giovedì 13 gennaio 2011

Diario di una giornata a PETRA dal tesoro alla città

01 gennaio 2011

Non riesco ad immaginare un modo migliore per iniziare l'anno se non la visita di Petra. La sveglia alle 6.00 è dura, perchè vorrei stare nel calduccio delle coperte ancora un pò, ma la curiosità vince sulla mia pigrizia e in un batti baleno sono vestita, pronta per la colazione giordana. A buffet: uova sode, pomodori, cetrioli, formaggini, pane, burro, marmellata, hummus (davvero?!), te e caffè.
Ci riempiamo bene la pancia come al solito e partiamo a piedi per raggiungere il sito.
L'escursione termica in questo periodo dell'anno è notevole. Sto bene sono con pile e giacca a vento, ma quando esce il sole rimango anche a maniche corte. La mattina presto è freddo e a passo spedito raggiungiamo la parte bassa di Wadi musa e l'ingresso del sito, che apre alle 6.00.

 Il costo del biglietto è di 50 jd per un giorno, 55 jd per due giorni e 60 jd per tre giornate. 72 euro per tre giorni, che è soluzione che scegliamo.
Mi spiace per chi vede Petra in una sola giornata, per me non basta proprio a farsi un'idea. Per noi ogni giorno è stato una sorpresa e tre gg sono stati il minimo, grazie a chi mi ha consigliata!
Di Petra mi è difficile parlare perchè è incredibile ed è più di quel che immaginavo. L'immagine del Tesoro dopo il film di Indiana Jones è l'idea generale del sito, invece Petra è molto di più. Il Tesoro è solo la bella punta dell'iceberg che è questo sito tutto da scoprire. Da noi, ma anche dagli archeologi visto che di scavi e di cose da scoprire ce ne sono ancora una marea. Si vede dalla terra piena di resti di colonne e di templi. Chissà a tornarci tra cent'anni come sarebbe!
 
Solo l'ingresso varrebbe il viaggio! Entriamo da un cancello all'altezza di un maneggio di cavalli, che portano i turisti dall'entrata all'inzio del Siq.
A Petra persino l'area d'entrata è interessante. Si inziano a vedere le costruzioni dei nabatei tra le piccole rocce ai lati della strada di ciottoli che si percorre. Ci sono quelli che vengono chiamati i Blocchi di Ginn o Tombe Torri. Tre monumenti massicci che potrebbero essere tombe o qualcosa dedicato alla divinità nabatea Dushara.
La prima bellezza che si vede proseguendo è la Tomba degli Obelischi con il Triclinio di Bab as-Siq. Scolpito nella roccia, che qui è chiara, ha quattro obelischi che decorano la parte superiore della facciata. I Nabatei adottarono l’obelisco dagli Egizi e lo utilizzarono come simbolo funerario. Non si può entrare ma lo si può ammirare solo dall'esterno.
Si può però salire al Luogo Alto di al-Madras, una volta centro di culto nabateo e come at-Tunub. Posti che mi sembrano abbastanza snobbati mentre i turisti camminano in fretta verso il Siq, più celebre e scenico.
Prima dell'inizio del Siq c'era una diga che fu realizzata I secolo d.C. nella parte destra per evitare le inondazioni durante il periodo delle piogge.
I Nabatei, il popolo che costruì Petra, aveva grandi abilità commerciali. Gestivano una rete di commercio importante tra il sud e il nord della Penisola Araba.
Ma i Nabatei furono geniali nel costruire canali nella roccia atti a raccogliere l'acqua. E cosa importante non solo a raccoglierla, ma anche nel distribuirla su un terreno caratterizzato da forti dislivelli. Crearono sbarramenti, cisterne a cielo apertoe e sotterranee. Una volta in quello che è ora il Siq scorrevano acque in gallerie scavate nella roccia, rese impermeabili con il gesso. Costruirono una rete idrica in tubi di terracotta. Un'altra rete raccoglieva l'acqua di sorgenti più lontane e tutto nell'insieme riusciva a fruttare circa 40 milioni di litri d'acqua. In un luogo desertico era certo di massima importanza. Laboriosi oltre che molto intelligenti questi Nabatei!
La ricchezza di Petra fu proprio l'acqua, chi si trovava sulla rotta faceva sosta qui.
A Petra si accedeva da alcuni sentieri come quello della parte nord-ovest che arrivava dalla montagna. Il Siq non era utilizzato come via d'acceso dalle carovane, ma solo come via religiosa per accedere al centro destinato alle funzioni.



