martedì 23 febbraio 2010
Marocco - VILLAGGI BERBERI villaggio magdaz
29 dicembre 2009 ( viaggio di capodanno 2009 2010)
da MARRAKECH - villaggio Magdaz - villaggio TOUFFRINE
La notte di Marrakech è fredda, ma il nostro piumone tiene un caldo perfetto. Alle cinque il nostro sonno viene interrotto dal canto del muezzin della moschea a fianco:
Dio e' il piu' grande (4 volte). (Allahu akbar) Sono testimone che non vi e' alcun dio all'infuori di Iddio (2x). (Ashhadu an la ilaha ill-Allah) Sono testimone che Muhammad e' il Profeta di Allah (2x). (Ashhadu anna Muhammadan Rasalu-Llah) Affrettatevi alla preghiera (2x). (Hayya ‘ala s-salah) Affrettatevi al successo (2x). (Hayya ‘ala l-falah) Dio e' il piu' grande (2x). (Allahu akbar) Non vi e' alcun dio all'infuori di Iddio. (La ilaha ill-Allah)
La sveglia suona alle 7.15, va bene perchè so di aver davanti una giornata ricca di sorprese.
Sono emozionatissima, sto per andare alla scoperta del Marocco!
Ho tanto sognato questo viaggio, ho programmato ogni tappa e tutto qui mi rende entusiasta, mi sorprende e mi riempie di meraviglia.. di gratitudine.. di bellezza...
Ottima colazione nel nostro riad di Marrakech con crepes, pane in diverse varianti, miele, marmellata, burro, frutta, succo, caffè e te alla menta, al quale non so già più rinunciare.Silenzio e canto di qualche uccellino in questa mattina raccolta, tra le mura di questa casa con cortile interno. Mi piace la tranquillità e l'ambiente accogliente dei Riad, esperienza da non mancancare in Marocco.
Con le pance belle piene partiamo puntuali per il nostro tour. L’autista era già lì quando siamo scesi per la colazione.
Usciamo da Marrakech in direzione Demnate, per raggiungere Touffrine, dove pernotteremo in un gite, ovvero una casa locale di berberi che abitano questa zona. Abbiamo optato per qualcosa di veramente locale, fuori dai soliti circuiti turistici... volevamo stare a contatto con la popolazione, incontrare i loro sorrisi, le loro storie, i loro sguardi... volevamo sentirci tra loro, guardare il loro mondo dall'interno....
Appena fuori dalla città di Marrakech ci son campi, persone sui carretti, panorami unici in questa mattina di sole di dicembre. Il colore rosso della terra è quello che mi sembra predominare.
Fuori dalla città inizia la campagna colitvata, uomini che bivaccano a terra, altri che sfrecciano su carretti, donne coperte e velate in vari colori.. bambini che vanno a scuola...
La strada pian piano inzia a salire perchè dobbiamo raggiungere le montagne dell'Atlas. Colline e montagne, i cui scenari cambiano in continuazione.
Montagne rosse, poi nere, poi giallastre e ancora rosso porpora. I colori qui sono spettacolari, affascinanti.. africani.. e lo sono anche le forme sempre uniche e diverse..
In lontananza vette innevate. Neve bianca in contrasto con i colori della terra.
Pendii di terra rossastra a chiazze gialline e marroncine, i colori creano affascinanti disegni. Qua è là ogni tanto dei cespugli verdi.
L'altezza di queste montagne raggiunge i 2.000 metri e queste colline sono povere di vegetazione.
Se dovessimo fermarci per una foto ogni volta non basterebbe un anno. Cerco di fermarmi per qualche scatto, ma qui sarebbe impossibile ripartire per tanta bellezza. Andrebbe percorsa a piedi, lentamente questa zona. Ecco perchè qui si organizzano molti trekking, passeggiate lente per ammirare e gustare ciò che si vede.
Scorci unici che mutano ad ogni curva. Vorremmo immortalare tutto e conservarlo nella nostra memoria così com’è. Vorrei fissarlo per sempre nella mente ... Sembra proprio che tutte queste immagini riempiano letteralemte gli occhi. Sembra che ci sia troppo da vedere.
