domenica 13 ottobre 2019

Alibey adasi, ovvero l'isola di CUNDA





C'è una piccola isoletta tra la costa turca e quella greca poco distante dall'isola di Chios, per i turchi è Alibey Adasi, per i Greci che rimasero qui fino al 1.922 è chiamata invece Cunda.
E' la più grande delle 23 isole dell'arcipelago al largo della cittadina di Ayvalik sulla costa Egea Turca.
E' una Turchia un po fuori rotta un po segreta a noi occidentali quella che trovo qui in questa zona di Egeo turco, una costa affascinante e ricca di baie, isolotti, persino barriere coralline. Una Turchia insolita per forme e colori, per occhi e volti. 
Ha un carattere tutto suo a tratti greco, con qualche tocco gitano, quasi spagnolo e molto turco. Una fusione di colori e stili particolari. Occhi turchi blu ovunque, tovagliette a quadretti, conchiglie, cesti di vimini, lanterne colorate, tazzine ottomane.



Prendo al volo la barchetta di legno bianca che fa la spola tra il porto di Ayvalik e l'isola.
Oggi è una giornata di sole perfetta.
Solchiamo il mare azzurrino chiaro e pulito e arriviamo al minuscolo porticciolo dell'isola di Cunda in una ventina di minuti che passano veloci osservando il mare che scorre sotto di noi.
Il capitano mi lascia il timone per qualche minuto da sola e mi fa provare a guidare per la mia gioia, prestandomi addirittura il suo cappello. Sono troppo gasata per il gentil gesto.
Adoro la simpatia e l'accoglienza dei turchi.
Ogni giro in barca è una piccola crociera nel mare, una scusa per assaporare il vento nei capelli e i toni di azzurro che cambiano tra il cielo e il mare.
Tutt'intorno i rilievi verdi dell'arcipelago abbelliscono il panorama circostante. Il mare è piatto come l'olio.
Cunda è un'isola piccina che pare quasi un prolungamento di Ayvlik visto anche il ponte che le collega e il fatto che gli abitanti fanno avanti e indietro tra i due posti con molta frequenza.
Un bus via terra e un caicco via mare fanno spola tra i due porti ogni mezzora e in venti minuti ci si trova dall'altra parte.
Arrivando al porticciolo isolano barchette ancorate dondolano leggermente nel mare azzurro solo lievemente increspato dal venticello contornato dai profili delle isole dell'arcipelago.
Ci si trova subito catapultati in questo piccolo paradiso di tavolini colorati, taverne tra le viuzze, case storiche in pietra rossa, campi di ulivi, spiagge violacee, mulini. Tutto in uno stile suo che sembra il mix delle varie culture che passarono di qui.
Piccole barchette in legno sono ancorate sul lungomare e fanno da ristorantini familiari offrendo fritto misto panini al pesce e altri piatti locali freschi. i bambini chiamano i clienti, i papà fanno servizio e le mamme cucinano.

Appena scesa al porto mi fermo per bere un caffè turco con locum fatto sulla sabbia bollente in uno dei bar simbolo dell'isola il TaşKahve con i suoi tavolini bianchi di legno vista mare e il baldacchino ottomano tradizionale del caffè locale.
Mi godo l'atmosfera rilassata stendendo i pieni nudi sulla sedia ammirando il mare davanti circondato di profili delle isole che ci circondano. E' un rifugio perfetto fatto di pace e natura, di vita che scorre lenta. Osservo la gente passare avanti e dietro, perlopiù turchi.
Il Taşkahve cafè non è tra i più raffinati dell'isola, è bello spartano e verace, è un luogo storico e uno dei classici punti di incontro degli abitanti di Cunda, oltre che dai viaggiatori e i turisti di passaggio.
E' una grande casa altra con finestre ampie e incorniciate delle pietre locali dette sarımsaki, i gabbiani che volano intorno, i vecchietti che fanno giochi da tavolo come le carte o i tavli.

