Come antipasti prendiamo formaggio locale di Lipsi e formaggio con uova di pesce. Ci arrivano due esagerate barchette in ceramica bianca piene fino all’orlo. Solo l’antipasto ci ha ucciso! Lo divoriamo con l’ottimo pane e aspettiamo il resto della cena che arriva puntuale al nostro tavolo. Io ho preso un piatto, oddio una teglia intera alla fine, di gamberetti al forno con feta, pomodori e peperoni ed è a dir poco squisito!
Usciamo da ristorante pienamente soddisfatti e con le pance che scoppiano. Ovviamente dopo aver fatto quattro passi in riva al mare ci gustiamo il vin santo per digerire e anche una grappa!
La sera è sempre una meraviglia di pace, vento e chiacchiere soffuse.

12/08/2009
Come ogni mattina, la giornata comincia presto, con tanti suoni e luci che facilmente non ci sono più familiari nelle nostre città, il raglio di uno degli innumerevoli asini, capre scampanellanti, il canto di un gallo e le grida dei pescatori che tornano dalla mattina di pesca, l’odore di mare nell’aria.
Una forte colazione sulla veranda dell’hotel Calipso, frappè e yogourt greco, miele e frutta fresca mentre andiamo saziare anche gli occhi: davanti a noi il lungomare dove sono ormeggiate le barche dei pescatori ed i primi turisti cominciano ad avviarsi verso le spiagge, tutte belle, diverse, solitarie, pronti a lunghe escursioni panoramiche attraverso l’isola.
Come al solito dopo aver fatto colazione e aver comprato acqua e pite per la giornata, ci incamminiamo verso la fermata del piccolo bus bianco e facciamo due chiacchiere con Giovanni lo spugnaro. Mi spiace non avergli ancora comprato una spugna.
Oggi decidiamo per la famosissima Plati Yalos. Tutti ci dicono essere la spiaggia più bella dell’isola. Ho visto delle foto prima di partire e in effetti i suoi colori caraibici sembrano ammalianti. Come al solito non nutro molta simpatia per le spiagge troppo “celebri” e la lascio per ultima, dopo essermi data alla scoperta di angoli più nascosti, che la gente dell’isola dice non conoscere nemmeno. Prima però raggiungiamo il senitiero dell’eremita, che ci è stato suggerito e segnalato da Fabrizio, intanto che il sole non è ancora troppo forte. Ci arriviamo in taxi poichè a piedi o dalla fermata del bus è troppo lontano, ci vorrebbero due ore piene dal paese.
La Spiaggia si chiama Kimisi ed è situata sul versante meridionale dell'isola. Un tempo era la casa di un eremita ottantenne e un luogo sacro per gli isolani. Nei dintroni c'è anche una bella cappella del XVI secolo da vedere dedicata alla Vergine Maria, Kimissi tis Theotokos, aperta sempre ai visitatori. Il sentiero per Kimissi porta a superare la cappella di St. Stavros e la chiesa dei Cinque Martiri, fino ad arrivare ad una strada impervia che condurrà poi alla baia di Kimisi lungo una stretta scalinata in cemento. Il percorso, anche se segnalato, è difficile. La strada in cemento, nemmeno in asfalto, si interrompe bruscamente nel nulla con un muretto alto una spanna e senza preavviso alcuno. Credo che solo in grecia possano fare cose del genere! Se non fosse del taxista dell’isola, che conosce bene il luogo, credo proprio un altro si sarebbe ammazzato!
LIPSI é considerata l’isola degli eremiti poichè la prima volta che si parló dell’isola di LIPSI fu a proposito del Santo Christodoulos. Il Santo concesse all’imperatore Alessio Komneno tutte le proprietá che aveva a Kos e a Strovilos. In cambio l’imperatore gli regaló l’isola di LIPSI e quella dell’Arkious. Col passare dei secoli i monaci del Monastero Theologos di Patmos divennero agricoltori o allevatori di bestiame e si stabilirono a LIPSI dove fondarono degli eremitaggi. A LIPSI, il Monastero Theologos faceva le sue provviste di grano, orzo, formaggio, cotone e carne. All’inizio Lipsi era un’isola dove non risiedeva alcun laico. Quando Creta fu conquistata dai Turchi nel 1669 molti cretesi arrivarono a LIPSI creando la prima comunitá di laici nel Villaggio di LIPSI.
