giovedì 13 settembre 2012

VA' DOVE TI PORTA IL CUORE Susanna Tamaro



In quella notte, all'improvviso, mi ero accorta di una cosa e cioè che tra la nostra anima e il nostro corpo ci sono tante piccole finestre; da lì, se sono aperte, passano le emozioni, se sono socchiuse, filtrano appena. Solo l'amore le può spalancare tutte insieme e di colpo, come una raffica di vento..

Se a un tratto ci si trova nudi, bisogna avere il coraggio di guardarsi allo specchio così come si è.

Dovevo ricominciare tutto da capo. Mada dove? Da me stessa. Tanto era facile dirlo, altrettanto era difficile farlo.

Piuttosto in qualche parte di me intuivo che quella perdita così improvvisa non era - non doveva, non poteva essere - fine a se stessa. C'era un senso là dentro, questo senso lo scorgevo davanti a me come un gradino gigante. Era lì perchè lo superassi? Probabilmente si, ma non riuscivo ad immaginare cosa avrei visto una volta salita.

Conosci te stesso. Aria, respiro.

Prima di giudicare una persona cammina per tre lune nei suoi mocassini.

Capire da dove si viene, cosa c'è stato dentro di noi è il primo passo per poter andare avanti senza menzogne.

Fare errori è naturale, andarse senza averli compresi vanifica il senso di una vita.

Le cose che ci accadono non sono mai fini a se stesse, gratuite, ogni incontro, ogni piccolo evento racchiude in sè un significato, la comprensione si se stessi nasce dalla disponibilità ad accoglierli, dalla capacità in qualsiasi momento di cambiare direzione, lasciare la pelle vecchia come le lucertole al cambio di stagione.

Trovare scappatoie quando non si vuol guardare dentro a se stessi è la cosa più facile del mondo.

Una colpa esterna esiste sempre, è necessario avere molto coraggio per accettare che la colpa - o meglio la responsabilità - appartiene a noi soltanto.

Se la vita è un percorso, è un percorso che si svolge sempre in salita.

Avevo capito da dove dovevo partie. Capire dove dovevo arrivare è stato è stato un processo lungo, pieno di ostacoli ma appassionante.

L'unico maestro che esiste, l'unico vero e credibile è la propria coscienza. Per trovarla bisogna stare silenzio - da soli e in silenzio - bisogna stare sulla nuda terra, nudi e senza nulla intorno come se si fosse già morti. In principio non senti niente, l'unica cosa che provi è terrore, ma poi, in fondo, lontana, cominci a sentire una voce, è una voce tranquilla e forse all'inizio con la sua banalità ti irrita. E' strano, quando ti aspetti di sentire le cose più grandi davatni a te compaiono le piccole. Sono così piccole e così ovvie che ti verrebbe da gridare "ma come? tutto qui?" Se la vita ha un senso - ti dirà la voce - questo senso è la morte, tutte le altre cose vorticano solo intorno.

Saperlo con il pensiero è una cosa, saperlo con il cuore è un'altra, completamente diversa.

Solo il dolore fa crescere, ma il dolore va preso di petto, chi scivola o si compiange è destinato a perdere.

Secondo lui il cuore dell'uomo era come una terra, metà illuminato dal sole e metà dall'ombra. Neanche i santi avevano luce dappertutto. Vivere è soltano essere coscienti di questo, saperlo, lottare perchè la luce non scompaia sopraffatta dall'ombra.

Diffidi di tutto tranne quello che dice il suo cuore.

Era un cammino limitato alla conoscenza di me stessa. In quel cammino a un certo punto mi ero trovata davanti a un muro, sapevo che oltre quel muro la strada andava avanti più luminosa e più larga ma non sapevo come fare a superarlo.

In realtà ha soltanto una paura tremenda. Si lasci andare e ciò che ha da venire verrà.

