giovedì 13 ottobre 2011

PATMOS: RETURN TO CHORA 25.08.11

25 agosto 2011

Oggi finalmente è la giornata dedicata alla Chora!
Non vedo l'oro di scoprire il capoluogo di Patmos tra storia, religione e tradizione, bellezza greca.
A piedi raggiungiamo il porto, solita colazione dal fornaio e rifornimento di frutta.
Vedo un'enorme nave da crociera ancorata al largo e spero di non aver scelto il giorno sbagliato. I taxi fanno avanti e indietro dal porto alla chora facendo salire tre croceristi alla volta, per aumentare il guadagno. c'è il capo che dirige tutto sto gran traffico. Siamo a piedi perciò dopo aver fatto colazione, prendiamo il bus di linea che ci porta su in cima. Siamo tra i primi e non c'è ancora in giro quasi nessuno. Entriamo subito al Monastero di san Giovanni il Teologo Ágios Ioánis Theológos, in greco. E' persino stato dichiarato patrimonio dell'umanità da parte dell'Unesco.





















La sua fondazione risale al 1088 per opera del monaco Cristodulo, un religioso guerriero originario della Palestina che trovò asilo nel Bisanzio ai tempi della caduta di Gesuralemme. Da alcuni resti trovati sembra che qui sorgesse un tempio arcaico dedicato alla Dea della caccia, Artemide. Cioè Diana, come me! Il monastero è una fortezza in stile bizantino che pare quasi un castello con arcate, cortili interni, chiostri, chiese, scalinate e soprattutto le mura con torrioni e contrafforti. La costruzione iniziò proprio dalle solide mura di cinta e secondo la leggenda nelle fondamenta vi è sepolta una statua pagana di Artemide. Ma allora questo monastero è spiritualmente anche un pò mio.
Entrando si accede al cortile centrale con tre grandi arcate risalenti al 1698. Sulla sinistra si trova il Katholikón, formato dalla chiesa principale, dalla cappella di S.Cristodulo e da quella della vergine. Belle le icone, le decorazioni, tutto.
L'ingresso si trova a nord della fortezza, dal piccolo terrazzino antistante si gode una bella vista dell'isola verso Skala. I monasteri son sempre costruiti nei punti migliori!
Per prima cosa entriamo nel museo, a pagamento € 6,00 per persona. Due pope all'ingresso controllano. Contiene oggetti dal sapore bizantino: reliquie, abiti, affreschi, icone, libri antichi. Ale è particolarmente affascinato dai libri antichi, dalla perferzione della scrittura e dalle decorazioni. Io sono particolarmente affascinata dalle stoffe antiche con quelle belle decorazioni e dai ricami con fili d'oro. Il museo si sviluppa su due piani. Al piano terra incensiere, abiti, oggetti sfarzosi e un'importante biblioteca che raccoglie manoscritti antichissimi in pergamena e moltissimi volumi stampati. C'è persino un vangelo di San Marco del VI secolo con lettere in oro e argento su pergamena purpurea. Sia all'interno che all'esterno vendono copie delle icone più famose di Patmos. Al piano superiore è bellissimo il panorama che si scorge dalle finestre e che si domina da quassù. Qui vendono delle icone e si trovano oggetti più grandi, come bauli. Le foto sono rigorosamente vietate.
All'interno del monastero ancora oggi vive una comunità di circa venti monaci ortodossi,che praticamente sono i diretti discendenti del fondatore Ossios Christodoulos.
Del monastero in sè si può vedere poco, museo a parte e un paio di stanzine, ma forse è giusto così, è un luogo sacro. Facciamo in tempo a gustarci la visita prima che arrivino tutti i croceristi. Poveri monaci!
Lasciamo questo luogo imponente e mistico, e la sua bella veduta per girovagare per la chora anche in cerca di acquisti. Compriamo un'icona, un bellissimo crocefisso di legno e altri in cera.
Entriamo anche nel convento di Zoodochos Pigi fondato nel 1607. E' un convento di sole donne, sempre nella zona del Monastero. C'è una cappella dedicata a S. Giovanni e un'altra a Vergine Maria. Le monache sono poche ma cordiali, ci invitano a vedere l'immagine miracolosa contenuta nella cappella della Vergine Maria, peccato non capire molto di quello che ci dicono. E' il piu vecchio monastero femminile della Chora.
Fuori dalle mura si trova un altro convento, quello di Evangelismos dove si trovano sempre delle monasche. Certo che stare qui è davvero una bella vita.
Torniamo a gironzolare per le vie medioevali della Chora che si sviluppano attorno al convento. Sembra di girare sempre in tondo e perdo facilmente l'orientamento. Sarà che guardo ogni dettaglio e cerco di vedere qualche cortiletto interno, visto che son molto belli.