IL SIQ

Ora siamo finalmente davanti all'ingresso del famoso Siq, in arabo Bab al-Siq che iniziava con un arco monumentale etrusco, di cui oggi vedo solo piccole tracce della volta sul fianco della montagna. Non vedevo l'ora di arrivarci.
Camminando per questa incredibile gole si intravedono delle piccole edicole religiose. Era raffigurata la divinità Dushara e resta ancora traccia di un bassorilievo di due carovane che si incrociano. Il letto del siq che calpestiamo ora è fatto di terra, alcuni tratti di cemento e solo in alcuni punti affiorano le pietre consumate di una Strada Romana. Ai lati delle rocce, in basso, sono ancora scolpiti per gran parte del tragitto dei canali per la raccolta del'acqua. Camminiamo lentamente in questo crepaccio di 1,2 km con rocce alte fino a 200 metri. Siq in arabo significa gola ed iniziamo a percorrerlo con il naso all'insù, mentre nella penombra mattutina la luce filtra dall'altro. E' un’emozione straordinaria, per la ricchezza dei colori naturali delle pareti rocciose, che svettano sulla gola e che in alcuni tratti si stringono tanto che sembrano sfiorarsi, tanto la strada si fa stretta. Non possiamo che camminare ammirando le mille sfumature della roccia, le sue forme morbide ed articolate. La parete alta verso il cielo con i colori che cambiano con la luce e le ombre. Ora camminiamo in un luogo che 2.000 anni fa era il centro di carovane, viaggiatori, mercanti, spezie, acqua, bellezza e verde. Anche il verde si perchè si coltivavano i cereali, l'orzo e il grano, alberi da frutta e viti. Nel periodo romano si faceva anche il vino! Chissà cosa doveva essere allora, visto che anche oggi mi lascia a bocca aperta ad ogni curva. Costoni di roccia arenaria sinuosi che sembrano irreali con le loro venature rosse e rosa. Non possiamo che essere affascinati e rapiti, mentre camminiamo tra la spaccatura della roccia tra carretti colorati che fanno già avanti e indietro.


IL TESORO

Trovarsi davanti al Tesoro, Khazneh, non può che essere emozionante ed unico al mondo. Ancora frastornata dal fascino del Siq e da ogni sua forma, intravedo nella luce violenta che arriva dalla roccia, tratti del Tesoro. Fa capolino dalle pareti, piano piano, per poi mostrarsi in tutto il suo splendore una volta terminato il Siq. Arrivando dal buio canyon, sembra quasi che il Tesoro sia illuminato. Mi sembra ancora incredibile che sia davanti ai miei occhi, nella sua raffinata bellezza rosata. Certamente è unico per la posizione in cui si trova e non riesco ad immaginare qualcosa di più scenico! Capisco perchè è l'immagine più famosa del sito.
Khazneh è il suo nome e l'appellativo di tesoro venne dato solo nel IX secolo dai Beduini che credevano ci fosse un tesoro di un faraone nascosto nell’urna che si trova sulla cima della facciata. Il Tesoro è una tomba scolpita nella roccia, largo 30 metri e alto 43. Venne fatto come tomba per un re nabateo, si pensa Aretas III, per poi essere utilizzata come tempio in epoche successive.
Lo stile del Tesoro è ellenistico con decori in stile Nabateo. Sulla facciata sono scolpite figure mitologiche e divinità nabatee. In alto belle colonne sono sovrastate da capitelli nabatei. Mentre in basso altre colonne hanno un frontone triangolare che termina con capitelli corinzi. Tra le colonne in alto si ergono statue a coppie simmetriche. In mezzo vi è scolpito un tholos, cioè un tempietto circolare con 3 statue, sormontato dall’urna. Quella in cui si pensava fosse conservato il tesoro. In centro una statua rappresenta Tyche e a lato altre sculture raffigurano le Amazzoni. Tyche era la dea della fortuna, della fecondità e della prosperità per i Nabatei. Viene rappresentata un ovunque tra statue, dipinti, mosaici ma non solo dai Nabatei. Non sembra avere origini puramente greche perchè non è mai stata trovata nei reperti ellenistici. I primi ritrovamente ebbero luogo solo quando l'ellenismo varcò i confini e divenne un incontro di altre culture, mutando anche le proprie rappresentazioni religiose.
Le decorazioni e le statue del Tesoro sono conservate incredibilmente bene e lasciano intatta la bellezza che doveva avere allora. I colori della roccia che cambiano con la luce sono suggestivi, quanto la bellezza delle decorazioni. Lo trovo straordinariamente bello e delicato, tra luci e ombre, colori e incisioni.
All'interno non si può accedere e c'è solo una grande sala centrale con nicchie laterali e un vano sul fondo. Fino a non molto tempo fa si poteva entrare senza problema, ora è stato chiuso, i polizziotti sorvegliano perchè qualcuno prova a fare il furbo. Per fortuna la mattina arriviamo alle sette e siamo quasi soli ad ammirare questo capolavoro. Anche se durante il giorno tra gente, carretti e cammelli è lo stesso suggestivo.
Quello che mi ha sconvolto è stato scoprire che sotto al Tesoro ci sono altre costruzoni sepolte sotto la terra. La strada era molto più bassa e il tesoro era, per così dire, solo il secondo piano della costruzione. Ora sono in corso i lavori per riportare alla luce le facciate sottostanti, che a prima occhiata non sembrano molto più basse del tesoro. Mi sembra fantastico e strano che non lo abbia mai sentito dire da nessuno. Mi immagino questa scultura imponente e altissima, fantastica!