Solo 16 km ci separano dalla vicina isola di Lesvos e Cunda pare quasi una sua sorella piccina, vi è molto dello stile e dei colori, e fu in passato sempre popolata da popolazioni egee e da greci.
Oltre ai monasteri e le case, persino le spiagge somigliano a quelle della vicina Lesvos.
Cunda oggi mi appare un  piccolo paesino di pescatori dai vicoli ciottolati colorati, taverne con allegri tavolini in cui molti vecchietti passano i pomeriggi a giocare a Tavli e sorseggiare cay o caffè.
Molti pergolati tra una casa e l'altra offrono ombra, lanterne e lampade colorate, colori contrastanti, accesi. E' un'isola colorata e molto decorata in uno stile che varia dal greco, al turco, all'arabo.

Dietro alla fila di ristorantini di pesce del porto si sviluppa il paesino piccolo ma caratteristico fatto di antiche case greche di pietra.
Cammino per il centro tra i tavoli e le taverne, le case storiche, il piccolo mercato coperto che ricorda i suk in cui vengono oggetti locali, bigiotteria e artigianali.
Piccole bancarelle di roba colorata a buon prezzo si susseguono una accanto all'altro.
Negli anni venti a Cunda e Ayvalik avvenne uno scambio di popolazione con i musulmani di Creta, qui tra le decorazioni e le tradizioni intravedo i tratti greci, arabi e turchi fusi ora in un'unico stile mediterraneo divenuto unico.

Ci fermiamo per una vera colazione nella via più famosa e caratteristica la Mithatpasa Mahallesi
in cui si trova un bar pasticceria ottimo e pieno di dolci tradizionali di ogni forma e gusto, il Karadeniz Pastanesi.
La via è piccina e coperta da un pergolato, una stuoia di paglia e lampade in vimini bianche con lampadine colorate molto caratteristiche.
E' la classica cartolina di Cunda, l'immagine più famosa e pittoresca.
Dominano i colori, la vivacità, la gente che affolla i tavolini.
Resto incantata dall'atmosfera di questa vietta a colori, dai sorrisi e delle chiacchiere della gente.
Il caffè turco ci viene servito su un vassoio ricavato dal tronco di un albero con un biscottino e un bicchiere d'acqua. Prendo una limonata della casa con foglie di menta.
Dentro un bancone ricco di torte e biscotti di ogni genere è preso d'assalto.



Lasciato il paesino alle spalle ci incamminiamo verso una stradina in salita che porta ai mulini a vento dell'isola, dietro indicazione di un gentile signore turco.
Sull'isola sono molte le stracce greche come chiese e monasteri, su una collina appena sopra il paese antichi mulini di pietra lavica vegliano sui dintorni in meria del loro passato.
Saliamo per la via lastricata e tra vecchie case greche sgualcite, asini, panni stesi, ulivi, fichi.
Arrivati in cima la vista panoramica su tutta l'isola è una bella sorpresa.
Da una parte case in pietra dai tetti rossi, alberi verdi, lembi di mare blu tra le colline in lontananza offrono scorci molto belli verso Ayvalik.

Dall'altro lato la strada scende verso la costa tra lembi di terra verdi e case locali, in lontanaza il profilo dell'isola Lesvos tra la foschia.
Sull'altra metà dell'isola si estende la riserva naturale fatta di verde, fichi, fichi d'india, ulivi e spiagge libere.
I mulini vennero costruiti in passato dagli abitanti per macinare il grano e ottenere la farina sfruttando la forza del vento.
Ne sono rimasti molti pochi purtroppo al giorno d'oggi, uno è stato restaurato a nuovo e offre un baretto panoramico in un giardino ben tenuto con colonne greche.
Qui si trova anche la libreria Sevim & Necdet H. Kent Library ricavata dentro una chiesa in sasso che è un vero tuffo nella storia del passato.














Cunda essendo un'isola è soprattutto mare, se avessimo più tempo faremmo una gita in barca verso la barriera corallina e partiremmo in lunghe esplorazioni ma non resteremo molto.
Un bus notturno ci porterà ad Istanbul. Abbiamo trascorso due giorni tra Ayvalik e qui possono bastare anche se certamente un giorno in più sarebbe stato il massimo per la crociera.
Avevo sperato di poter arrivare fino a Bozccada ma dovro rimandare al prossmimo viaggio turco.