I rilievi hanno pendii a volte tondeggianti e all'apparenza quasi soffici, scorci che fanno capolino da dietro rivelano invece rocce aspre. Toni del beige che si mescolano a terra rossa e pietre nere.
Continuiamo il nostro percorso attraverso una strada di montagna deserta, tortuosa che attraversa uno dei tratti più favolosi di questo paese. Una strada poco turistica. Vette innevate fanno capolino tra le montagne dai colori più sorprendenti. Le montagne dell’Africa coloratissime e diverse in tutte le loro forme. Alcune aspre e rocciose, altre dalle forme morbide e tondeggianti come quelle di un panettone, alcune spoglie e aride, altre con vegetazione. E’ un continuo cambiare, perenne sorpresa ad ogni curva e perenne cambiamento di scenario davanti ai nostri occhi ancora increduli.
Oltrepassiamo il passo Tizi’n outfi 2.150 mt e ci fermiamo per una sosta a Imi-n.Ifri, la bocca della caverna in berbero.
Una gola enorme di una caverna di stalattiti di roccia, deserta, popolata da corvi. Dopo una sosta in questo posto unico riprendiamo il viaggio. Mi sarei voluta fermare di più per entrare nella gola ma essendo molto grande, il percorso è lungo e il tempo stringe, dobbiamo fare molta strada.
Iniziamo ad incontrare i primi villaggi di fango, davvero belli in questo contesto. Incontriamo un piccolo mercato locale. Persone su asini o a piedi, bambini che giocano per la strada. Questa zona del Marocco è davvero bellissima, il panorama è stupendo in questo sali scendi.
Incontriamo donne cariche di legna che camminano sulle montagne e bambini a piedi, qualche ragazzo che era la terra.
Arriviamo a Touffrine verso le 13.00 nel gite dove alloggiamo per la notte e ci fermiamo per pranzare. Non sarebbe in programma ma abbiamo fame e loro così ospitali. E quando non ho fame io??
Mangiamo Tajine con verdure e carne .. il tutto cotto nella ceramica, nella tipica pentola chiamata tajine, molto buono anche se molto speziato da queste parti. Non è troppo piccante ma ci sono diverse spezie locali. Controno di ottimo pane fatto in casa e tè alla menta. Mangiamo insieme alla nostra guida e due uomini che ci ospitano: Oman e Mohamed. Piacevole stare insieme a parlare un francese che invento, dal momento che non lo parlo e non l'ho mai studiato. Anche così alla fine ci si capisce e si scherza un pò.
Dopo la sosta pranzo partiamo con la jeep per un fuori pista di 15 km, con l’autista e Mohamed, per raggiungere un villaggio berbero fuori dal tempo: MAGDAZ.
Per arrivare percorriamo un sentiero sterrato senza protezione alcuna, guadiamo più volte fiumi, passiamo un ponte strettissimo ed arriviamo sulle polverose strade di terra. Anche su questa strada gli scorci sono bellissimi, questo tratto è molto verde. Ci sono molte piante, pareti di roccia e molti paesini con le case rosse di terra. Manciate di cubi rossastri con le finistre decorate da inferiate lavorate in ferro battuto. Bambini che ti guadano incuriositi, donne timide che si nascondono il volto, uomini che salutano, donne che lavano al fiume o portano la legna in spalla. Sembra di vedere un film che scorre davanti ai nostri occhi.
Ci sono diverse donne che si arrampicano sulle montagne cariche di legna. Senza nemmeno un gerlo, ma semplicemente con un carico di rami legati con uno spago. Qualche uomo passa a dorso di un asino. Passa un camion e il suo tetto è pieno di gente.
Impieghiamo un’oretta per giungere a destinazione, tra questi panorami spettacolari. Sono le tre del pomeriggio e c’è un bel sole caldo anche tra queste montagne. L’aria è pura e fresca. Tra le montagne rossastre ci sono paesini che quasi si mimetizzano e dei ruscelli d’acqua. Piccole case in fango che ogni volta hanno il colore esatto della terra in cui si trovano. Alcuni quasi si fanno fatica a distinguere. Hanno un architettura molto bella e semplice. Alcuni sono composti proprio da quattro case, altri sono più grandi e articolati. Ma la fantasia non manca.
