giovedì 13 gennaio 2011

WADI RUM, il deserto di Lawrence d'Arabia

04 gennaio 2011

Lasciamo l'hotel di Petra, dopo la colazione e partiamo in taxi per il deserto del Wadi rum sulle orme di Lawrence d'arabia! Ieri abbiamo contrattatto il tragitto con il taxista trovato davanti al sito di Petra per farci portare fino al villaggio Wadi rum. Il guidatore arriva puntuale a prelevarci, mi piace perchè è un gran chiacchierone. Si parla un pò di tutto dalla politica, ai vip, alle donne. Anche i giordani dicono che Ungheresi sono le più belle!!! Sosta in un baretto sulla strada per un bollente caffè al cardamomo. il profumo è a dir poco corroborante. Sosta sigaretta perchè i giordani fumano un sacco, anche più di due pacchetti al giorno! Aiuto e io che volevo far smettere Ale... non qui mi sa! ogni occasione è buona per fumare, tra sigarette e narghilè.
Nel deserto del Wadi rum faremo 3 giorni e 3 notti che abbiamo prenotato con Mehedi. sito internet http://www.wadirumjeeptours.com/it Cercavo un campo piccino, perchè non volevo una realtà troppo grande e turistica. Ho trovato mehedi perchè due amici di Roma ci sono stati pochi mesi fa e in effetti sembrava il più disponibile, gli altri avevano programmi un pò standard. Prenotare mi sembrava utile in ogni caso, anche se molti contrattano al centro visitatori prima di entrare nel deserto.
Un paio d'ore ci sono volute da Wadi musa per arrivare. Il deserto inzia dal centro visitatori al quale si paga 5 jd di ingresso a persona, non capisco bene come mai. Come accordato con Mehedi il taxi ci lascia al villaggio, che si trova dopo 5 km. Ci viene a prendere un cugino e ci porta a casa sua. Mehedi non c'è ma ci accoglie una ragazza con lo chador, dai tratti tipicamente occidentali. Li per lì non avevo capito fosse sua moglie, perchè quando Mehedi è arrivato non ci ha calcolato molto e non ha nemmeno parlato con lei. Diciamo che l'ho riconosciuto solo da una foto che avevo visto in giro. Come primo giorno abbiamo stabilito di toccare in jeep tutte le tappe più note del Wadi rum: La sorgente di Lawrence, Le gole del Khazali, Le dune di sabbia rossa, le Iscrizioni di Anfashieh, L’arco di Burdah, La casa di Lawrence d'arabia, l'Arco di Um Frouth, La duna piccola e la roccia “Il Pollo”.
Siamo nel deserto di Thomas Edward Lawrence, il celebre Lawrence d'arabia, che fu a capo della rivolta araba contro i turchi negli primi del novecento. Le tracce ed il suo ricordo anche ora sono ovunque nel wadi rum.
Partiamo con il cugino che ci farà da autista oggi lasciandoci alle spalle il piccolo villaggio e la sottile striscia d'asfalto della strada. La jeep è aperta dietro con una coperta a fare da tetto. Il bello è stare all'aperto mentre iniziamo a percorrere le piste nella sabbia rossa rossa.
La nostra vecchia toyota punta in direzione della prima tappa che è la sorgente di
Lawrence
. Si trova 2 km a sud-ovest del villaggio e prende il nome dalla descrizione che ne fece appunto Lawrence d'arabia nel suo libro " I sette pilastri della saggezza". Queste sorgenti in epoca passata permisero al Wadi rum di essere un punto di sosta importante per le carovane che andavano dall'Arabia alla Siria. Che belle che dovevano essere queste carovane, ora la vita è così frenetica. Dopo esserci arrampicati sulla montagna rocciosa arriviamo in alto e vediamo solo un buco nella roccia di un metro da cui sgorga un pò d'acqua nel verde acceso della piccola vegetazione che cresce tra queste rocce completamente aride. Un tubo nero raccoglie l'acqua e riempie un serbatoio da cui bevono gli animali. I tubi sono un pò fuori luogo ma la visita non vale tanto per la sorgente in sè, ma sicuramente per il bel panorama che si ammira.
Già da ora notiamo che il Wadi rum è un deserto particolare, a dire il vero ogni deserto è diverso dall'altro e han determinate caratteristiche. Io ho avuto modo di vedere solo quello sabbioso del Sahara. Il Wadi rum, che ha anche il nome di valle della Luna, è invece un altopiano di 900 metri di altezza per un centinaio di chilometri con formazioni rocciose chiamate jebel, che spuntano dalla sabbia rossa e arancione che accanto alle montagne forma delle dune. Tra queste dune e rocce a perdita d'occhio ci sono anche crepacci, graffiti rupestri nabatei, iscrizioni dei pastori tamudici, resto antichi della storia di questo crocevia carovaniero fra penisola arabica, Sinai ed Egitto. Arenaria, granito e basalto compongono le rocce formatesi in 50 milioni di anni di erosioni e che ora con le loro forme erose dal vento sono di una bellezza rara. La montagna più alta Um Ad Dami con i suoi 1.830, poco più alta della seconda montagna per altezza della Giordania che è il Jebel Rum con 1.740 m.
