domenica 13 ottobre 2019

Alibey adasi, ovvero l'isola di CUNDA





C'è una piccola isoletta tra la costa turca e quella greca poco distante dall'isola di Chios, per i turchi è Alibey Adasi, per i Greci che rimasero qui fino al 1.922 è chiamata invece Cunda.
E' la più grande delle 23 isole dell'arcipelago al largo della cittadina di Ayvalik sulla costa Egea Turca.
E' una Turchia un po fuori rotta un po segreta a noi occidentali quella che trovo qui in questa zona di Egeo turco, una costa affascinante e ricca di baie, isolotti, persino barriere coralline. Una Turchia insolita per forme e colori, per occhi e volti. 
Ha un carattere tutto suo a tratti greco, con qualche tocco gitano, quasi spagnolo e molto turco. Una fusione di colori e stili particolari. Occhi turchi blu ovunque, tovagliette a quadretti, conchiglie, cesti di vimini, lanterne colorate, tazzine ottomane.



Prendo al volo la barchetta di legno bianca che fa la spola tra il porto di Ayvalik e l'isola.
Oggi è una giornata di sole perfetta.
Solchiamo il mare azzurrino chiaro e pulito e arriviamo al minuscolo porticciolo dell'isola di Cunda in una ventina di minuti che passano veloci osservando il mare che scorre sotto di noi.
Il capitano mi lascia il timone per qualche minuto da sola e mi fa provare a guidare per la mia gioia, prestandomi addirittura il suo cappello. Sono troppo gasata per il gentil gesto.
Adoro la simpatia e l'accoglienza dei turchi.
Ogni giro in barca è una piccola crociera nel mare, una scusa per assaporare il vento nei capelli e i toni di azzurro che cambiano tra il cielo e il mare.
Tutt'intorno i rilievi verdi dell'arcipelago abbelliscono il panorama circostante. Il mare è piatto come l'olio.
Cunda è un'isola piccina che pare quasi un prolungamento di Ayvlik visto anche il ponte che le collega e il fatto che gli abitanti fanno avanti e indietro tra i due posti con molta frequenza.
Un bus via terra e un caicco via mare fanno spola tra i due porti ogni mezzora e in venti minuti ci si trova dall'altra parte.
Arrivando al porticciolo isolano barchette ancorate dondolano leggermente nel mare azzurro solo lievemente increspato dal venticello contornato dai profili delle isole dell'arcipelago.
Ci si trova subito catapultati in questo piccolo paradiso di tavolini colorati, taverne tra le viuzze, case storiche in pietra rossa, campi di ulivi, spiagge violacee, mulini. Tutto in uno stile suo che sembra il mix delle varie culture che passarono di qui.
Piccole barchette in legno sono ancorate sul lungomare e fanno da ristorantini familiari offrendo fritto misto panini al pesce e altri piatti locali freschi. i bambini chiamano i clienti, i papà fanno servizio e le mamme cucinano.

Appena scesa al porto mi fermo per bere un caffè turco con locum fatto sulla sabbia bollente in uno dei bar simbolo dell'isola il TaşKahve con i suoi tavolini bianchi di legno vista mare e il baldacchino ottomano tradizionale del caffè locale.
Mi godo l'atmosfera rilassata stendendo i pieni nudi sulla sedia ammirando il mare davanti circondato di profili delle isole che ci circondano. E' un rifugio perfetto fatto di pace e natura, di vita che scorre lenta. Osservo la gente passare avanti e dietro, perlopiù turchi.
Il Taşkahve cafè non è tra i più raffinati dell'isola, è bello spartano e verace, è un luogo storico e uno dei classici punti di incontro degli abitanti di Cunda, oltre che dai viaggiatori e i turisti di passaggio.
E' una grande casa altra con finestre ampie e incorniciate delle pietre locali dette sarımsaki, i gabbiani che volano intorno, i vecchietti che fanno giochi da tavolo come le carte o i tavli.

Solo 16 km ci separano dalla vicina isola di Lesvos e Cunda pare quasi una sua sorella piccina, vi è molto dello stile e dei colori, e fu in passato sempre popolata da popolazioni egee e da greci.
Oltre ai monasteri e le case, persino le spiagge somigliano a quelle della vicina Lesvos.
Cunda oggi mi appare un  piccolo paesino di pescatori dai vicoli ciottolati colorati, taverne con allegri tavolini in cui molti vecchietti passano i pomeriggi a giocare a Tavli e sorseggiare cay o caffè.
Molti pergolati tra una casa e l'altra offrono ombra, lanterne e lampade colorate, colori contrastanti, accesi. E' un'isola colorata e molto decorata in uno stile che varia dal greco, al turco, all'arabo.

