14 agosto 2011 Konya -Sille
per oggi vorremmo vedere qualcosa dei dintorni di Konya. Uno dei venditori di tappeti da cui siamo andati e che spesso se ne sta al nostro hotel mi sconsiglia il vulcano Meke, che tanto vorrei vedere. Si trova 95 km a est di Konya, vicino a Karapinar. Avevo letto che era una meraviglia, ma diversi turchi dopo essere andati mi han detto che l'acqua non c'è più, il bus non si ferma li, si deve quindi noleggiare un auto e secondo loro non valeva la pena, visto che ci sono altre cose carine da vedere.
Il lago salato del cratere di Meke è un esempio di caldera, cioè un vulcano con due bocche, la prima all'interno dei crateri del vulcano e la seconda più elevata. L'eruzione della prima bocca ha creato una seconda bocca all'interno del cratere che ospita il lago. Il lago è profondo 981 m., mentre il piccolo cratere interno è profondo 1120 m. Ci sono anche le rovine dell'antica miniera di sale.
Meke in turco significa puzzolente e Meke Golu, il nome del lago, indica proprio i geyser e l’acqua zolforosa che riempe il cratere del vulcano. Va bè visto che anche Ale non è convinto rinuncio al mio vulcano.
Decidiamo di andare a Sille che si trova a soli 10 km e si raggiunge con il bus 63 che parte dal centro. Non c'è quasi nessuno su questo autobus in cui vige il divieto parlare al cellulare, che mi sembra assurdo e incomprensibile. Si ferma dieci chilometri dopo in un posto solitario e polveroso battuto dal sole, siamo arrivati.
Vediamo subito la chiesa bizantina di Aghia Eleni e il paesino dall'altra parte. Ci arrampichiamo un po' nella zona che sembra una piccola Cappadocia in miniatura. Anche qui ci sono stanze scavate nella roccia biancastra di tufo. Peccato siano sporche e un po' abbandonate. Anche se l'area non è grande sono comunque carine e andrebbero valorizzate.
Il paesino è di un silenzio assoluto. Qui la vita di città è lontana anni luce, sembra di essere lontanissimi da Konia. Un paio di negozi vendono piccoli oggetti di ceramica davvero carini a prezzi interessanti, peccato che siamo già carichi. Passeggiamo per le viette del minuscolo villaggio e ci fermiamo in bar stupendo, forse fa anche da hotel. E' deserto e il disponibile signore ci porta da bere e da mangiare qualche dolma con pomodori, cetrioli e pane. Tutto in legno con oggetti antichi molto belli, spero che passi qualche anima ogni tanto, oggi non c'è nessuno.
Riprendiamo il bus per Konya e finiamo ancora una volta dai tappetai, compriamo due kilim, i primi due che ci piacevano e dopo averne visti molti siamo più che convinti. Per noi italiani che non abbiamo di tradizione la fabbricazione di tappeti è un po' difficile farci l'occhio.
Ci spiegano che i kilim sono tappeti piatti, che non hanno pelo. Kilim è nome proprio di questo tipo di lavorazione. I Cicim ( che si legge gigim) sono come i kilim di base ma sopra sono ricamati a mano. Nei kilim non c'è un fronte e retro perchè il disegno è bello nitido e uguale in tuti e due i lati. La realizzazione avviene tramite un passaggio alternato sopra e sotto con gli orditi di trame di colori diversi. In trasparenza tra un colore e l'altro si vede una fessura perchè nella lavorazione dei kilim di solito si fa una tessitura "a stacco": una volta raggiunto il margine estremo dell'area destinata ad un determinato colore le trame tornano indietro, a questo procedimento corrisponde così ad ogni cambio di colore del kilim una fessura. Ci sono anche i kilim senza "stacchi" che si ottengono invece con i fili di trama dei colori confinanti' che si intrecciano tra loro e con l'ordito. Di solito sono quelli che arrivano dalla Tracia, dalla Bessarabia, dalla Georgia, dall'Afganistan e dai paesi arabi e dal nordafrica, raramente da quelli provenienti dall'Anatolia turca.