Lungo la strada abbiamo dato un passaggio ad un signore un più anziano, vestito con l’abito tradizionale marocchino, che abbiamo scoperto poi, essere il sindaco di Magdaz. Questo piccolo paesino, è una vera chicca. Interamente costituito da case di fango rosso, ornato da cactus e fichi d’india, si erge fiero in tutto il suo colore energico e in tutta la sua bellezza sul lato destro della montagna. I panni stesi al sole sulle piccole terrazze di fango, donano colore al paese. Panni colorati gialli, azzurri, viola e verdi.
Prima di fare il giro del paese, facciamo una passeggiata con Mohamed fino alla cascata di Magdaz. Ci vuole un’oretta per arrivare e non ci sono strade. Si cammina e ci si fa strada per i pendii della montagna, in un percorso non segnato e soprattutto motlo diffcile da trovare se non si conosce bene la zona. Il sentiero è molto bello, vario, bellissimo il contesto naturale ed i colori. Mohamed naturalmente è agile come un gatto e conosce la zona come le sue tasche. Noi impiegheremmo anni per ricordarla. Non c’è nessun tipo di indicazione o sentiero. Si deve attraversare più volte il fiume sui sassi. Ogni volta spero di non fare la figura di caderci dentro! Visto che sono abbonata a queste figuracce ahahaha
I panorami sono bellissimi tra questi monti rossastri, anche se la fatica si fa sentire. Finalente, rossi in faccia e sudatissimi arriviamo alla cascata. Bellissima e alta tra delle rocce frastagliate rosse, davvero bella. E' vero che non scende molta acqua ma il contesto mi piace un sacco. Ci concediamo un pò di riposo, scattiamo qualche foto e riprendiamo la strada di ritorno. La passeggiata è stata davvero bellissima, vorrei viaggiare lenta tra queste montagne. Vale la pena restare qui, senza fretta. Nel silenzio completo e nella natura. Solo il rumore della cascata, del ruscello e degli uccellini.
Scorgiamo delle donne con i vestiti colorati. Appena ci vedono scappano. La guida dice che vivono sulle montagne con animali al pascolo e han paura di noi. Questa passeggiata ci ha permesso di immergerci nell’atmosfera montana di questi villaggi berberi.
Magdaz è un villaggio molto bello. Fuori dal tempo. Ha diversi granai collettivi, sette per la precisione. La sua gente è molto riservata e schiva. Abbiamo visto qualche testa fare capolino dietro le finestre o i muri. Nessuno si è avvicinato.
E’ uno dei villaggi più popolosi della zona, ma essendo molto isolato, la sua gente è ancora diffidente con gli stranieri.
Ora capisco perchè è considerato uno dei villaggi più belli dell’ Atlante. Le case sono costruite su diversi livelli con legno e pietre con una tecnica conosciuta solo da queste parti e a Fakhour in Yemen e Afganistan.
Risaliamo le vie di Magdaz e il sindaco, con Mohamed e l’autista ci fa fare la visita del granaio collettivo del paese. Ovviamente interamente in fango, senza corrente elettrica e senza vetri alle finestre. Saliamo le scale a chiocciola buie, formate da legni e fango, uno in fila all’altro, per arrivare alla terrazza del granaio dove rivediamo la luce. Le scale sono un pò consumate e al buio pesto non si vede dove si mettono i piedi. Devo sembrare poco agile, al loro confronto.
Una volta saliti si accede alla terrazza. La visuale sulle case e sulle piccole terrazze rosse del paese, colorate dai panni messi ad asciugare è magnifica. Donne che stendono con vestiti coloratissimi, donne che lavano al fiume con la cenere. Scorci di una vita semplice e primitiva. Le case sono su diversi livelli lungo il pendio della montagna. Case con terrazzine che si incastrano l'una nell'altra. Tetti di fango con pennacchi di paglia e rami. C'è persino la torre alta del minareto.
Non senza difficoltà riscendiamo dalle scale al buio pesto ed entriamo a casa del sindaco. Una stanza piena di tappeti, sul pavimento e come "divano". Il sindaco ci fa accomodare e ci da il benvenuto con un tè alla menta. Ottimo come nella migliore tradizione berbera. Ci sono vecchi libri con dei reportage fotografici sui villaggi berberi, ancora in bianco e nero in lingua francese. E delle noci sul tavolo che sembrano ancor piů vecchie dei libri. La casa del sindaco, sempre in fango, ha delle bellissime inferiate di ferro battuto lavorate. C'è un bel panorama sul paese e sul fiume. Lasciamo la mancia di 10,00 euro e riscendiamo dopo esserci accomiatati con una foto ricordo.