Scendendo sulla sinistra, una volta tornati giù, si vedono sulle rocce delle iscrizioni incise che raffigurano carovane di dromedari. Si sale di nuovo sulla jeep per raggiungere la seconda tappa di oggi: Le gole del jebel Khazali alto 1.748 metri.
. Nella parete di roccia rosso intenso che si presenta davanti ai nostri occhi c'è una spaccatura netta dalla quale esce un fascio di luce mistico. La parete esterna sembra scritta, invece sono forme erose a caso da sabbia e vento di questo deserto. Entriamo in questa gola stretta e suggestiva per i colori e le forme della parete. E' un susseguirsi di piccole piscine naturali, ora piene d'acqua. Un ragazzo tedesco prova a passare entrando nell'acqua ma rinuncia. Riusciamo ad entrare fino ad un certo punto, ma è spettacolare ugualmente. Alcune iscrizioni rupestri sono sulla parete, i beduini dicono che una raffigura una donna che partorisce e un'altra incisione somiglia ad un piede.
Usciti dal canyon ci fermiamo in una tenda vicino a bere il tè. Oggi avendo fatto le tappe classiche incontriamo molti altri turisti. I rispettivi autisti beduini si radunano a bere te mentre noi girovaghiamo. Che apprezzo è sicuramente il fatto di essere molto liberi. Come tutti abbiamo il nostro autista/guida che ci lascia fare quel che vogliamo, non ci sono tempi da rispettare e il bello è proprio poter dedicare tutto il tempo che vogliamo ad ogni sosta, in massima libertà, non ho mai sopportato avere i minuti contati. Ci fermiamo anche noi con lui e gli altri drivers per un tè, prima di proseguire per le dune. Sotto la grande tenda stiamo al riparo dal sole, seduti sui grandi cuscini a terra, tra tappeti, brocche e teiere.
Ripartiamo con il nostro mezzo e Audi che è così gentile, divertiti come bambini ci godiamo il panorama dalla jeep aperta, mentre scorrazziamo per il deserto verso la prossima tappa. La jeep anche se vecchiotta, scorre agile sulla sabbia che ha incredibili colori e sfumature del rosso fuoco. L'orizzonte lontano ha una leggera foschia e la fine si perde tra le rocce che spuntano dal terreno tutt'intorno. Lawrence lo amava e lo descriveva come "vasto, echeggiante e divino". Gridando possiamo testare che è davvero echeggiante e la foschia lo rende anche un pò divino mentre scancella i confini e lo fa sembrare quasi infinito.
Arriviamo ad una grande duna di sabbia rossa, ne abbiamo superate diverse e ci siamo fermati in questa. Arrampicarsi fino alla cima delle dune è sempre di una certa fatica ma il panorama è bellissimo tra picchi di rocce e sabbia. Piccoli cespuglietti verdi fanno capolino dalla sabbia fredda e umidiccia di questa mattina. Rotolarsi, togliersi le scarpe e scendere correndo è uno spasso!
E' una bella giornata e il colore azzurro del cielo è interrotto solo dal rosso della sabbia, questo deserto ha dei colori bellissimi!
Prossima tappa sono iscrizioni rupestri talmudiche e nabatee di Anfashieh, sul Jebel Anfashieh che raffigurano dromedari. Segni di popoli che nel passato passavano da qui. Chissà che bel via vai di carovane.
Per fortuna è l'ora del pranzo perchè salendo sulle dune e sulle rocce mi è venuta una certa fame. La nostra guida si ferma in un tratto di deserto biancastro con qualche ciuffo verde smeraldo e pianta secca giallina. Siamo vicini ad una parete rocciosa e c'è anche un pò d'ombra. In lontanza altre montagne nella sabbia. Il sole è bello alto e sono in maglietta perchè fa caldo. Accando alla nostra jeep verdina mettiamo i materassi a terra, Audi ci fa il fuoco raccogliendo qualche rametto secco e versando un pò di benzina. Il pranzo di oggi prevede pane arabo con formaggio, pomodoro e tonno, succo di frutta, un dolce e il te. Per il tè mette su una teiera nera con dell'acqua sempre sui legnetti. Si avvicina un altro driver beduino per chiedere se può bere il te con noi insieme a due ragazzi. Incredibile in pieno deserto riconosco una ragazza di cui ho visto le foto su un sito internet. ma il mondo è davvero troppo piccolo! Scopriamo che sono nel nostro stesso campo e facciamo le altre tappe insieme.