Dietro alla fila di ristorantini di pesce del porto si sviluppa il paesino piccolo ma caratteristico fatto di antiche case greche di pietra.
Cammino per il centro tra i tavoli e le taverne, le case storiche, il piccolo mercato coperto che ricorda i suk in cui vengono oggetti locali, bigiotteria e artigianali.
Piccole bancarelle di roba colorata a buon prezzo si susseguono una accanto all'altro.
Negli anni venti a Cunda e Ayvalik avvenne uno scambio di popolazione con i musulmani di Creta, qui tra le decorazioni e le tradizioni intravedo i tratti greci, arabi e turchi fusi ora in un'unico stile mediterraneo divenuto unico.

Ci fermiamo per una vera colazione nella via più famosa e caratteristica la Mithatpasa Mahallesi
in cui si trova un bar pasticceria ottimo e pieno di dolci tradizionali di ogni forma e gusto, il Karadeniz Pastanesi.
La via è piccina e coperta da un pergolato, una stuoia di paglia e lampade in vimini bianche con lampadine colorate molto caratteristiche.
E' la classica cartolina di Cunda, l'immagine più famosa e pittoresca.
Dominano i colori, la vivacità, la gente che affolla i tavolini.
Resto incantata dall'atmosfera di questa vietta a colori, dai sorrisi e delle chiacchiere della gente.
Il caffè turco ci viene servito su un vassoio ricavato dal tronco di un albero con un biscottino e un bicchiere d'acqua. Prendo una limonata della casa con foglie di menta.
Dentro un bancone ricco di torte e biscotti di ogni genere è preso d'assalto.



Lasciato il paesino alle spalle ci incamminiamo verso una stradina in salita che porta ai mulini a vento dell'isola, dietro indicazione di un gentile signore turco.
Sull'isola sono molte le stracce greche come chiese e monasteri, su una collina appena sopra il paese antichi mulini di pietra lavica vegliano sui dintorni in meria del loro passato.
Saliamo per la via lastricata e tra vecchie case greche sgualcite, asini, panni stesi, ulivi, fichi.
Arrivati in cima la vista panoramica su tutta l'isola è una bella sorpresa.
Da una parte case in pietra dai tetti rossi, alberi verdi, lembi di mare blu tra le colline in lontananza offrono scorci molto belli verso Ayvalik.

Dall'altro lato la strada scende verso la costa tra lembi di terra verdi e case locali, in lontanaza il profilo dell'isola Lesvos tra la foschia.
Sull'altra metà dell'isola si estende la riserva naturale fatta di verde, fichi, fichi d'india, ulivi e spiagge libere.
I mulini vennero costruiti in passato dagli abitanti per macinare il grano e ottenere la farina sfruttando la forza del vento.
Ne sono rimasti molti pochi purtroppo al giorno d'oggi, uno è stato restaurato a nuovo e offre un baretto panoramico in un giardino ben tenuto con colonne greche.
Qui si trova anche la libreria Sevim & Necdet H. Kent Library ricavata dentro una chiesa in sasso che è un vero tuffo nella storia del passato.














Cunda essendo un'isola è soprattutto mare, se avessimo più tempo faremmo una gita in barca verso la barriera corallina e partiremmo in lunghe esplorazioni ma non resteremo molto.
Un bus notturno ci porterà ad Istanbul. Abbiamo trascorso due giorni tra Ayvalik e qui possono bastare anche se certamente un giorno in più sarebbe stato il massimo per la crociera.
Avevo sperato di poter arrivare fino a Bozccada ma dovro rimandare al prossmimo viaggio turco.

