29 12 2010
Dopo una bella colazione in hotel con caffè, pane, hummus e marmellata siamo pronti per affrontare la giornata di oggi. Il taxista palestinese verrà a prenderci in hotel alle 8.30 come accordato e ci porterà prima sul Monte nebo, poi al Mar Morto per un bagnetto e in fine ci lascerà a Madaba, dove passeremo le prossime due notti.
Alle 8.00 è già in reception che ci aspetta, fatta colazione e pagato il conto si parte!
La giornata è ancora fredda ma soleggiata, trenta sono i chilometri che ci dividono dal monte commemorativo di Mose. Sul Monte Nebo il profeta morì e fu sepolto e ad oggi mi dicono che non è stata ancora scoperta la tomba. Non so se bisogna essere per forza così credenti per trovarlo un posto suggestivo. Storia e religione a volte si fondo e questo luogo anche turistico non può che essere comunque mistico ai miei occhi.
Arriviamo all'ingresso sul monte che in terra gordana chiamano con il none di Siyagha, il cCosto del biglietto è 2 jd a persona. Con i suoi ottocento metri è il punto più alto della zona che una volta era l'antico regno di Moab. Nelle giornate limpide si vede tutta la valle del Giordano, la valle dell'Araba, le steppe di Moab e Gerico al di là del Giordano, dove inizia la terra promessa. Il cielo dapprima limpido, si è annuvolato e la foschia non lascia vedere troppo lontano. Ma le testimonianze bibiliche sono sotto ai nostri occhi come le steppe di Moab dove Elia sale al cielo e dove battezza Giovanni Battista. Gesù fu battezzato nel Giordano e da qui cominciò la sua vita pubblica. Il Monte Nebo mi fa riflettere sulla speranza e la fiducia. Speranza nel futuro, come Mosè. Il Signore gli mostrò tutto il paese, Galaad fino a Dan, tutto Neftali, il paese di Efraim e di Manasse, tutto il paese di Giuda fino al Mar Mediterraneo e il Neghev, il distretto della valle di Gerico, città delle palme fino a Zoa. Mosè vide la terra promessa, morì a 120 anni sul monte senza giungervi mai. E anche noi oggi saliamo sul monte e come Mosè vediamo la terra promessa senza arrivarci. Ci troviamo lungo l'antica strada dei re a nord-ovest di Madaba e il monte Nebo con la sua importanza religiosa unisce diverse religioni, sacro per gli ebrei, per i cristiani e anche per i musulmani. Il vento è l'unico rumore oggi mentre siamo qui e ci guardiamo intorno, scrutando le forme morbide della terra arida che lo circonda.
C'è una casetta che fa da museo con foto, mappe e mosaici. Dove Mosè osservò la terra promessa è stata costruita una terrazza panoramica con una mappa. Vicino una grande croce a forma di serpenti di rame intrecciati è oggi il simbolo del monte. Stanno anche costruendo una chiesa di pietra. Noi italiani siamo arrivati anche qui, visto che la croce è stata realizzata da Giovanni Fantoni per ricordare il serpente di rame che Mosè. Lo mise sopra un’asta, così che quando un serpente mordeva qualcuno, questi doveva solo guardare il serpente di rame di Mosè per restare in vita.
Questi sono i luoghi in cui abbracciando l'orizzonte con lo sguardo, soli, pensiamo davvero.
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