mercoledì 2 luglio 2014

Shopping nel souq di TUNISI




Arrivo alla fine della grande strada d'ispirazione francese, l'Avenue Bourghiba. Un viale costeggiato da alberi, grandi hotel ed uffici, una fila di caffè.

In una piazza con edifici bianchi, finestre azzurre, caffeucci con tavolini all'aperto pieni di te alla menta e un paio di palme spicca la porta di Francia "Bab el Bhar " che letteralmente significa porta del mare.
La Porta di Francia dava accesso alla cinta muraria che una volta proteggeva la città vecchia.
Ora me la trovo lì in mezzo alla piazza, come una superstite.
Fino all'Ottocento esisteva solo la Medina, quella che oggi è la città vecchia , protetta anche dall'Unesco. Solo successivamente iniziò a svulupparsi all'esterno la città nuova, di stampo francese.


Il mercato tradizionale di Tunisi, il suk, è la zona più folcloristica e animata della città durante il giorno.

La parola souq vuol dire mercato in arabo, uan grande zona di mercato in cui si vende di tutto in negozi e bancarelle.
Il mercato del souq si sviluppa all'interno della Medina ed è aperto tutti i giorni.
Entrando per una delle due vie che dalla piazza conducono nel cuore della parte vecchia, noto subito che il mercato è luogo di incontro, oltre che di commercio.
E' sempre l'ora di bere un caffè o un te, di chiacchierare e salutarsi, e di vendere naturalemente.
Subito i miei occhi sono attratti da abiti colorati, ceramiche smaltate bianche e blu, babbucce di pelle, stoffe di cotone di ogni colore, copriletti ricamati con motivi arabi, tamburi, lampade, piatti dorati, vassoi scolpiti, tajine di terracotta, spezie profumate, gabbiette tunisine, olii profumati, narghilè, borse di paglia, gioielli, bicchierini colorati, mortai in legno di ulivo.
Non posso far altro che immergermi in questa folla di gente, merci, odori, colori, strade labirintiche, vicoli ciechi, archi, stradine coperte, case da sistemare.
Un mondo a parte che vive tra le strette vie bianche e azzurre della parte antica della città.

Abili e simpatici venditori mi invitano a visitare i loro negozi, osservare la merce ben esposta ed aprire la trattativa per l'acquisto.
Mi piace la vivacità di questa zona, la merce colorata esposta in abbondanza, il vociferare arabo, i colori forti, i suoni,  la gente che affolla le vie labirintiche.
Per un pò seguo la strada prinicipale, la rue Jamaa ez Zitouna, poi mi infilo a caso in qualche vietta alla scoperta di vicoli meno noti.
Potrei andare accompagnata da una guida, ma anche da sola è bello passare e ripassare senza meta.
Non è una zona pericolosa e l'approccio dovrebbe essere positivo e rilassato, qui sembra tutto caotico, ma se si entra nel ritmo della città ci si diverte e ho la sensazione che tutto abbia il suo posto.
La buona notizia è sen'altro quella che i venditori tunisini non sono insistenti come in Marocco o altri paesi, posso entrare nei negozi e osservare con calma, senza sentirmi costretti all'acquisto o stressata dall'insistenza.
Sono più spiritosi. Certamente lavorando su commissione tengono molto a vendere, ma lo fanno senza essere antipatici.
Il segreto è sempre dire che non ho trovato nulla di gradimento. Mentire non serve e troveranno sempre una soluzione alle mie scuse, questo l'ho capito.
Contrattare è d'obbligo per ogni acquisto ! Qui il commercio è l'anima del paese e soprattutto un arte in cui divenire abili.
Camminando osservo gli edifici della Medina, case bianche con finestre azzurre, terrazzine sui tetti. Case di borghesi pi o meno tenute bene.
Bella la grande Moschea Zitouna che mi appare davanti all'improvviso. E' la Moschea più ampia della Medina e fu fondata verso il 700. La sala della preghiera non è accessibile ai non musulmani. Pagando l'ingresso di 4 dinari si può ammirare il bel cortile interno in marmo con i portici ed il minareto. Una porta secondaria però permette di entrare gratis a fare un giro nel cortile.
Fuori dalla Moschea inizia il mercato coperto, una zona è piena di caffè e ristoranti dove il cous cous locale è preparato dalle donne del posto.
Molto popolare per i suoi interni e il cibo è il Ristorante Dar El Jeld, io preferisco uno di quei minuscoli posti locali e mi godo un bel piatto di couscous alle verdure con pomodoro e harrissa piccante, che qui mettono dappertutto.
Tornando per le vie incontro El Trouk, il mercato turco degli orafi, dove collane e oggetti in oro luccicano ben esposti tra gli archi e le colonne di questa zona coperta.
Il souq El Attarine è invece quello dei profumieri, bancarelle piene di ampolle profumate, pronte a riempire vasetti di ogni grandezza.


Per i vicoli passano ragazzi con carretti di pane e dolci fritti con marmellata di datteri.
In bella mostra lampade di vetri colorati o in ferro batturo nero, con lavorazioni arabeggianti e d'atmosfera.
Tanti tessuti colorati, come vestiti da donna e copriletti. Le fouta sono teli di cotone tradizonali, in vari colori.
Non mancano datteri, ceramiche di vario genere, pouf in pelle, tappeti, babbucce ma anche vesiti moderni.
Donne





Nessun commento:

Posta un commento