A piedi dai mulini scendiamo e raggiungiamo a caso la spiggia di Kesebir Beach con bobine utilizzate come tavoli nell'acqua, un'amaca bianca e sedie pitturate di azzurro nel mare.
Arriviamo dopo aver attraversato la strada e un campo di ulivi con asini e cavalli, aver costeggiato la spiaggia libera orlata di belle ville sul mare.
Essendo un'isola di origine vulcanica è fatta quasi totalmente di terra rossa e nera; grigiastra a tratti violacea.
La spiaggia sassosa a tratti di ghiaietta non è bianca, il mare è bello e pulito ma proprio solo per i colori dei fondali non ha colori caraibici.
Ha comunque un'atmosfera turca piacevole ed un baretto per bere e mangiare.
Nuotare è piacevole, ci sono lettini e ombrelloni o la zona libera a destra in cui godere della solitudine.
Approfitto per nuotare e godere del relax che solo il mare puo donare, prima di ritornare in paese.
Per fortuna passa un pullmino mentre ci stiamo incamminando verso il centro e ci da un passaggio.










Sorseggio un cay nello stesso baretto della mattina il Taşkahve cafè, su un tavolino azzurro vista mare. Il centro dell'isola è qui, tra vecchi oggetti, vassoi di metallo intagliati, tazzine ottomane.
Dall'esterno è una casa bianca neoclassica dai bordi rossi e di pietra, grandi finestre.
All'interno sembra un tuffo nel passato, in quei vecchi posti greci in cui ora turchi del posto giocano a carte tra grandi vetrate colorate, lampadari enormi , tavoli di legno e roba sparsa alla greca.
Uno dei piatti più gettonati è un melone giallo tagliato a metà con sopra il gelato e il panino con il pesce fresco.
Il caffè viene macinato a mano in un grande mortaio di pietra poi bollito nei piccoli bricchi sulla sabbia rovente.
Davanti il mare di un bel colore azzurro è leggermente coccolato dal vento Meltem, piccole barchette di legno dondolano piano e le colline dietro completano la bella cornice.
Non potrebbe esserci posto migliore per gustare il mio te turco alla mela e assaporando l'estate calda e soleggiata. Nel cielo nemmeno una nuvola.






Il tempo passa presto mentre cammino per le viette centrali.
La sera a Cunda è chiacchiere, mangiare al tramonto in una delle barchette in legno ancorate con i tavolini in legno e il cibo locale a conduzione familiare.
Una accanto all'altra le barchette dondolano dolcemente nelle acque e offrono diversi piatti come insalate, calamari fritti, pesci freschi, panini con pesce e insalata. Ognuno è specializzato in un paio di piatti. Con dieci euro in due ci godiamo un'ottima cena sul mare.
Ci sediamo prima che il sole cominci a scendere quando ancora i toni del verde e dell'azzurro dominano il panorama.
Mangiare in barca è sempre caratteristico e unisce il piacere del mare con quello del cibo.
Poco a poco i toni cambiano in quelli del rosa e dell'arancio mentre i sole tramonta e stravolge il quadro di colori.
Sarà una cena indimenticabile sia per la freschezza degli ingredienti che per il panorama, non chè per l'atmosfera e l'accoglienza. Una cena turca in barca da ricordare, su quel minuscolo tavolino a bordo mare.


Ci sediamo sul lungomare un po osservando le luci tremolanti che si riflettono tra le onde e i profili ormai della notte.
Finiamo la serata bevendo un caffè alla pasticceria della via principale ora tutta illuminata di colori e affollata di giovani turchi prima che l'ultima barchetta di mezzanotte e mezza ci riporti ad Ayvalik.
I tavolini sono super affollati la sera e vivaci, le luci si accendono e fanno da cornice alle chiacchiere.
Provo una crema di cioccolato e mandorle buonissima con un caffè mentre osservo il via vai di gente.
Tutto il centro e i ristorantini in riva al mare sono pieni di turchi di cenano e festeggiano, non intravedo europei ma sembra tutto turismo locale.
E' bello essere ospiti di un luogo che ancora non è gettonato su ogni rivista.













il magico villaggio di Gümüşlük in Turchia




C'è un paesino in Turchia, non lontano da Bodrum, in cui le strade sono fatte solo di sabbia e dei petali rosa delle buganville, la riva del mare è disseminata di tavolini in legno bianchi e blu e da lampade ricavate da zucche ornamentali, il fondale marino è ricco di resti archeologici antichi, il mare è blu e circondato da isolotti.
E' una baia quieta e molto pittoresca, in perfetto stile turco egeo, ricca di fiori colorati, gatti sulle sedie, baretti uno più bello dell'altro, mare blu.
E' Gümüşlük, quello che oggi è solo un piccolo villaggio turco di pescatori una volta era l’antica cittadina di Myndos.