Seduta sotto la quercia non sia lei ma la quercia, nel bosco sia bosco, sul prato sia prato, tra gli uomini sia con gli uomini.

Ogni volta in cui crescendo, avrai voglia di cambiare le cose sbagliate in cose giuste, ricordati che la prima rivoluzione da fare è quella dentro se stessi, la prima e la più importante.

Lottare per un'idea senza avere un'idea si sè è una delle cose più pericolose che si possa fare.

Ogni volta che si sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricordati del loro modo di crescere. Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al primo colpo di vento, mentre in un albero con molte radici e poca chioma la linfa corre a stento. Radici e chioma devono crescere in egual misura.

E quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere non imboccarne una a caso ma siediti e aspetta. Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai fermo in silenzio e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti parla, alzati e và dove lui ti porta.

L'infanzia e la vecchiaia si assomigliano. In entrambi i casi, per motivi diversi, si è piuttosto inermi, non si è ancora e non si è più partecipi della vita attiva e questo permette di vivere con una sensibilità senza schemi, aperta.

E'durante l'adolescenza che comincia a formarsi intorno al nostro corpo un'invisibile corazza. Il processo della sua crescita somiglia un pò a quello delle perle, più grande e profonda è la ferita, più è forte la corazza che si sviluppa intorno.

Le lacrime che non escono si depositano sul cuore, con il tempo lo incrostano e lo paralizzano come il calcare incrosta e paralizza gli ingranaggi della lavatrice.

La vita non è una corsa ma un tiro al bersaglio: non è il risparmio di tempo che conta bnsì la capacità di trovare un centro.

Purtroppo non siamo essesi sospesi in bolle di sapone, vaganti felici per l'aria; c'è un prima e un dopo nelle nostre vite e questo prima e dopo intraccpola i nostri destini, si posa su di noi come una rete sulla preda.

La scelta della famiglia nella quale ci si trova a nascere è guidata dal ciclo delle vite. Si hanno quel padre e quella madre perchè soltanto quel padre e quella madre ci permetteranno di capire qualcosa in più, di avanzare di un piccolo, piccolissimo passo.

I cambiamenti si accumulano in sordina, piano piano e poi a un certo punto esplodono.

Dove c'è Dio non c'è posto per il caso.

Ogni cosa che ti accada, accade perchè ha un senso.

C'è un confine sottilissimo, passarlo o non passarlo è questione di un attimo, di una decisione che si prende o non si prende; della sua importanza ti rendi conto soltanto quando l'attimo è trascorso.

L'idea del destino è un pensiero che viene con l'età.Quando si hanno i tuoi anni generalmente non ci si pensa,ogni cosa che accade la si vede come frutto della propria volontà,ti senti come un operaio che,pietra dopo pietra,costruisce davanti a sè la strada che dovrà percorrere.Soltanto molto più in là ti accorgi che la strada è già fatta; qualcun altro l'ha tracciata per te ,e a te non resta che andare avanti. E' una scoperta che di solito si fa verso i 40 anni,allora cominci a intuire che le cose non dipendono da te soltanto. E' un momento pericoloso,durante il quale non è raro scivolare in un fatalismo claustrofobico. Per vedere il destino in tutta la sua realtà devi lasciar passare ancora un po di anni. Verso i 60, quando la strada alle tue spalle è più lunga di quella che hai davanti,vedi una cosa che non avevi mai visto prima:la via che hai percorso non era dritta ma piena di bivi, ad ogni psso c'era una freccia che indicava una direzione diversa; da li si dipartiva un viottolo, da là una stradina erbosa che si perdeva nei boschi. Qualcuna di quete deviazioni l'hai imboccata senza accorgertene, qualcun'altra non l'avevi neanche vista .Quelle che hai trascurato non sai dove ti avrebbero condotto,se in un posto migliore o peggiore;non lo sai ma ugualmente provi rimpianto.Potevi fare una cosa e non l'hai fatta,sei tornata indietro invece di andare avanti. Il gioco dell'oca,te lo ricordi? La vita procede pressapoco allo stesso modo. Lungo i bivi della tua strada incontri le altre vite, conoscerle o non conoscerle, viverle a fondo o lasciarle perdere dipende soltanto dalla scelta che fai in un attimo, anche se non lo sai, tra proseguire dritto o deviare spesso si gioca la tua esistenza, quella di chi ti sta vicino.

