martedì 23 febbraio 2010

Marocco - TAROUDANNT la piccola Marrakech

01 gennaio 2010

ERGH CHEGAGA - TAROUDANNT

Mi sveglio alle 6.20 al suono del cellulare che abbiamo puntato per risalire sulle dune e vedere l’alba. Mi sveglia in un momento in cui me ne dormivo beatamente al calduccio.
Resterei qui nel mio tepore, sotto le mie coperte, ma sono nel deserto e non posso certo farmi scappare questa occasione! Vinco la pigrizia iniziale. Sotto si è formato un bel microclima caldo, ma appena mi scopro, congelo! brrr
Ci vestiamo di corsa e usciamo dalla nostra tenda che la temperatura esterna è ancora bassa. Balbetto dal freddo. Non è così buio ma il sole è ancora lontano, sorgerà alle sette.
Il soffitto magico del deserto è così chiaro, di un bluetto così luminoso.
Saliamo le dune fredde, mentre diversi uccelli neri sorvolano la sabbia.
Cornacchie tra le dune rosa e il cielo azzurro mattutino, un bel quadretto.
Un berbero con il vestito tradizionale nero ed il cappello a punta che sale le dune sembra una visione, qui nel silenzio dell’alba che arriva.
Il sole inizia la sua salita verso il cielo e l’alba è qualcosa che ancora non scorderemo.
Colori più tenui del tramonto e più rosati, quasi più timidi.
Da una parte c’è la falce della luna e dall’altra il sole tondo.
Le dune assumono colori rosei, violacei e sossastri sotto la luce del sole che sale nel cielo, sempre di più. Sembra irreale.
La luna piena così argentea su queste dune nei toni rosso fuoco verso il violetto sembra un montaggio.
Piano piano la luce tocca le creste delle dune, i dolci pendii sabbiosi e accende tutti i colori. Dona loro l'aspetto di una consistenza morbida.
Come il sole si poggia sulla nostra guancia ci scalda. Si sente proprio che è un sole africano.
Lasciamo queste dune che coprono la terra arida. Terra che quando emerge perchè non è coperta dalla sabbia, è una crosta sottilissima e secca. Squame croccanti che si spaccano sotto il sole. C'è qualche ciuffo verde persino sulle dune. Piccoli fiorellini gialli. Il sole crea sempre suggestivi contrasti e giochi di luce nelle dune di questo deserto. Spiace lasciare questo angolino di mondo.

Torniamo al bivacco per la colazione, affamati come non mai. Per fortuna il cibo è abbondante. Crepes e pane di vario genere, jogurt, spremute, tè alla menta, marmellate, miele, olio e frutta.
Ripartiamo con la jeep, l’autista e la guida del deserto. Partiamo da Erg Chegaga per arrivare a Tarroudannt. Oggi i kilometri sono tantissimi. Arriveremo verso sera.
Uscendo dalle dune che si fanno sempre più basse e rade, ci allontaniamo dal bivacco e ci addentriamo nell’altra parte del deserto. Passiamo attraverso dunette piccole ornate da piante verde smeraldo che fan frutti gialli che sembrano mele. Ce ne sono tantissimi a terra. Poi capiamo perchè, la pianta è velenosissima! Però, come spesso accade alla specie tossiche, è molto invitante. Lentamente le dunette terminano e lasciamo spazio a terra e sassi. Ci sono delle montagne ogni tanto che emergono dal nulla, con quel loro color cacao e le forme tondeggianti.
Passiamo sull’enorme lago secco Iriqui, una distesa piatta di terra biancastra per il sale, tutta crepata dalla siccità. Una volta c’era un lago qui ed era molto grande. Il suo letto salato è tutto quel che resta ora. All’orizzone la calura crea un miraggio, è favoloso, sembra di vedere con i propri occhi un lago bellissimo con tante piante. Sembra vero! Cerco di immortalarlo in una foto. Il risultato non è proprio lo stesso, ma va bene. C'è persino una cicogna sul lago secco. Sola in queso deserto si sabbia e sale.
Ci fermiamo in una scuola nomade ma è chiusa. In realtà vi è un cartello: ecole nomade. Dopo un pò di strada si incontra una bandiera del marocco che si staglia fiera contro il cielo, ora azzurro. La scuola è solo una tenda in cui ci staranno al massimo dieci persone. Mi chiedo come facciano i bambini a orientarsi e trovare la scuola in questo nulla. Mi chiedo anche quanta strada facciano visto che all'orizzonte non vedo proprio nulla.
Facciamo sosta allora da una famiglia nomade che vive in una tenda. Ci sono la mamma e i quattro bambini. Vivono in questa tenda di stoffa sorretta da qualche bastone. Un pezzo di casa è di fango. Lei sta facendo un tappeto. Un gatto e una capra sono gli animali che possiedono. Ci offrono un tè. Non oso immaginare l’ultima volta che ha lavato quei bicchieri e soprattutto come. Il tè comunque è buono e preghiamo non ci faccia venire nulla di brutto.
Compriamo dalla bambina un braccialetto di perline e lasciamo la mancia. I bambini sono di una dolcezza commuovente e i loro occhi rimangono impressi nel cuore.
Riprendiamo la strada tra scenari che cambiano in continuazione, piccoli canion, montagne che puntano dal nulla e alberelli, terra che passa dal marrone cacao al giallo ocra, al grigio e al nero.

