sabato 22 settembre 2012

SIDDHARTA Hermann Hesse



L'anima tua è l'intero mondo.

L'uomo nel sonno, nel profondo sonno, penetra nel proprio Io e prende stanza nell'Atman.

Tutto questo è fuga di fronte all'Io, breve pausa nel tormento di essere Io, è un effimero stordimento contro il dolore insensato della vita.

Godiamoci questi frutti e attendiamo quelli che verranno.

Il suo volto e il suo passo, il suo sguardo chetamente abbassato, la sua mano che pendeva immota, e perfino ogni dito della mano penzolante, esprimevano pace, esprimevano perfezione: nulla in lui che tradisse la ricerca, l'aspirazione a qualche cosa, egli respirava dolcemente in una quiete imperitura, in una imperitura luce, in una pace inviolabile.

Dolore era la vita, pieno di dolore il mondo.

sei diventato un uomo e scegli da te la tua strada. Possa tu percorrerla fino alla fine. Possa tu trovare la liberazione.

Desidero anch'io saper guardare, sorridere, sedere e camminare così libero, venerabile, modesto, aperto, infantile e misterioso.

Io avevo paura di me, prendevo la fuga davanti a me stesso.

Voglio conoscermi, voglio svelare quel mistero che ha nome Siddharta.

Si lasciò inghiottire dalla città, s'immerse nella corrente delle strade, si fermò nelle piazze, riposò sui gradini di pietra in riva al fiume.

Si guardò attorno come se vedesse per la prima volta il mondo. Bello era il mondo, variopinto, raro e misterioso era il mondo.

la realtà era al di là delle cose visibili.

Bello era il mondo a considerarlo così: senza indagine, così semplicemente, in una disposizione di spirito infantile.

Siddharta aspetta, pensa, digiuna, ma passa attraverso le cose del mondo come la pietra attraverso l'acqua, senza far nulla, senza agitarsi: viene scagliato, ed egli si lascia cadere. La sua meta lo tira a sè, poichè egli non conserva nulla nell'anima propria, che potrebbe contrastare a questa meta.

Ognuno prende, ognuno dà, così è la vita.

Ognuno da di quel che ha. Il guerrero dà la forza, il mercante la merce, il saggio la saggezza, il contadino il riso, il pescatore pesci.

Egli restava sempre aperto a quello che questi uomini avevano da offrirgli.

Non vado in nessuno posto. Sono soltanto in cammino. Vado errando.

ora egli amava ogni cosa, era pieno di lieto amore per tutto ciò che vedeva.

Ho dovuto peccare per poter rivivere.

Hai sentito cantare l'usignolo nel tuo petto e l'hai seguito.

Son dovuto passare attraverso tanta sciocchezza, tanta bruttura, tanto errore, tanto disgusto e delusione e dolore, solo per ridiventare bambino e poter ricominciare da capo. ma è stato giusto, il mio cuore lo approva, gli occhi miei ne ridono.

E' bene sperimentare personalmente tutto ciò che si ha bisogno di sapere. Che i beni materiali e la ricchezza non siano un bene, questo l'avevo già imparato da bambino. Saperlo, lo sapevo già da un pezzo; ma viverlo, l'ho vissuto soltanto ora. E ora lo so; lo so non solo con la mia mente, ma lo so coi miei occhi, con il mio cuore, con il mio stomaco.

Ascoltare è porger l'orecchio con amino tranquillo, con l'anima aperta, in attesa, senza passione, senza deisderio, senza giudicare, senza opinioni.

Il fiume si trova dovunque in ogni istante, alle sorgenti e alla foce, alla cascata, al traghetto, alle rapide, nel mare, in montagna, ovunque in ogni istante, per lui non vi è che presente, neanche l'ombra del passato, neanche l'ombra dell'avvenire.

La ferita non gli era data per rovistarci dentro e dilaniarla, ma perchè fiorisse in tanta luce.

Le loro vanità, le loro cupidigie, le loro piccolezze perdevano il ridicolo, diventavano comprensibili, diventavano degne di compassione, perfino di rispetto. Vedeva la vita in ognuna delle loro azioni.

D'ogni verità anche il contrario è vero.

Il mondo è perfetto in ogni istante: ogni peccato porta in sè la grazia, tutti i bambini portano in sè la vecchiaia, tutti i lattanti la morte, tutti i morenti la vita eterna.

''Siddharta si chinò, alzò una pietra da terra e la soppesò sulla mano. “Questa” disse giocherellando “è una pietra, e forse, entro un determinato tempo, sarà terra, e di terra diventerà pianta, o bestia, o uomo. Bene, un tempo io avrei detto: ‘questa pietra è soltanto una pietra, non val niente, appartiene al mondo di Maya: ma poichè forse nel cerchio delle trasformazioni può anche diventar uomo e spirito, per questo io attribuisco anche a lei un pregio’. Così avrei pensato un tempo. Ma oggi invece penso: questa pietra è pietra, ed è anche animale, è anche Dio, è Buddha, io l’amo e l’onoro non perchè un giorno o l’altro possa diventare questo o quello, ma perchè essa è, ed è sempre stata, tutto; e appunto questo fatto, che sia pietra, che ora mi appaia come pietra, proprio questo fa si che io l’ami, e veda un senso e un valore in ognuna delle sue vene e cavità, nel giallo, nel grigio, nella durezza, nel suono che emette quando la colpisco, nell’aridità e nella umidità della sua superficie.

Queste son cose, e le cose si possono amare. Ma le parole non le posso amare. Ecco perchè le dottrine non contan nulla per me: non sono nè dure nè molli, non hanno colore, non hanno spigoli, non hanno odori, non hanno sapore, non hanno null’altro che parole. Forse è questo che impedisce di trovar la pace: le troppe parole. Poichè anche liberazione e virtù, anche Samsara e Nirvana sono mere parole, Govinda. Non c’è nessuna cosa che sia il Nirvana, esiste solo la parola nirvana”.''

A me importa solo di poter amare il mondo.

A me importa solo di poter considerare il mondo, me e tutti gli esseri, con amore, ammirazione e rispetto.

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