Nell'albero invece è diverso. Da quando spunta a quando muore, sta sempre nello stesso posto. Con le radici è vicino al cuore della terra più di qualunque altra cosa, con la sua chioma è il più vicino al cielo.

Respiravo e sapevo che c'era un ordine superiore delle cose e che in quell'ordine ero compresa assieme a tutto ciò che vedevo.

Anche se non conoscevo la musica, qualcosa mi cantava dentro. Non saprei dirti che tipo di melodia fosse, non c'era un ritornello preciso né un'aria. Piuttosto era come se un mantice soffiasse con ritmo regolare e potente nella zona vicina al mio cuore e questo soffio, espandendosi dentro tutto il corpo e nella mente, producesse una gran luce, una luce con una doppia natura: quella sua, di luce, e quella di musica. Ero felice di esistere e oltre questa felicità per me non c'era altro.

La felicità sta alla gioia come una lampada elettrica sta al sole. La felicità ha sempre un oggetto, si è felici di qualcosa, è un sentimento la cui esistenza dipende dall’esterno. La gioia invece non ha oggetto. Ti possiede senza alcuna ragione apparente, nel suo essere somiglia al sole, brucia grazie alla combustione del suo stesso cuore.

La prima qualità dell'amore è la forza.

Per essere forti bisogna amare se stessi; per amare se stessi bisogna conoscersi in profondità, sapere tutto di sè, anche le cose più nascoste, le più difficili da accettare.

La risoluzione dei problemi viene dall'esperienza di tutti i giorni, dal guardare le cose come come sono realmente e non come, secondo qualcun altro, dovrebbero essere. Il momento in cui si comincia a buttare via la zavorra, a eliminare ciò che non ci appartiene, che viene dall'esterno, si è già sulla buona strada.

La comprensione esige il silenzio.

La mente è prigioniera delle parole, se un ritmo le appartiene è quello disordinato dei pensieri; il cuore invece respira, tra tutti gli organi è l'unico a pulsare, ed è questa pulsazione che gli consente di entrare in sintonia con pulsazioni più grandi.

In realtà le cose non sono mai così semplici, non sono mai o nere o bianche, ogni tinta porta in sè tante sfumature diverse.

Ogni sera alle undici in punto, in qualsiasi luogo mi trovi e in qualsiasi situazione, uscirò all'aperto e nel cielo cercherò Sirio. Tu farai altrettanto e così i nostri pensieri, anche se saremo lontani, anche se non ci saremo visti da tempo e ignoreremo tutto l'uno dell'altra, si ritroveranno lassù e staranno vicini.

L'amore vince tutto, aveva spesso sentito ripetere. L'amore è più forte della morte. E invece non era vero, perché l'amore, anche se esiste, è fragile. Così fragile da essere pressoché invisibile."

E' l'effetto delle finestre di cui parlavo prima, quando sono aperte il corpo dà una gran luce all'anima e così l'anima al corpo con un sistema di specchi si illuminano l'un l'altro. In breve tempo si forma intorn a te una specie di alone dorato e caldo

Nella vita di ogni uomo”, diceva, “esiste solo una donna assieme alla quale raggiungere l’unione perfetta e, nella vita di ogni donna, esiste un solo uomo assieme al quale essere completa” Trovarsi però era un destino di pochi, di pochissimi. Tutti gli altri erano costretti a vivere in uno stato di insoddisfazione, di nostalgia perpetua. “Quanti incontri ci saranno così”, diceva nel buio della stanza, “uno su diecimila, uno su un milione, su dieci milioni?” Uno su dieci milioni, sì. Tutti gli altri sono aggiustamenti, simpatie epidermiche, transitorie, affinità fisiche o di carattere, convenzioni sociali. Dopo queste considerazioni non faceva altro che ripetere: “come siamo stati fortunati, eh? Chissà cosa c’è dietro, chi lo sa?”