Quella antica città è oggi un sito archeologico che si trova sul piccolo isolotto Tavşan Adası poco lontano dalla riva sulla  del villaggio, a cui si accede camminando o nuotando.
L'acqua è bassa e ci si arriva anche a piedi poggiando i piedi sui resti sommersi.
Letteralmente significa isole dei conigli anche se ad oggi nojn ne restano più.
Gumusluk ha conservato il fascino e la tranquillità di un piccolo villaggio di giorno e si anima la sera per cena nei tavolini vista mare illuminati tra le buganville.

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Le piante di bouganville donano una sferzata di colore, i tavolini in legno colorati affollano il lungo mare con le tipiche lampade turche fatte di zucche vuote e luci.
Un piccolo molo in legno permette alle barchette di attraccare. Nessun dettaglio è lasciato al caso.

Ci arrivo con un pullmino dal centro di Bodum, una ventina di chilometri in circa 45 minuti e tutto cambia.
Lasciamo la vivacità un po chiassosa di Bodrum ed entriamo nel lato intimo e raffinato della penisola.
E' mattina e le strade sono ancora semiderte in questa manciata di strade sabbiose.
E' uno dei momenti migliori per girare e osservare le stradine, i negozietti, le taverne curate nei dettagli e negli accostamenti di colori, i gatti che girano pacatamente tra le sedie, le donne che preparano.
Ammiro la raffinatezza di alcune tavole imbandite con piatti e bicchieri davvero belli, qui le taverne sono una più bella dell'altra.
Acquisto una sciapina romanticamente colorata in un negozietto da due delicate signore turche.

Camminando si passa per forza dal mercatino locale a cielo aperto, fatto da casette in legno bianco a destra e sinistra piene di oggetti realizzati a mano come ceramiche, raku, gioielli artigianali, sassi dipinti, le tipiche lanterne fatte dalle zucche, gioielli di vario genere.
Se avessi avuto spazio avrei coprato una lampada di zucca bianca in ricordo.


Gumusluk turchia penisola di Bodrum





Il lungomare si sviluppa a destra e a sinistra del mercato in un susseguirsi di ristorantini e taverne a bordo mare, qualche negozietto, un po di frutta. Tutto è tipico e ben curato, piccolo ma tenuto come una bomboniera.
Le strade di sabbia danno un tocco esotico e primordiale.
Alle estremità si trovano le spiagge, ci dirigiamo prima verso sinistra.
Ci fermiamo per la colazione in un tavolino in riva all'acqua per una spremuta di mandarini di Bodrum e un dolcetto locale, un caffè e un bicchiere d'acqua.
Il miglior modo per iniziare la giornata che passeremo qui fino alla sera, senza fretta e osservando il paesino nelle varie ore del giorno, camminando a piedi scalzi con la pelle che sa di sale. In fondo è questa la mia felicità.







Dopo la colazione è ora di tuffarsi in mare, ripercorro la via principale per raggiungere l'estremità opposta del paese quella più tranquilla, che si trova andando verso destra all'entrata.
Mi tuffo in mare da un piccolo molo in cemento dove altri bambini si divertono a tuffarsi.
A parte loro non vi è nessuno e finalmente godo della vita da mare, in un acqua limpida e fonda davvero stupenda.
Anche io come loro resto un po a divertirmi con i tuffi per poi nuotare fino all'isolotto davanti e tornare indietro, amo la pace e la tranquillità di questa mattina rotta solo dalle nostre risate.
Con la maschera osservo i fondali nell'acqua trasparente e mite.
L'immagine dei palmi delle mie mani nell'acqua azzurra saranno quegli attimi che resteranno impressi nella pellicola della memoria.
Quella sensazione di estate fatta di pelle che si scurisce sotto il sole, dell'acqua salata del mare, del riflesso dei raggi sullo specchio d'acqua.







Pranziamo in una taverna all'ombra con ottimi carciofi ripieni, melanzane locali e pomodori al forno.
Tutto ottimo accompagnato da limonata locale fresca.
Torniamo a nuotare ma nella spiaggia a sinistra fino all'ora del tramonto.
Da qui il tramonto è cosi bello da sembrare quello di un film, l'atmosfera cambia totalmente.
Le strade si popolano di ragazzi, ragazze, famiglie arrivati qui per cenare.
Le lanterne di zucca si accendono in mille colori e rendono romantica la sera.
Mi tuffo mentre il sole viene inghiottito dall'orizzonte davanti a noi e tutto si incupisce, nuotare di sera è una delle cose più belle ma che faccio raramente.
Mi godo l'istante e mi asciugo per rivestirmi per la cena.