Scendiamo verso questa piccola ma incantevole baietta sottostante di sassi grigi e acqua color smeraldo, ancora semideserta. La spiaggia è di ghiaia delimitata da rocce e scogli, bagnata da un bellissimo mare calmo, turchese, trasparente e dai fondali piuttosto bassi. Da l’impressione di un luogo isolato e in effetti al strada tutta tornanti per raggiungerlo non è delle più comode. Si trova in una gola e tutt’intorno ci sono solo alberi di pini e ulivi e tante tante capre scampanellanti libere che si aggirano per i monti! Tutto questo lato è di scogliere a picco sul mare, molto differente dalla parte tutta insenature e baiette.
La spiaggia è ancora deserta. Prendiamo subito il sentiero di pietre argillose che è stato costruito, dal suo aspetto lindo, direi da pochissimo. La strada è abbastanza pendente e piano piano si arrampica su per la montagna. Un luogo di una pace assoluta. Man mano che saliamo alberi di ulivi e capre che si riparano dal sole, isole in lontanza nell’orizzonte sfumato dalla foschia azzurrina d’agosto. Dobbiamo raggiungere la casa dell’eremita che fino al 2003 viveva lì in completa solitudine. Il luogo è di una bellezza disarmante e isolato da tutto, di certo adatto ad un eremita. Ci mettiamo una buona mezzoretta a passo svelto. Il mare luccica nelle baiette sotto di noi, le sue onde nei tondi del verde smeraldo e del blu cobalto si infrangono sulle rocce scoscese e aspre della montagna che stiamo salendo. Tanto sole e tanto vento, insieme a tanta sensazione di libertà per il sentiero deserto su cui continuiamo con una certa fatica la nostra salita. E' un percorso molto panoramico, davvero bello. Soprattutto per il panorama.
Giunti alla fine, stanchi e sudati, troviamo una casetta cubica di un bianco splendente, come appena verniciata. Se ne sta lì nel piccolo piazzale deserto di scura terra battuta. Davanti un mare smeraldo e le piccole isole in lontananza. Apriamo la porta ed entriamo in questa abitazione che sembra vuota e abbandonata. Icone, olii e pochi oggetti d’arredo in legno d’ulivo nella casetta deserta e silenziosa dai muri molto spessi e dall’aria fresca e immobile dei luoghi chiusi. Tutto è pulito e in ordine. Le stanze sono piccolissime, tutte con piccole finestrelle sul mare, separate fra loro con porte in legno che apriamo un pò titubanti. Non c’è nessuno e Fabrizio ci ha detto che è possible addentrarsi per dare un’occhiata senza alcun problema.
Ci sono solo candele nella sabbia, olio, icone e finestrelle. Ci offre ombra e una piacevole frescura dopo la camminata sotto il sole. Quello che più colpisce di questo posto, non è tanto la deliziosa e semplice dimora dell’eremita, quanto il paesaggio che si gode dell’alto in un tratto di isola fatto a scogliera.
La via del ritorno in discesa è certo più rapida e raggiunta la spiaggia ci concediamo un bagno fresco. Nonostante sia già tarda mattinata ci sono solo cinque persone e resta una baietta molto tranquilla. Ci sono le numerose capre che si riparano dal sole sotto i cespugli e gli alberi. Capre scampanellanti che cerco con insuccesso di raggiungere. Sono estremamente abili e mi vedono subito arrivare! Peccato, sono così carine che ne volevo acarezzare una, ma forse gli animali selvatici non hanno le coccole nelle loro preferenze.
L’acqua è fredda, ma bellissima e di un blu verde meraviglioso. Trovo anche un guscio di riccio di mare enorme. E’ violaceo esternamente ed è bellissimo. Adoro i ricci di mare!
Dopo aver preso un pò di sole ed esserci coricati un pò all’ombra delle piante vicine alla spiaggia, nel primo pomeriggio richiamiamo il taxi e ci facciamo portare a Plati Yalos.
Lo spettacolo è sorprendente, la spiaggia è piccina e abbastanza affollata, ma il sole alle nostre spalle dona colori caraibici all’acqua turchese a strisce verde chiaro e celeste. E’ un’innegabile meraviglia e anche Alessio rimane a bocca aperta. Con piacere troviamo fabrizio e famiglia e ci sistemiamo con i nostri teli mare accanto a loro. La sabbia soffice è una striscia sottile delimitata da un basso muretto a secco e ornata da piccoli tamerici.
Il bagno è qualcosa di indimenticabile, mentre camminiamo verso il mare l’acqua digrada lentissimamente, è limpidissima, non molto fredda e azzurrina. Tutt’intorno i colori del mare sono magnifici e tuffarsi in questo tripudio di azzurro sembra un sogno. Capisco perchè è la spiaggia più nota. Facciamo diversi bagni nel pomeriggio, osservando la grande e calma distesa d’acqua davanti a noi, che muta ad ogni ora i suoi riflessi paradisiaci.