Pensavo a Ernesto? Certo, non facevo praticamente altro. Pensare però non è il termine esatto. Più che pensare, esistevo per lui, lui esisteva in me, in ogni gesto, in ogni pensiero eravamo una sola persona

Un giorno, mentre Ernesto era al lavoro, passeggiando per il parco pensai che la cosa più bella in quell’istante sarebbe stata morire. Pare strano ma la felicità massima, come la massima infelicità porta con sé sempre questo desiderio contraddittorio.

In queste cose non si può spingere o tirare, altrimenti succede la stessa cosa che succede con i venditori ambulanti. Più reclamizzano il loro prodotto, più si ha il sospetto che sia una truffa. Con te io ho cercato soltanto di non spegnere ciò che già c’era. Per il resto ho atteso.

Il cuore ormai fa subito pensare a qualcosa di ingenuo, dozzinale. Nella mia giovinezza era ancora possibile nominarlo senza imbarazzo, adesso invece è un termine che non usa più nessuno. Le rare volte in cui viene citato è soltanto per riferirsi al suo cattivo funzionamento: non è il cuore nella sua interessa ma soltanto un’ischemia coronaria, una lieve sofferenza striale; ma di lui, del suo essere il centro dell’animo umano, non viene più fatto cenno. Tante volte mi sono interrogata sulla ragione di questo ostracismo.

“Chi confida nel proprio cuore è uno stolto”, diceva spesso Augusto citando la Bibbia. Perché mai dovrebbe essere stolto? Forse perché il cuore somiglia a una camera di combustione? Perché c’è il buio là dentro, del buio e del fuoco? La mente è moderna quanto il cuore è antico. Chi bada al cuore – si pensa allora- è vicino al mondo animale, all’incontrollato, chi bada alla ragione è vicino alle riflessioni più alte. E se le cose invece non fossero così, se fosse vero proprio il contrario? Se fosse questo eccesso di ragione a denutrite la vita?

IL CASO. Una volta il marito della signora Morpurgo mi ha detto che in ebraico questa parola non esiste. Per indicare qualcosa di relativo alla casualità sono costretti a usare la parola azzardo che è araba. E’ buffo, non ti pare? E’ buffo ma anche rassicurante: dove c’è Dio non c’è posto per il caso, neppure per l’umile vocabolo che lo rappresenta. Tutto è ordinato, regolato dall’alto, ogni cosa che ti accade, ti accade perché ha un senso

Ti ricordi quando la notte di ferragosto andavamo sul promontorio a guardare i fuochi d’artificio che sparavano dal mare? Tra tutti, ogni tanto ce n’era uno che pur esplodendo non riusciva a raggiungere il cielo. Ecco, quando penso alla vita di mia madre, a quella di mia nonna, quando penso a tante vite di persone che conosco, mi viene in mente proprio quest’immagine – fuochi che implodono invece di salire in alto.

È più facile morire di niente che di dolore, al dolore ci si può ribellare, al niente no.

Sai qual è l’errore che si fa sempre? Quello di credere che la vita si aimmutabile, che una volta preso un binario lo si debba percorrere fino in fondo. Il destino invece ha molta più fantasia di noi.

Avevo sofferto. Dentro di me qualsiasi parte era morta, ero come un prato dopo un incendio, tutto era nero, carbonizzato. Soltanto con la pioggia, con il sole, con l’aria quel poco che era rimasto sotto piano piano avrebbe potuto trovare l’energia per ricrescere.

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