A piedi dai mulini scendiamo e raggiungiamo a caso la spiggia di Kesebir Beach con bobine utilizzate come tavoli nell'acqua, un'amaca bianca e sedie pitturate di azzurro nel mare.
Arriviamo dopo aver attraversato la strada e un campo di ulivi con asini e cavalli, aver costeggiato la spiaggia libera orlata di belle ville sul mare.
Essendo un'isola di origine vulcanica è fatta quasi totalmente di terra rossa e nera; grigiastra a tratti violacea.
La spiaggia sassosa a tratti di ghiaietta non è bianca, il mare è bello e pulito ma proprio solo per i colori dei fondali non ha colori caraibici.
Ha comunque un'atmosfera turca piacevole ed un baretto per bere e mangiare.
Nuotare è piacevole, ci sono lettini e ombrelloni o la zona libera a destra in cui godere della solitudine.
Approfitto per nuotare e godere del relax che solo il mare puo donare, prima di ritornare in paese.
Per fortuna passa un pullmino mentre ci stiamo incamminando verso il centro e ci da un passaggio.










Sorseggio un cay nello stesso baretto della mattina il Taşkahve cafè, su un tavolino azzurro vista mare. Il centro dell'isola è qui, tra vecchi oggetti, vassoi di metallo intagliati, tazzine ottomane.
Dall'esterno è una casa bianca neoclassica dai bordi rossi e di pietra, grandi finestre.
All'interno sembra un tuffo nel passato, in quei vecchi posti greci in cui ora turchi del posto giocano a carte tra grandi vetrate colorate, lampadari enormi , tavoli di legno e roba sparsa alla greca.
Uno dei piatti più gettonati è un melone giallo tagliato a metà con sopra il gelato e il panino con il pesce fresco.
Il caffè viene macinato a mano in un grande mortaio di pietra poi bollito nei piccoli bricchi sulla sabbia rovente.
Davanti il mare di un bel colore azzurro è leggermente coccolato dal vento Meltem, piccole barchette di legno dondolano piano e le colline dietro completano la bella cornice.
Non potrebbe esserci posto migliore per gustare il mio te turco alla mela e assaporando l'estate calda e soleggiata. Nel cielo nemmeno una nuvola.






Il tempo passa presto mentre cammino per le viette centrali.
La sera a Cunda è chiacchiere, mangiare al tramonto in una delle barchette in legno ancorate con i tavolini in legno e il cibo locale a conduzione familiare.
Una accanto all'altra le barchette dondolano dolcemente nelle acque e offrono diversi piatti come insalate, calamari fritti, pesci freschi, panini con pesce e insalata. Ognuno è specializzato in un paio di piatti. Con dieci euro in due ci godiamo un'ottima cena sul mare.
Ci sediamo prima che il sole cominci a scendere quando ancora i toni del verde e dell'azzurro dominano il panorama.
Mangiare in barca è sempre caratteristico e unisce il piacere del mare con quello del cibo.
Poco a poco i toni cambiano in quelli del rosa e dell'arancio mentre i sole tramonta e stravolge il quadro di colori.
Sarà una cena indimenticabile sia per la freschezza degli ingredienti che per il panorama, non chè per l'atmosfera e l'accoglienza. Una cena turca in barca da ricordare, su quel minuscolo tavolino a bordo mare.


Ci sediamo sul lungomare un po osservando le luci tremolanti che si riflettono tra le onde e i profili ormai della notte.
Finiamo la serata bevendo un caffè alla pasticceria della via principale ora tutta illuminata di colori e affollata di giovani turchi prima che l'ultima barchetta di mezzanotte e mezza ci riporti ad Ayvalik.
I tavolini sono super affollati la sera e vivaci, le luci si accendono e fanno da cornice alle chiacchiere.
Provo una crema di cioccolato e mandorle buonissima con un caffè mentre osservo il via vai di gente.
Tutto il centro e i ristorantini in riva al mare sono pieni di turchi di cenano e festeggiano, non intravedo europei ma sembra tutto turismo locale.
E' bello essere ospiti di un luogo che ancora non è gettonato su ogni rivista.













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