Facciamo la conoscenza di Rania, una ragazza greca di Lipsi che è fidanzata con un milanese, stabilitosi sull’isola e che si occupa della costruzione di case. Decido di tenere un suo indirizzo mail perchè non si sa mai che un giorno possa aver bisogno di questo angolo di paradiso. Parla benissimo italiano e mi fa i complimenti per il mio greco. Le faccio molte domande sull’isola, sulle spiagge, su come si vive in inverno. E la invidio per la sua abitudine di venire ogni giorno qui a farsi un bagno. Dice che da settembre non incontra più anima viva e la piace la tranquillità di Lipsi. Una volta ha abitato a Rodi per qualche anno, ma era un’isola troppo caotica per lei. Le piace l’Italia che ha visitato, ma preferisce vivere a Lispi. Come le credo! Ama la pace dell’inverno e lo stare tranquilli a casa a leggere, cucinare e coltivare. D'inverno quasi tutti sono chiusi nelle minuscole case. D'estate invece si vive sempre fuori. Lei d’estate lavora con gli italiani per l’agenzia del suo ragazzo. Le sembra di lavorare tantissimo e di corsa, ma a Milano noi non abbiamo pausa pranzo con tuffo in mare ;-P
Faccio anche la conoscenza di Philip Hill, un londinese che passa i sei mesi estivi a Lipsi e i sei invernali a Londra. E’ un artista, dipinge per lo più in stile pop art moderno e fa qualche oggetto di restailing a moto o altro. Era un operaio che un giorno ha lasciato tutto per inseguire il suo sogno di vita d’artista. L’anno scorso ha fatto una mostra di ritratti a Lipsi sulla gente dell’isola e quest’anno a Patmos. Nei ritratti dell’anno scorso c’è anche Rania, il prete, il sindaco e il solito pescatore del porto mi dicono! Sarei proprio curiosa di vedere in che chiave li ha reinterpretati! Philip dice di aver molto venduto in queste isole. Mi faccio lasciare i suo sito internet poter vedere qualche suo lavoro.
In questa spiaggia ci sono tantissime oche e anatre che camminano disinvolte sulla sabbia tra le pesone o nuotano in gruppo in mare. C’è una piccola taverna dove si mangia il miglior fritto misto dell’isola. Non la proviamo purtroppo e non possiamo esprimere un giudizio.
La giornata passa piacevolmente tra chiacchiere e bagni nell’azzurro più puro e presto il sole inizia la sua discesa verso il mare. La spiaggia si è svuotata con l’ultimo bus delle 18.00 che ha portato quasi tutti i turisti rimasti al paesino. E' bello godersi un pò la baia in solitudine, in quella che reputo la miglior ora per gustare il mare. Quando la luce è così soffusa e assume i toni caldi prima del tramonto. Ci incamminiamo a piedi per raggiungere con calma il porto. Abbiamo voglia di passeggiare e restare immersi un pò in queste deserte strade isolane. Incontriamo le due spiagge Liendu e Kamos ci fermiamo nella seconda che, come al solito, è piacevole e non affollata. Un ultimo bagno per poi tornare sui nostri passi, gustarci un gyros all’inizio del porto e rientrare al Calypso per gustarci una birra fresca sul nostro balconcino, osservano la vita isolana scorrere con la solita tranquillità. Pescatori che rientrano e lavano le barche. Poche persone che passeggiano per il porto. Il vigile che fischia a tutti perchè è pedonale, ma nessuno si cura e ci passano i motorino.
Oggi ceniamo in piazzetta, in alto nel paesino, in una taverna molto improvvisata nel salone di una signora. Ci accomodiamo nei tavolini all’aperto, ci sono solo greci. Ci mangiamo un petto di pollo con patate, una melinzanosalada (insalata di melanzane), birra e caffè. Il tutto per 18,00 euro in due. Ottimo direi, abbiamo visto il marito seduto a fumare su una sedia, alzarsi e andare a cucinare il nostro petto di pollo alla griglia. Un posto di persone molto cordiali e gentili, apprezziamo la cucina casalinga.