Le case costruite all'interno del "kastro" risalgono a diverse epoche. Quelle più antiche hanno una croce scolpita in una roccia grigia posta sopra la porta. Belli i mazzetti e le corone di fiori secchi, forse rimasti dalla Pasqua ortodossa. Donano fascino e atmosfera. Le case sono disposte l'una accanto all'altra, creano viuzze strette e labirintiche. Un gioiello bianco con piccoli cubi disposti su più livelli e che sembrano aggrappati alla cima della montagna e al Monastero.
Il kastro è stato per poco anche dei veneziani, e ancora oggi qualche segno resta della loro presenza. Oltre al monastero altre chiesette si trovano a far capolino. Per fare una foto all'interno devo chiedere il permesso del papas, vera autorità dell'isola. Infinitamente buono mi concede questo onore.
A testimonianza del fatto che Patmos visse un tempo d'oro ci sono le belle dimore che furono costruite. Penso ora solo per villeggiatura di vips e alto borghesi.
Per fortuna che i croceristi visitano il monastero e tornano subito giù. Così ci godiamo la Chora vuota e silenziosa.
Finiamo davanti ad una porta che dice di bussare per visitare questa casa tradizionale con una piccola offerta. E' il palazzo aristocratico dei Simandiris, una famiglia di Patmos. La casa è ancora abitata da una signora gentile e cordiale che parla anche italiano. Ci racconta un pò della sua vita passata quando arrivarono gli italiani e quasi ne sposò uno. La casa è notevole, sia nell'arredamento che nell'oggettistica. Un superbo esempio della fastosità della borghesia di allora. Tutto è curato nel dettaglio, dalle tende, ai mobili, soprammobili. Molto arriva dalla russia, dove se non ricordo male avevano aperto un'attività. Bella anche la vista dalle finestre. Ci spiega com'è vivere qui in inverno, ci diche che non fai mai davvero freddo, che passa le sue giornate a ricamare e vive delle offerte dei turisti. La signora ci sa fare dicendoci che gli italiani sono tra i più generosi e quelli che ama di più, ci fa lasciare 5 euro di mancia e ci fa comprare un centrino fatto da lei! Peccato che non ci permette di scattare delle foto, perchè la casa merita davvero.
Tornati per le viuzze bianche sotto il sole continuiamo l'esplorazione e questa bella mattinata d'agosto vediamo anche un matrimonio.
Scendiamo dalla strada principale ricca di pini per andare alla Grotta in cui fu scritta l'apocalisse. L'isola di Patmos durante l'epoca romana era un luogo d'esilio e per questo fu il luogo proprio dove l'evangelista Giovanni avrebbe scritto l'Apocalisse. Ora la grotta è stata inglobata da una cappella che fa parte del convento di "Apokalipsis". Anche qui foto vietate.
Quarantatrè sono gli scalini da scendere per arrivare alla cappella della grotta, ovviamente bianca calce e splendente sotto il sole. I monaci controllano sempe che le donne siano bene coperte su braccia e gambe, che non si fanno foto o altre cose indesiderate. All'interno è una piccola chiesetta abbellita da affreschi ed icone che furono realizzate a partire dal medioevo. Sulla destra in fondo si trova la santa grotta dove S. Giovanni ricevette l'ispirazione.
La spiritualità forte e ancorata alle tradizioni di patmos si vede nelle funzioni religiose, rimaste esattamente come lo erano agli inizi del Cristianesimo. Dev'essere bellissimo vedere le processioni e le cerimonie della Pasqua che in Grecia hanno particolare importanza. Qui a Patmos nella Pasqua si celebra ancora il rito del niptiras, la lavanda dei piedi ai poveri praticata da parte dei monaci.
Usciti dalla grotta raggiungiamo a piedi Skala, che si trova a circa 5 km.
Restiamo nella spiaggia del porto che è comunque carina.
Certo non c'è paragone con le altre ma l'acqua ha un bel colore, non è troppo affollata, nè fredda e il fondale digrada lentamente, cosa un pò poco frequente sulle isole greche. Ci godiamo il relax del pomeriggio fino al tramonto.
Ceniamo in un'ouzeria con insalata greca, insalata verde, fagiolini e fava per me, polpo e pesciolini per ale, innaffiati da rezina. Come sempre buono e onesto.
Ci fermiamo in piazzetta per un ouzo e finiamo per fare quatto passi per il paese.
Anche la notte è magica qui, tra il vento, le stelle e le candide case illuminate.


la Chora












































































































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