mercoledì 10 giugno 2009

memorie di un viaggio marocchino




MAROCCO è ....... soffici dune mobili del deserto viste sotto la calda luce cangiante del sole, scosse e rigate dal vento in piccole ondine che le fanno sembrare un mare sconfinato.
Le orme dei nostri piedi nudi che salgono affannosi sui pendii sabbiosi.
Le creste delle dune dalle forme morbide, che danno vita a ombre che sfumano dal color ocra al cacao, al rosso fuoco e al blu.
La sensazione di infinito, di tutto e del niente più assoluto.
Sono i passi che nel deserto si spengono con un soffio di vento, come le fiamme delle candele. È la luce rossasta che accarezza le dune e le accende.
Quando il sole scende la sua luce da oro, si fa rosso fuoco. Quasi sfuma tutti i contorni che l'occhio umano riesce a scorgere attraverso il buco serratura umana che è l'occhio. Dalla penombra affiorano le creste rosse delle dune illuminate dal sole caldo. E sembra un mare infinito di onde scure dalle creste rosso fuoco che si piegano come i cavallucci di un'onda, di questo oceano di dune che è il desrto.
È luna gialla, incredibilmente luminosa che si leva in un cielo africano, ora rosa e azzurro, che cambia tonalità in continuazione. E' il vento incessante che sfiora la tua guancia, riempiendoti di sabbia ovunque. Quella sabbia morbida, impalpabile e secca. Dalla parte opposta scendendo nelle dune basse i profili alti in controluce appaiono muri neri modellati dal vento, alle spalle di un cielo africano giallo e arancio.
È il cielo la notte, color carta da zucchero e non buio pesto. È la luna così luminosa e fiera che illumina le dune. Il fuoco che si accende al centro del bivacco, con gli umoni di colore vstiti con lunghi abiti bianchi e sciarpa bianca a coprire il capo. Tengono in mano e scaldano i tamburi sul fuoco. Per poter suonare la pelle dev'essere tesa. E con questo freddo non riesce a dilatarsi a dovere. E' cantare a ritmo di tamburi sotto la notte africana che offre la sua luna piena, il suo cielo così blu e la sensazione unica del deserto, anche di notte. Stare qui nel nulla, ma non aver bisogno di nulla.
È l'alba che arriva al mattino, nella fredda luce del primo giorno del'anno, che toglie il buio azzurrino e scalda le dune con il suo riflesso dorato. Ne fa emergere le creste, i dolci pendii modellati dal vento secco del deserto e scopre le sue forme di meringhe. Le ombre si fanno violacee mentre le parti illuminate delle dune divengono di rosa rossastro molto caldo. La terra che non è coperta dalla sabbia è bianca e squamata. Strati sottilissimi di terra secca come una crosta, che si sgretola e si quama sotto il caldo atroce. E' un uomo con il vestito nero tradizionale con cappello a punta che cammina in questo mare di sabbia, sotto una luna metallo che si inabissa nel cielo violaceo, popolato da cornacchie nere. Sono i giochi di luce e di ombre che mutano ogni secondo sotto un sole che sta sorgendo ed allunga i suoi raggi, scopre lentamente la parte superiore delle dune, per poi salire in alto e illuminare tutto. Sono i fiorellini gialli e i cespugli verde smeraldo che non pensavi di trovare sulle dune.
E' partire la mattina e appena lasciate le dune, scoprire un terreno sassoso, con piccoli cespugli verdi. E' meravigliarsi di come da una distesa piatta le dune inizino così all'improvviso. E' la distesa secca e bianca di sale del lago iriqui, sul quale troviamo una cicogna. E ti chiedi cosa faccia mai in mezzo a questo nulla. E' il miraggio che sorgi all'orizzonte per la prima volta, ed è più bello e reale di quel che avresti mai immaginato. Si vede proprio un lago azzurro con tanti alberi!
Sono le montagne nero cacao che emergono dalla distesa piatta del deserto e sembrano biscotti che si sgretano sotto il sole. Sono color nocciola, cacao e vaniglia. Forme soffici plasmate dal sole e dal vento. Ai loro piedi la terra che si è sgretolata. La conformazione del terreno è molto varia e cambia in continuazione. Terra secca, sassi ora neri, ora rosa. Distese un po' sabbiose con piccoli ciuffetti gialli che fanno capolino e distese di terra secca e nuda.
E' arrivare da Erg Chegafa a Foum Zguid e veder appare un villaggio annunciato dalla porta con l'arco bianco e le torrette marroncine. Gli edifici sono rosa con piccoli bordi bianchi. Sul lato destro della collina il motto del paese: Dio, Patria, Re. Scritto in bianco, con sassi, in lingua araba. Il paese è una via su cui si affacciano le poche case. Edifici di al massimo due piani con le facciate rosa. Al piano terra piccoli portici rotondi. Al loro interno porte di ferro azzurre aprono per offrire piccoli negozietti. A fare da sfondo a questo piccolo insediamento montagne e palme. Il sole è bello caldo. Per le strade la gente del posto si muove lenta e svogliata, molti sono seduti ai lati delle strade o appoggiati al muro della moschea.
Sono le pochissime vie del paese piene di gente a piedi, in bici o in carretto. Ognuno occupato nelle proprie faccende quotidiane. Sono i tajine sul fuoco e carne sulla griglia. Il fumo che esce invade anche la strada e inzuppa le tende unte e scolorite. Sono le coca cola in bottiglietra di vetro con la scritta araba. Sono finestre dalle inferiate in ferro bianco e azzurro. Vecchi mercedes color beige sono i taxi del paese.

Diana









Ho già attraversato tante volte queste sabbie, disse il cammelliere, ma il deserto è tanto grande, gli orizzonti rimangono così lontani da farti sentire piccolo e lasciarti senza parole.

Paulo Coelho
 

Nessun commento:

Posta un commento