Prima di salire sulla jeep distribuiamo un pò di penne e fogli ai bambini del paese che si sono radunati intorno alla nostra macchina e ci guardano con molta curiosità. No hanno proprio nulla qui e anche solo una penna riempie i loro occhi di gioia. I loro sguardi mi bucano la coscienza e mi fanno sentire in colpa. Non per il solo fatto di avere molto più di loro, ma per il fatto di non esserne sempre consapevole e contenta. Pieni di cose delle quali ci lamentiamo sempre. Ed è strano vedere che ci guardiamo con curiosità reciproca.
Ripercorriamo la strada, i fiumi, il ponte e raggiungiamo il piccolo villaggio di Touffrine che sono le 19.00. Non abbiamo scelto un hotel, ma volevamo un alloggio autentico. Praticamente siamo ospiti a casa di una famiglia che ha appeso un cartello fuori con scritto "Gite". La casa è essenziale, quasi senza mobili. I tappeti occupano interamente il pavimento delle stanze. Il corridoio è una gettata di cemento senza piastrelle e senza mobili. Alla fine del corridoio, prima delle scale, c’è un ribinetto a fontana.. Il riscaldamento non esiste e fa freddo perchè siamo sopra i 2.000 metri di altitudine. Ma la loro ospitalità e la cortesia scaldano il cuore.
Ci fanno accomodare in una stanza. I tappeti sono per terra e dove ci si siede. Occupano quasi tutto. Ci servono la cena in questo salone, una stanza senza nessun mobile, dalle pareti completamente azzurre e le finestre su di un lato, che guardano il paese e il fiume. Ci sono le inferiate in ferro battuto verniciate d’azzurro. Fuori i colori rossastri dei muri in fango.
La cena è una zuppa berbera di zucca speziata, un ottimo tajine e cous cous con carne e verdure, pane fatto in casa, acqua. Per finire ci offrono l'immancabile tè alla menta. Il tutto molto buono. Ci presentano anche le loro figlie, che con un pò di timidezza ci fanno un inchino e ci salutano.
Finita la cena Omar ci porta a fare un giro per la strada del paese al chiaro di luna. La luna è così luminosa da rendere ben visibile la strada, il fiume ed il paese, in questo angolo di mondo senza lampioni. E’ suggestivo passeggiare nel silenzio totale delle montagne, solo il rumore del fiume e del vento freddo della sera. La strada è una striscia nera che costeggia la montagna e il fiume. Ombre violacee sotto una luna argentea e luminosa come non mai. Una sensazione difficile da dimenticare.
Ci mostrano la stanza dove dormiremo e qui ci sarebbe voluta una foto alle nostre facce! Nel freddo senza riscaldamento, una stanza completamente vuota. I tappeti ricoprono il pavimento. Come letto abbiamo due materassi sottili poggiati per terra. Niente lezuola, solo una montagna di coperte, adagiate in un angolo della stanza. I muri sono azzurri fin sopra le finestre e bianchi nella parte superiore e del soffitto. Le tre finestre hanno le inferiate lavorate e sono completamente azzurre, sia dentro che fuori.
Andiamo a letto coperti con maglioni, cappello di lana in testa e calzamaglia sotto i pantaloni. Mi sveglio in piena notte che devo andare assolutamente in bagno. I servizi sono fuori casa, noi ci troviamo al primo piano. Bisogna scendere le scale e il bagno si trova all’esterno davanti alle scale d’ingresso. Non c’è lo sciacquone, sarebbe la latrina di una volta. C’è un secchio pieno d’acqua con dentro un pentolino. Mi rimetto a letto sotto le coperte e dormo fino alla mattina.
Esperienza fantastica e unica !
da Marrakech a Touffrine
le foto del villaggio di Magdaz le pubblico in un post a parte
QUI L'ALBUM FOTO
http://www.flickr.com/photos/37888175@N06/sets/72157625299348599/
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