Arriviamo a Foum - Zguid, il primo paesino che si incontra e lasciamo giù la guida del deserto. E' un uomo fenomenale. Una di quelle persone che ti conquistano subito, così in gamba che potrebbe vivere ovunque. Una di quelle persone con la faccia da uomo saggio, più saggio di qualsiasi enciclopedia. Adorabile, mi piacerebbe rivederlo e sentire le sue mille storie.
La guida ci lascia il suo numero di telefono e ci salutiamo. Beato lui che per ora non ha nessun programma. Incontrerà qualcuno di strada che gli darà un passaggio a M'hamid.
Da qui si riprende l’asfalto e dopo una breve sosta ripartiamo per Tarroudannt.
Dopo un pò incontriamo Tiznit e ci fermiamo per un giretto. La città è circondata da possenti mura d'argilla. Ha un aspetto molto autentico e vogliamo fermarci per fare un giro con calma. Non sembra per nulla turistica. D’altronde non vediamo nulla per turisti e nemmeno stranieri. E’ bello essere immersi in questa realtà. La città è famosa per la lavorazione dell'argento e l'animata piazza del mercato gremita di bancarelle di frutta, spezie e molto altro. Tiznit era uno dei mercati preferiti dai berberi che adesso si sono ritirati verso l'interno e soprattutto nel Mali. E’ celebre per l’acquisto di gioielli berberi, si dice sia il posto migliore del paese. Adesso nel souk dei gioiellieri si possono trovare copie dei loro monili a volte anche di un certo pregio. L’autista si offre di portarci nel posto migliore per acquistare i gioielli, ma decliniamo l’invito. Non abbiamo molti soldi perchè abbiamo problemi a prelevare negli sportelli. Ci faremo bastare i soldi che abbiamo cambiato e rimandiamo gli acquisti all’ultimo giorno.
Ci fermiamo a telefonare in una teleboutique. Delle bambine e delle ragazzine mi guardano incuriosite dietro una porta. Mi chiedono di che paese sono e se possono farmi una foto. Certo, anche io faccio sempre le foto a loro, con volti, colori e abiti così differenti dai nostri. Compriamo un sacchetto di datteri, con 50 centesimi ce ne danno tantissimi. Sono ottimi! Finiamo il nostro giro per le vie fantasticamente berbere di questo villaggio, in cui il tempo sembra essersi fermato tanto tempo fa. Ci sono molte bancarelle e merci esposte dappertutto: nelle piccole bottegucce senza finestre o per terra.
Riprendiamo la strada seguendo la direzione di Taroudannt e ci fermiamo per vedere una vecchia kasbah. Giusto qualche minuto e riprendiamo il viaggio. Per raggiungere Tarroudant passiamo valli di arance sconfinate. Adesso è proprio la stagione delle arance e i camion per la strada sono pieni di frutti e persone che tornano dai campi. Sono così carichi, da dubitare sul fatto che riescano ad arrivare a destinazione senza perdere nulla di tutto quello che riescono a caricare.
Il territorio è pianeggiante ed agricolo, ci troviamo nella Valle del Souss. Il souss è il fiume che attraversa e da il nome a questa pianura alluvionale del sud del Marocco racchiusa tra le catene dell'Alto e dell'Anti Atlante. Quest'ultimo funge da divisorio orografico con le zone desertiche del Sahara. Taroudannt è la capitale storica di questa valle e la sua importanza nel passato era tale da renderla la quarta città del Marocco, questo almeno fino all'inizio dell'ottocento.