Nel ritornare in paese, dopo esserci persi per le vie della chora deserta e semibuia, ci fermiamo a mangiare da l’unico pullmino ambulante che troviamo sull’isola. E’ di un signore greco che avuto questa concessione straordinaria, un vero strappo alla regola, poichè possiede ben otto figli e necessitava di un lavoro extra. Gli isolani hanno acconsentito alla sua attività notturna di paninaro. Sono deliziosi i suoi panini con la salsiccia cotta su una griglia molto improvvisata in riva al mare. Le donne dell’isola insistono con la moglie sul fatto che non sia possibile fare otto figli in altrettanti anni e le suggeriscono di prendere precauzioni per evitare altre gravidanze. Allo stesso tempo gli uomini del paese cercano di spiegare al marito che sarebbe opportuno cambiar condotta, ma lui alzando le mani al cielo dice che accoglierà tutti i figli che il Signore vorrà mandargli. O che lui va cercando, questo dipende dal punto di vista.
Ci fermiamo, come spesso abbiam fatto in questi giorni, a guardare una delle tante partite a backgammon tra pescatori e personaggi dell’isola. Giocano ad una velocità impressionante e i loro caffè restano lì per ore prima di essere terminati.
Già ci dispiaciamo che sarà l’ultima serata di Lipsi. C’è una discoteca dall’altra parte del porto, ma non ci siamo mai andati. Ci han detto che alla taverna di Choklachura ogni tanto la sera ci sia un sacco di gente e si facciano feste. Ma dopo aver camminato tutto il giorno ho voglia solo di fare quattro passi, rilassarmi, parlare un pò con Alessio mano nella mano seduti in riva al mare, guardando il moto ondoso e facendosi accarezzare il viso dal vento. O preferisco quelle chiacchiere spontanee che nascono con i vicini di tavolo o con persone intraviste in qualche baia.
Aperitivo di rito con mithos e sgombri e decidiamo di cenare sempre qui, nella nostra ouzeria preferita. Ordiniamo un polpo e un calamaro alla griglia, vino bianco e dopo cena digeriamo con vin santo! Ottimo!!! Il polpo e il calamaro sono di un bontà eccezionale. Il vino isolano poi è una vera delizia.

13/08/2009

L’ultima giornata a Lipsi la passiamo in spiaggia a Plati Yalos. Fatta colazione dal solito fornaio della chora, prendiamo il piccolo pullmino bianco che ci porta a plati yalos. E' come sempre una magnifica giornata di sole. I colori di questa spiaggia sono davvero caraibici. I più svariati toni dell'azzurro per una piccola baia dall'acqua trasparentissima. Solite anatre che passeggiano indisturbate tra i bagnanti. Solito sol leone che arrossa e scalda la nostra pelle salata. Solita taverna dietro le spalle. E' come immagino il paradiso. E se proprio non ci posso vivere da giovane, spero almeno di poterci passare la vecchaia in posto del genere.
I bagni non sono mai abbastanza in questo specchio limpido. La spiaggia tarda ad affollarsi. Ma lo spettacolo di colori davanti a noi è di una bellezza rara e magnetica. Sembra che cambi colore ogni momento della giornata. A seconda di come i raggi del sole arrivano, i colori del mare si coagulano in strisce di puro azzurro alternato in mille sfumature. Ecco perchè è reputata la miglior spiaggia dell'isola. Non si finisce mai di guardarla, di fotografarla e di fissarla per cercar di imprimere nella memoria un'immagine così bella.
Il tempo passa in fretta e verso l'una riprendiamo il pullmino bianco per tornare in paese. Ci siamo solo noi che torniamo indietro a quell'ora. Quasi non riesco a concepire di poter andare via da questo angolo di paradiso. Ma Lesvos ci attende, con i nostri amici greci e il loro matrimonio.
Il paesino è deseto. Il sole alto nel cielo perfettamente sopra la nostra testa, quasi non fa ombre. Il silenzio assoluto di questa piccola chora è rotto solo dal frinire di grilli e cicale e dalle onde del mare che sbattono nel porticciolo.
Ci fermiamo al bar del fornaio vicino all'hotel. Che pace gustare un frappè all'ombra guarsando la baia semivuota del porto.
Già mi manca quest'isola.
Di Lipsi mi mancherà il risveglio al suono del canto greco del prete che esce dall’altoparlante e si diffonde per le viette del paese, il profumo delizioso del fornaio la mattina, il silenzio per le strade isolane quasi deserte, i gyros di Manoli, il marinaio ricciolino, l’ouzeria dell’aperitivo, il colore turchese del mare... le piccole baiette dove sembra di vedere ulisse, i gatto sulle scale, le chiesette sparse in tutta l'isola, i sorrisi di tutti quelli che abbiamo conosciuto..

Arriva l'aliscafo che ci riporta a Samos... altre isole ci attendono..