Il prezzo ed il valore di un kilim varia in base a diverse caratteristiche: grandezza dei nodi, tipo di colorazione usata, materiale, dimensione, disegno.
Il valore è dato dalla quantità di nodi per centimetro quadro, cioè più la trama è fitta e più il tappeto vale. Cioè più i nodi sono piccoli e numerosi più è di pregio.
Per essere un buon prodotto il colore deve essere naturale, cioè vegetale. Questi colori non sbiadiscono se lavati o con il tempo, e comunque in minima parte. Per capire si può annusare il tappeto. Con i colori chimici si sente subito un cattivo odore. Oppure si può passare con un fazzoletto bianco inumidito per vedere se lascia il colore. Bisogna fare molta attenzione perchè molti tappeti sono ricolorati con colori chimici o hanno trame industriali e non realizzate artigianalmente.
I tappeti di qualità sono tutti in lana, a parte quelli fatti si seta che sono un'altra cosa e son molto costosi. Si può anche bruciare un pezzo di frangia per sentire se l'odore è quello della lana bruciata, per essere più sicuri. Ammetto che dopo aver visto montagne di tappeti, forse sono più confusa di prima. Hanno molto valore quelli antichi, un certificato indica gli anni del tappeto. Sicuramente se sono originali sono fatti a mano e colorati con vegetali, in quanto risalgono allo scorso secolo. I Turchi sembrano amarli in modo particolare. Quelli troppo vecchi per noi sono difficili da capire forse. Il pregio varia anche a seconda dei disegni, più sono originali e rari, più costano. Così vale anche per le dimensioni, ci sono misure che ora non si realizzano più.
I cuscini fatti di cicim sono un altro articolo interessante, ce ne sono di veramente belli. Loro i tappeti li usano davvero in molti modi. I kilim vanno sopra il pavimento, sopra altri tappeti, sopra al divano, ai mobili o appeso alla parete. Se viene appeso deve essere rivolto con il senso del pelo verso il basso in modo che la lana non raccolga la polvere.
Giriamo anche altri negozi dopo aver acquistato, curiosi di vedere i tappeti e i kilim che ci sono in giro. Il guaio in genere è che io preferisco i kilim, Ale preferisce i tappeti. Ma è meglio chiedere una cosa alla volta se no ci seppelliscono di tappeti. Troviamo anche chi li ripara i tappeti e ne ha anche di italiani da restaurare.
Oltre ai kilim che mi piacciono tanto ci sono anche diversi Suzani, che adoro. Sono tessuti lavorati ad ago con decorazioni tribali tipiche del Tagikistan, dell'Uzbekistan, del Kazakistan e di altri paesi dell'Asia centrale. Il termine deriva dal persiano e significa "ago", i decori sono tipici dell'influenza mongolo-altaica bellissimi nelle forme e nei colori. Tinte sgargianti e mutlicolorate. La base è in cotone ed il ricamo seta o sempre di cotone. Erano originariamente usati come doti delle spose. I motivi sono la luna, il sole, i fiori soprattutto tulipani, garofani e iris, a volte anche foglie, piante, e frutta specialmente melograni, ma anche pesci e uccelli. Ce ne sono di antichi e nuovi e ovviamente costano tanto.
Andiamo con il ragazzo che ci ha venduto i tappeti da un sognore che una volta aveva una trentina di negozi e ora fa un altro lavoro. Peccato non comprare perchè per la prima volta i prezzi sono davvero interessanti. Visto che non è il suo commercio li venderebbe senza tanto ricarico visto che sono rimanenze. Ha anche un suzani antico enorme e bellissimo. Peccato che Ale non me lo voglia comprare nemmeno per €. 100,00.
Finiamo nella zona dietro il museo, più trasandata e meno cittadina che mi piace un sacco.
Alle 22.30 dall'Otogar abbiamo il bus che ci porterà a Pamukkale, anzi prima a Denizli, dove carichi dei kilims riprendemo il viaggio su un piccolo dolmus per Pamukkale.
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