Arriviamo a Tarroudannt verso le 16.30 e subito rimango affascinata. Non riesco a rimanere indifferente al fascino che si prova avvistando per la prima volta le sue imponenti mura di argilla.
Il fascino dell'antico passato. Di mura antiche che sono sopravvissute fin ora.
Le mura in francese vengono chiamate: La Ceinture de Rempart. Sono lugnhe cinque chilometri. Imponenti sono i bastioni che offrono bei panorami dei dintorni.
Il colore delle mura è uguale a quello di Marrakech, con le stesse tonalità ocra circondate dal verde accesso delle palme.
Subito saliamo sui bastoni per ammirare la città, quasi tutta racchiusa nella medina.
Calessi che fanno il giro, carretti e molte persone per la strada.
Prima di fare un giro andiamo a posare i bagagli nella fattoria berbera, dove alloggeremo per la notte. Si trova a 3 km dalla Medina di Tarroudannt ed č un’oasi di pace e bellezza. La struttura ha una grande porta di legno con lanterne e mura color ocra. Tutto intorno campi e fiori bellissimi. C’č il giardino anche al centro della struttura contornato da portici con divani e tappeti. E’ a dir poco fantastico! Si chiama Riad El Aissi sito web: http://www.riadelaissi.com/
Peccato non poterselo gustare di più, ma ora vogliamo vedere la città. Vicino a noi c’è l’hotel dove alloggia abitualmente l’ex presidente francese Chirac, che dice di voler morire qui.
Ed il fascino di questa città mi ha già conquistata. L’autista ci accompagna e ci lascia davanti alla porta principale della Medina. L'imponente cinta muraria si innalza al di là di un immenso nastro di giardini e frutteti. L'acqua sembra non mancare anche se in estate dicono si arrivi a temperature veramente torride.
Al tramonto la luce del sole infiamma la possente mole di terra. Le merlate mura esterne in argilla e pietra assumo toni rosso fuoco con affscinanti ombre di palme e merletti. Facciamo il giro di queste mura spettacolari e bellissime. Le teste delle palme e i merletti che sti stagliano verso il cielo donano scorci meravigliosi. Qualcosa che non dimenticherò.
Tarroudannt è una città berbera sorta attorno ad un mercato e ha conservato l'antico fascino di una piccola città posta su una rotta di carovane.
 Ancora oggi da la sensazione di cittadina che ruota sul mercato locale. E' chiamata anche la Nonna di Marrakech perchè sembra, una Marrakech in miniatura. Un pò per i bastioni delle mura che la circondano anche se, a differenza di Marrakech, Taroudant contiene quasi tutta la città entro le sue mura. Sicuramente è meno caotica e meno tusitica.
Dopo aver giranto per un pezzo le mura entriamo in una delle porte e ci tuffiamo nel caos armonico di colori e suoni di questa città. E’ incredibile, zero turisti, gente di ogni tipo. Alcuni moderni, altri tradizionali, alcune donne coperte e alte no. Asini e carretti tra le strade piene zeppe di gente. Caffeucci, bottegucce e negozietti che non esistono piů da noi.
Ci perdiamo quasi per queste vie contorte e fuori dal tempo. C'è molta gente per la strada. un pò di tutte le età. Ci sono tantissime merci in vendita. Si nota subito che sono articoli non turstici. A differenza di Marrakech dove la maggior parte della merce esposta è destinata al turismo. Ci sono un sacco di botteghe minuscolo che vendono di tutto.
Compriamo due teiere per fare il tè marocchino, sono di ottima qualità, le paghiamo 7 euro cadauna in un negozio mini che vende solo teiere ma ne ha tantissime!
Nel frattempo si è fatto buio. Avevo letto da qualche parte di fare un giro di notte delle mura. Noi abbiamo fatto un giro breve al buio ed è affascinante. Bello il contrasto del colore oro delle mura merlate contro il cielo scuro della sera. giochi di ombre di palme, mura, bastioni e merletti.
Ci spiace tornare in albergo e finire la nostra passeggiata, ma alle 20.30 abbiamo la cena e mezz’ora ci serve per docciarci e cambiarci.
La sera è bella fresca e la luna nel giardino della fattoria dona un’atmosfera magica. E’ un luogo molto bello, un peccato restare una sola notte. Nella sala da pranzo della fattoria pilastri in legno, mura ocra e uccellini fanno da contorno alla cena. Cous cous e tajine che mangiamo in compagnia del nostro autista ed impariamo anche a mangiare con il pane.
 Loro mangiano tutto con il pane, versano un goccio d’acqua al centro del tajine e tiran su carne e verdura con i pezzi di pane. Tutto è molto buono e le porzioni abbondanti. Immancabile il delizioso tè alla menta per finire in bellezza.
Un giretto per la fattoria e a nanna presto. Prendo un’spirina perchè ho un mal di testa incredibile. Stanchissima mi addormento come un sasso sotto le coperte morbide del letto della nostra bella camera.


taroudannt

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