IL SITO DI PETRA

E' tempo di proseguire e lasciare il Tesoro che vedremo sempre arrivando e lasciando il sito. Andiamo ad esplorare il resto. A destra inzia la Via delle Facciate che conduce al Teatro. Lungo la strada si ammirano ben 44 facciate di tombe nella roccia rossa. Una parte sulla sinistra è purtroppo crollata per fenomenti atmosferici, ma le facciate di tombe che restano sono deliziose con le decorazioni in stile assiro, inconfondibili con il celebre motivo a scale che salgono e che scendono sul tetto. Questa decorazione si chiama zigurat, sette gradini che simboleggiano i sette livelli per raggiungere il più alto paradiso. E già solo per quello che ho visto fin'ora Petra valeva un viaggio intero!
Sulla sinistra mi sorprende il bellissimo ed enorme Teatro, ai piedi della necropoli popolare, scavato nella roccia rosso violacea. Costruito sempre dai favolosi Nabatei nel I secolo d.C., quasi si confonde nella roccia in cui è stato scolpito e risulta persino poco visibile. I lavori degli archeologi non sono ancora terminati. I posti che sembrano moltissimi sono suddivisi in 33 emicicli concentrici. Vnne ampliato e usato dai Romani quando occuparono Petra, nel 106 d.C.
Proseguendo sulla destra, dopo i bar e le bancarelle si sale verso le Tobe reali. Nel sito di Petra sono oltre cinquecento le tombe ritrovate e le tombe reali sono le più spettacolari. Sono state scolpite e scavate nel massiccio dello jebel al-Khubtha. Belle, alte e imponenti si stagliano con i loro colori rossastri verso il cielo azzurro di questa giornata di gennaio. Le tombe sono enormi ed hanno decorazioni bellissime. Sono una accanto all'altra lungo tutto il tratto della roccia. Anche da lontano sono di grande effetto.
La Tomba dell'urna è la prima che visitiamo ed è stata costruita nella seconda metà del I secolo d.C. per il re Areta IV o per suo figlio, Malichus II. Mi sorprende l'enorme terrazza e il porticato dorico, completamente scoplito nella roccia. Venne in seguito trasformata in cattedrale, oltre che come archivio e tribunale. Ora è una delle più imponenti. Ben conservata quasi si confonde nella roccia alle spalle. E' impressionante e davvero bella. Le dimensioni sono notevoli: 17 metri per 18,9 con tre nicchie. Un colonnato che si apre su un grande cortile sorretto da archi circonda la facciata e permette di accede da una scalinata. Nella camera principale sono scolpite in alto tre stanze di dimensioni minori, nelle rocce striate in un incredibile e fantasiosa gamma di colori che vanno dal rosso, al bianco e al giallo.
A fianco c'è la Tomba di Seta, chiamata così per la bellezza e la varietà dei colori della roccia. Anche se è peggio conservata perchè più esposta è unica per le venature affascinanti della sua roccia. Una doppia cornice ora la facciata dai colori rosa, grigi, rossi e gialli.
La Tomba Corinzia si differenzia dalla altre perchè di stile ibrido. Nella parte inferiore è un portico in stile nabateo. Mentre nella parte superiore che ricorda il Tesoroi, decori sono di ispirazione ellenistica, con capitelli corinzi, dai quali prende il nome la tomba. A seguito dei terremoti diverse parti sono dannegiate, ma lascia immaginare la bellezza che fu un tempo.
Tomba del Palazzo è quella che incontriamo subito dopo. E' considerata un imitazione di un palazzo romano o ellenistico di tre piani. La parte alta a sinistra è stata costruita e non scavata, perché la parete di roccia non era abbastanza grande.
Un pò più distaccata è la Tomba di Sesto Fiorentino, chiamata così perchè a lui dedicata. Il governatore della Provincia Araba Romana nel 130 d.C. la fece costruire da suo figlio con un’iscrizione all'ingresso che narra le vicende della vita del governatore. All'interno otto loculi, di cui cinque scavati nella parete di fondo e tre nella parete di destra.
Lasciamo queste stupende tombe nelle quali ci divertiamo ad entrare ed osservare, anche il panorama sulla città. Da qui si vede molto di quella che era la zona centrale di Petra. Una città immensa la cui via centrale fu costruita a seguito della conquista romana nel 106 su una vecchia strada nabatea. Una strada centrale larga 6 metri e fiancheggiata da chiare colonne di arenaria rivestite di marmo.
La strada colonnata partiva dalle Tombe Reali ed arrivava fino al piazzale su cui sorge il Palazzo della Figlia del Faraone. Era il centro della città, ai lati della strada i portici davano accesso alle botteghe. Si affacciavano numerosi ed erano i luoghi dello scambio. Ora occorre un pò di immaginazione, perchè resta poco niente. Mi aiutano i vari cammellieri, asinari, i bambini che ora vendono le cartoline e le poche bancarelle, simbolo del commercio turistico di oggi. Gli scavi non sono terminati, c'è molto altro da riportare alla luce e forse un giorno tornerà a dare l'idea di ciò che fu.
Il cosidetto ninfeo, una fontana pubblica dedicata alle ninfe costruita nel II secolo, si trovava all'inizio della strada colonnata. Rimane ben poco purtroppo di questa fontana. Solo un albero di pistacchio ad individuare dove si trovasse. Anche del Palazzo reale non è visibile quasi nulla e fatico ad immaginare come doveva essere.