La serata ha tutta un'altra musica, le viette si affollano perché molti vengono a vedere il tramonto e a gustare il pesce e la cucina ottima di queste taverne in una cornice molto caratteristica.
Molti giovani, ragazze turche bellissime, qualche famiglia, insomma tavoli si riempiono accendono le candele e le lampade e tutto brilla nella notte.
Ceniamo in un tavolino in riva al mare con ottime specialità locali tra chiacchiere turche e stelle, cullati dal  dolce rumore del mare.
La sera è davvero affascinante qui passeggiando per le viette e il mercatino ora invaso di luci e gente.


Ölüdeniz la laguna blu turca



30 Luglio 2019

Inizio la giornata con una buon colazione turca fatta da un buon cay caldo e un sacco di anguria in riva alla piccola piscina blu del nostro grazioso Hotel Cam, la colazione a buffet è geniale e pratica, oltre che piena di frutta e ortaggi freschi ideali per iniziare le calde giornate turche.
Ci prendiamo tutto il tempo che serve, faccio un tuffo in piscina e nuoto un po in quest'acqua fresca e calma, siamo i primi tutti dormono ancora.
Più che in un hotel si ha l'impressione di essere in una villa, in effetti sono tutte ville con piscine che danno la sensazione di essere a casa, i prezzi sono onesti 31 euro la doppia con balconcino e colazione.
Siamo solo all'inizio ma mi sto veramente godendo le vacanze e ogni volta la Turchia non delude mai.




Cam Hotel Fethiye


Facciamo le valigie perchè stasera siamo in un altro hotel di Fethiye, il Dove Apart Hotel.
In realtà perchè avevo prenotato solo una notte a Fethiye e ho deciso all'ultimo che saremmo stati un giorno in più, non avendo posto per un'altra notte abbiamo cambiato.
Prendiamo un taxi per arrivarci per non perdere troppo tempo, il posto anche qui è molto grazioso, è una villa bianca e azzurra con piscina e tavolini intorno, una bella camera ben fatta che da sul verde per 38 euro a notte in due. Qualche pianta di fichi, sedie in paglia, tovaglie a quadretti blu e fiori.
Si trova nell'altra parte di Fethiye vicino al fiume e alla spiaggia, dalla parte opposta rispetto alla città, alla fine della passeggiata sul lungomare.
Arrivati in hotel ci beviamo un cay in camera sul balconcino immerso nel verde e rosa delle piante di bouganville poi decidiamo di andare alla scoperta di Oludeniz, una baia poco lontana.
















Sarebbe interessante anche andare alla Valle delle Farfalle (Kelebekler Vadisi), al villaggio fantasma di Kayakoy che è un museo a cielo aperto con oltre 3.000 case che, illuminate la sera, sono incredibili e al canyon di Saklikent profondo 300 m e lungo 18 km.
Raggiungiamo a piedi la via principale poco distante e prendiamo il primo bus che porta in centro.

Da Fethiye cambiamo e prendiamo un dolmus per arrivare alla baia di Ölüdeniz, che in turco significa Mar Morto viste le sue acque calme ma che nelle altre lingue viene tradotta come laguna blu, per il colore del suo mare azzurro cangiante circondato da pini verdi smeraldo.
Insieme alla baia della farfalle è considerata una delle più belle del paese.
La strada di 15 km sale e si snoda tra le alture e le pinete regalando dei panorami mozzafiato sulla baia e passando per un centro abitato ricco di baretti prima di arrivata a destinazione.
Osservo dal finestrino la costa frastagliata ricca di insenature e tratti azzurri che luccicano sotto il sole già forte e alto nel cielo.
Che sia una delle spiagge più famose di tutta la Turchia lo si capisce dall'affollamento che svanisce già dalla baia successiva.
Arrivando si incontrano molti baretti caotici ma carini e piccole boutique che organizzano tante attività nei dintorni, dal parapendio alla pedicure fatta da piccoli pesci, gite in barca e molto altro.
Alla fine si apre davanti a noi una grande spiaggia chiara e il dolmus finalmente ci lascia li.