Dopo il pranzetto si prosegue per vedere da lontano il celebre arco di Burdah, un un ponte di roccia naturale che si trova sul punto più alto del Jebel, che porta lo stesso nome. E' l'arco più alto e si trova a 300 metri dal suolo sabbioso sottostante. Dicono che è famoso da quando una marca di sigarette l'ha usato in uno spot, ma non saprei proprio di che pubblicità di tratta. La guida dice che la salita è impegnativa e più adatta a chi è un pò esperto. Noi l'arco l'abbiamo visto solo da lontano.
Ci siamo fermati invece ad un altro punto classico, la casa di Lawrence. Diciamo che sotto una roccia ci sono dei mattoni che formano parzialmente una struttura nabatea che doveva essere come deposito di armi durante la Grande Rivolta Araba, proprio da Lawrence. Che sia vero o solo un'attrazione senza fondamento forse non è più così importante. L'attrazione è sempre salire sulle rocce sempre diverse in forme e colori ed ammirare il panorama.
La prossima tappa è una delle mie preferite: l'arco di Um Frouth, di un ponte di roccia naturale che si è formato a causa dell'erosione dell’acqua e del vento. Con l'aiuto delle altre guide ci arrampichiamo tutti. Noi occidentali armati di scarpe da trekking fiammanti siamo goffi mentre saliamo, aiutati da beduini in ciabatte e piedi nudi. Questa cosa mi fa proprio ridere, si vede che siamo snaturati. Nel Wadi rum ce ne sono molti altri di archi. Mi fa un pò impressione perchè sembra quasi crepato, ma dall'alto è bello guardare sotto e vedere la propria orma proiettata sulla sabbia. Discesa strisciando il sedere sulle rocce e via, siamo di nuovo giù pronti per la prossima tappa. Inutile descrivere le scene dei beduini che aiutano gli occidentali a scendere, esilaranti.
Ci fermiamo in una zona con piccole dune dove giochiamo a saltare, qualcuno anche dal cofano della jeep, mentre i beduini si fanno scherzi e giochi. Si sdraiano nella sabbia sulla cima della duna, sfidando le altre jeep a salire!
L'ultima sosta è una roccia che sembra avere due zampe e un'ala, che chiamano “Il Pollo”. La testa secondo loro sarebbe il masso che giace a terra. Non credo di ricordare un pollo nelle fattezze di questo masso, ma di certo ha una forma particolare. I beduini si divertono ad arrampicarsi in cima e scendere saltando sulle jeep, mentre noi ci arrampichiamo sulle rocce vicine ammirando il deserto che si estende davanti ai nostri occhi. Il sole sta per tramontare e le ombre si fanno lunghe. I colori rossi, bianchi, gialli e arancio si alternano in sfumature emozionanti sotto la luce cangiante del sole. I toni si fanno ancora più caldi e accesi.
Il tramonto lo vediamo al campo, che in jeep non è molto distante. Quando il sole lentamente scende, scolora il mondo e colora il cielo è sempre uno spettacolo. Il campo ha delle belle tende nere a righe bianche che nella sabbia rossa sono molto sceniche e giordane, perchè no. Mi piace perchè è piccolo e ha il sapore di un posto familiare. Tutti sono cortesi e si è sempre i ben venuti, ci si sente più tra amici che tra clienti. In una tenda c'è il fuoco ed il te sempre disponibile. In quella più grande si mangia e si sta insieme. I bagni sono in un'altra zona, in cemento rosa con docce e i servizi.
Appena il sole cala, il freddo si fa sentire. Andiamo nella tenda dove Emily sta vicino al fuoco. Insieme a noi una famiglia finlandese e i due ragazzi conosciuti oggi. Ritrovarsi tutti davanti al fuoco, con bel te caldo a fare quattro chiacchiere è un piacere che noi abbiamo perso da tempo. Arriva anche Mehedi e un ragazzo che suona e canta per noi.
Alle 18.00 è servita la cena a buffet, vedo che tutto il mondo è paese e anche qui le persone di colore sono quelle che puliscono e fanno i lavori più umili. Riso, polpette, pollo, hummus, pomodori, cetrioli, formaggio e pane sono la cena. Si mangia tutti insieme sui materassi in terra e al centro un bel fuoco. Finita la cena il te, wiskey del deserto non manca. Si balla e si canta insieme finchè scoppia la batteria a cui era attaccato lo stereo e ciao, gran fumo nella sala e tutti a letto.
La nostra tenda è spaziosa, materassi e coperte non mancano. Abbiamo una candela se vogliamo far luce. Mi addormento subito sotto le coperte calde calde.
Fortuna che verso le due e mezza di notte mi sveglio per andare in bagno e rimango a bocca aperta! E' il cielo più stellato che abbia mai visto! Non credo ai miei occhi, c'è l'intera via lattea sopra la mia testa. Una miriade di stelle dalle intensità differenti, non sapevo neppure esistessero così tante stelle nel cielo! Sembrano troppe anche per il cielo, sono tantissime .. infinite.. mi sento tanto minuscola sotto questa coperta di stelle!

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