Procedendo sotto il sole mattutino passiamo la porta di Traiano, posta a dividere l'area commerciale della città dall'area di culto del Qasr al-Bint. Tre arcate con enormi porte in legno e torri laterali che fu costruita nel II secolo. I fregi con decorazioni floreali e figure armate che la decoravano, sono ancora visibili.
Sulla sinistra procedendo si trova quello che era il Tempio Grande, costruito per il culto delle divinità nabatee nel I secolo a.C. Una scalinata porta ai monumentali propilei porticati e un'altra scalinata al cortile sacro inferiore, abbellito su entrmbi i lati da un triplo colonnato.
Il tempio era alto ben 18 metri ed il recinto nella parte superiore era grande 40 per 28 metri. Doveva essere proprio bello. Anche se ora è stato solo ricostruito in parte, con i resti disotterrati rende almeno un pochetto l'idea di com'era. Ce ne stiamo un pò a gironzolare mentre un bambino beduino che avrà sei anni si avvicina. Guarda il ragazzo dietro noi e lo chiama con insistenza: japanese, japanese.. che ridere, un bambino che non ha mai visto neppure 100 km più avanti di Petra riconosce un giapponese. Originariamente il tempio copriva un’area di 7000 mq. Di tutte le colonne che lo componevano ne sono state rinvenute 26 colonne. Nascondeva un sistema sotterraneo di condutture idriche che si pensa fosse usata per l'irrigazione del giardino a fianco. Da quel che si narra era la parte più verdeggiante della città. Petra era di grande importanza e fama. Era conosciuta in tutto il mondo per il suo splendore. Questo verde e l'abbondanza d'acqua doveva impressionare tutti i viaggiatori e i mercanti. Figurarsi che impressione me oggi, che ne vedo solo i resti tra la terra arida e rossa battuta dal sole. Chissà che oasi era in passato e che esempio unico di bellezza.
a proseguiamo la nostra camminata con la Chiesa Bizantina che è stata aperta ai visitatori solo da pochi anni. Sono stati ritrovati solo l’abside e i due pavimenti delle navate laterali. Un mosaico molto grande ritrae le stagioni, figure umane, animali e vegetali in tondi dal contorno nero.
Incontriamo i resti del Tempio dei Leoni Alati dedicato a Iside e Osiride, che prende il nome dalle decorazioni dei capitelli delle colonne. Dietro al tempio si trovano i mosaici della Chiesa Bizantina.
Qasr al-Bint è il Palazzo della Figlia del Faraone. Alto 23 metri era un edificio costruito e non scavato nella roccia. Dopo questo palazzo si trova al Habis, la prigione, proprio dove iniza la salita per la Fortezza Crociata.
La zona che si trova dietro la prigione porta il nome di Umm al-Biyara. Fu zona di residenza durante l’antica epoca biblica. Nella roccia alta 1158 metri sono state scavate numerose cisterne a forma di campana con foro ricoperto per proteggere l’acqua raccolta.
Già fin qui lo stupore per Petra è immenso e ad ogni passo la curiosità e il fascino aumenta. C'è sempre da scoprire.