La ampia lingua di ciottoli e ghiaia bianca è circondata da rilievi verdi e rocciosi, sulla sinistra qualche ombrellone rosso e bianco, sulla destra tutto è libero.
Nonostante tutto il mare è davvero bello e il luogo è senz'altro interessante nonostante prediliga solitamente luoghi più inesplorati.
A onor del vero è il primo bel mare che incontriamo, visto che siamo stati solo a Fethiye per il momento.
Ölüdeniz è una baia stupenda sopratttto se vista dall'alto per la sua particolare forma, per questo mille parapendii colorati volano alti nel cielo, quello è il punto migliore per osservare l'affascinante forma delle sue coste e delle lingue di sabbia che si snodano tra le acque.
Il Monte Baba alle sue spalle la protegge dal vento mentre una lingua di sabbia candida tra le acque calme color smeraldo e azzurrino dona un tocco di innegabile bellezza.
L'azzurro magnetico dell'acqua in ogni caso è molto bello e apprezzato, peccato non aver preso una delle barchette per le altre baie ma non avevamo abbastanza tempo.



Oludeniz turchia


Peccato anche che le foto con il cellulare non possano rendere nemmeno un grammo della bellezza di questi scorci e dei colori soprattutto.
Schiviamo il divertimento per entrare in mare e nuotare nel primo mare davvero lodevole che troviamo in Turchia, adoro questo azzurrino magnetico e chiaro.


Decidiamo di proseguire verso destra ed entrare nella riserva naturale Kumburnu Tabiat Parki che è magnifica nonostante l'affollamento che dovrebbero limitare creando a mio avviso un tetto massimo giornaliero per gli ingressi.
Entrare costa una cifra davvero simbolica, un paio di euro se non erro e tramite passerelle di legno si cammina poi nella riserva tra le piante, ci sono docce e spogliatoi gratuiti a disposizione di tutti.
Sono nel posto più fotografato della Turchia, quello che appare sempre nelle cartoline, quello delle insenature calme immerse nella natura, un tratto costellato di isolotti verdi e profumati di resina di pigne.
I lembi di terra frastagliati che che si snodano nella verde baia sono aspri e ricoperti di pini che riflettendosi nelle acque limpide e calme regalano toni smeraldi che si fondono all'azzurro.
Ci sono diverse spiaggette e baie sempre circondate da rilievi verdissimi più o meno vicini e con forme diverse.
In certi tratti sembra di essere in un lago per l'assenza di ombre e per i bracci di terra che ci circondano.
Un posto naturalisticamente parlando molto bello e vario nonostante l'affollamento un po selvaggio.
Belcekız è il nome della spiaggia più famosa che finisce in un pittoresco lembo di sabbia.
Nuoto finalmente poco prima del tramonto in queste acque tiepide e trasparenti che sono davvero un piacere per tutti i sensi, arrivo all'isolotto dove una bandiera mi ricorda che siamo in terra turca.
Nuoto vicino alla riva orlata di pini e pigne con le cicale che cantano insieme alle onde del mare.
L'acqua è limpidissima e con colori cangianti a seconda della luce e della posizione del sole.

mercoledì 9 ottobre 2019

Le incredibili falesie di Etretat in Normandia






Affacciata sulla Manica, la piccola Etretat è di una bellezza pazzesca e sorprendente.
Da lasciare senza fiato e pieni di meraviglia, è un paesino in Alta Normandia sulla Costa di Alabastro.
Un tratto di costa nord occidentale francese di più di un centinaio di chilometri fatto di candide scogliere sul mare con villaggi e prati inglesi, mulini a vento e chiesette.
Un villaggio tra le falesie bianche che si gettano a picco nell'Oceano ricoperte da verdissime prati, gabbiani, dirupi, spiagge, barche, chiesette ed archi calcarei.
Dei sentieri permettono di percorrere la costa e la parte superiore delle falesie.

La spiaggia di Etretat



Il paesino di Etretat è piccino ma molto caratteristico, è il tipico villaggio della Normandia fatto di case in legno e a graticcio, ardesia, mattoni con tetti a punta.
Poche vie ma molto veraci e tranquille, Etretat è sempre stato un villaggio di pescatori quieto reso famoso da Monet e gli altri artisti che se ne innamorarono.
E guardando questi panorami da cartolina non stento a crederlo.


chiesetta Notre dame de la Garde a Etretat