Passato il ristorante che è accanto ad un museo decidiamo di salire al Monastero Deir. 


Per questa non prendiamo l'asino ma la facciamo con le nostre gambe. La salita per noi poco allenati è bella impegnativa sotto il sole, chissà ad agosto che caldo! Qui si vede che alcune persone ci abitano, fanno fuochi e ci dormono la notte. Diversi i bambini e le donne che soli girano sui muli.
Sulla sinistra, dopo dopo aver iniziato la salita, c'è il Triclinio dei Leoni. L'ingresso in seguito all'erosione ha assunto una forma a goccia. E' una tomba decorata con motivi geometrici e con due teste di meduse. Sulla facciata di roccia colorata spuntano invece le statue di due leoni, simbolo di divinità per la cultura Nabatea. I ragazzini passano con asini carichi di turisti, che chiamano Taxi di Petra. Qualche bancarella per la strada di gradini scavati nella roccia, a volte consumati e un pò sconnessi, altre ben riparati. Solo il bel panorama tra le rocce che si vede dal sentiero vale la fatica. Gli scalini sono più di ottocento ma certo valgono la fatica perchè arrivati in cima la sorpresa è grande. Il Monastero è grandissimo, bello e impressionante. Quarantacinque metri di larghezza per cinquanta di altezza. Era un tempio per fedeli e sacerdoti, ma fu anche una tomba. Le persone che sono davanti da lontano appaiono così piccine. Arrivati sotto mi impressiona a guardarlo dal basso mentre ancora ben convervato si erge verso il cielo. Il monastero si chiama Ad-Dair. La porta di accesso che si apre sulla facciata intagliata nella roccia è alta otto metri. Ci sono incise alcune croci risalenti all’epoca bizantina. Peccato che la grande urna sopra la facciata è stata chiusa dalla polizia turistica, perchè la scalinata a sinistra della facciata intagliata nella roccia era troppo pericolosa. E dopo molti incidenti è stata vietata la salita. Doveva essere pazzesca, avevo visto delle foto ed è incredibile il panorama dall'alto.
Ci concediamo un tè con vista monastero, ci riposiamo un pò e ci abbandoniamo al sole caldo di questa giornata.
Dopo aver ripreso lo forze girovaghiamo per alcuni brevi sentieri che postano a diversi punti panoramici fenomenali sul deserto roccioso del Wadi Arab. Una serie di rocce e crepacci suggestivi si susseguono a perdita d'occhio. Anche il Wadi arab è un deserto ma roccioso, piccolo e non attrezzato. Dev'essere molto bello. Le persone del posto diconoè molto più affascinante del Wadi rum, anche se molto più famoso.
Quando scendiamo dal monastero e raggiungiamo di nuovo il Tesoro per uscire dal sito, siamo quasi soli, come stamattina. Ad ogni ora del giorno i colori di Petra cambiano. Ripercorriamo il Siq e usciamo dal sito che il sole è già tramontato. Siamo stanchissimi perchè abbiamo comminato tutto il giorno. Andiamo a cena nel villaggio Wadi musa, nella parte superiore. Facciamo una bella mangiata con i falafel, hummus, tabouch, riso giallo e carne di pecora. I posticini locali sono i migliori, cibo ottimo, prezzi bassi e porzioni abbondanti!
Girando per le poche vie finiamo in un negozio di cellulari che ci fa chiamare a casa
per 0,60 jd al minuto. E finiamo anche dal fornaio che ha dei dolci bellissimi, ma soprattutto buoni. Biscottini colorati a forma di cuore, con cioccolato, pistacchi e molti altri gusti. Ne prendiamo un pò da portarci in giro per Petra, visto che oggi non abbiamo toccato cibo. Non che avessimo fame, ma qualcosa da sgranocchiare ci sta sempre. Giretto e sosta in un bar per un bel cay caldo e si batte in ritirata presto.





















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