Lasciato il castello di Shawbak alle spalle, la strada continua con il tempo che si fa migliore e ci permette di arrivare abbastanza velocemente a destinazione. Wadi musa è il paese dove si trova il sito della famosa Petra. Si perchè Petra è la città nella roccia costruita dai Nabatei tra le montagne. All'esterno quello che è il centro abitato si è sviluppato con il nome di Wadi Musa. Il villaggio si sviluppa su una collina, la cui parte bassa è occupata da hotel di un certo livello turistico e la parte superiore ospita invece le case della popolazione locale e qualche hotel a gestione familiare. Certamente preferiamo la parte locale del villaggio e il nostro amico ormai ci conosce. Ci fermiamo al primo hotel che ci offre stanza doppia con colazione per 20 jd a notte. Accettiamo, lasciamo i bagagli e usciamo subito a fare un giro. L'atmosfera di Wadi musa non è certo quella di un paesino occidentale, per fortuna. Viette con le solite botteghine improbabili di chi vende solo carrozzine, innaffiatoi o biancheria. Qualche negozio che vende cellulari, ristorantini locali, fornai stracolmi di dolci e qualche minuscolo mini market, ma proprio mini.
Mangiamo qualcosa in un posto turistico ed è la prima volta che il cibo non mi soddisfa. Ormai sono esperta di hummus e compani e questo non era di ottimo gusto. Pazienza girovaghiamo ancora per Wadi musa, tra negozi di bottigliette da sabbia stupende. Alcune sono veri e propri capolavori. Vediamo anche come fanno a fare tutti questi disegni e la pazienza e l'abilità che servono sono notevoli. La sabbia colorata viene fatta scendere nella bottiglietta con un imbuto molto piccolo e con un filo di ferro si sposta per dare forme e disegni. Incredibile come fanno cammelli, montagne, fiori e paesaggi sapientemente colorati.
Non avevamo in programma nulla, se non quello di girovagare un pò, ma finiamo per accettare la proposta di un taxi che per 10 jd ci vuol portare a piccola Petra, si offre di aspettarci fuori e riportarci indietro.
Piccola Petra è in arabo Siq el-Barid. Non abbiamo ancora visto il sito di Petra e fare paragoni non è il caso. Ho notato che non è stata apprezzata dalla maggioranza delle persone con cui ho parlato. Per me la Giordania non è solo nelle cose più sceniche e belle, ma anche in quelle da scoprire e meno appariscenti.
L'ingresso è libero e fuori ci sono un paio di bancarelle e un signore che fa salire sul proprio dromedario. Arrivando con il taxi notiamo che molte sono le famiglie che abitano in tende o nelle grotte della roccia, qui nel nulla. Anche la famiglia del nostro taxi occasionale vive tra queste montagne. Ci dice che qui è stato creato questo importante villaggio beduino su iniziativa del Governo del Re Abdullah II.
Piccola Petra la giriamo in libertà cercando passaggi tra canyon di roccia che qui ha un colore chiaro. Alcuni tratti son troppo difficili e danneggiati perciò visto che siamo anche soli evitiamo esplorazioni approfondite. Il sito è abbastanza piccolo e la città era una realtà differente dalla vicina Petra. Fu realizzata sempre dai Nabatei, questo popolo fantastico, che la crearono per ospitare le carovane provenienti dall'Arabia e dall'Oriente, che andavano sino in Siria ed in Egitto. Le carovane sostavano qui dopo la traversata del deserto del Wadi Rum.
Piccola Petra aveva due ingressi: uno a est da cui partiva la via carovaniera dell'Oriente e uno verso ovest da cui partiva la via carovaniera della Siria e dell'Egitto o del mar Mediterraneo. Dapprima vennero scate molte piccole grotte nella roccia e quando assunse molta importanza venne ampliata con grotte più grandi, per poter ospitare la maggior mole di carovane. Chissà che affascinante sarebbe stato vivere ai tempi delle carovane, mi immagino colori, stoffe, spezie, profumi, volti di mille razze.
Entrando sulla destra c'è un piccolo santuario di Duthu Ashara, il dio principale dei Nabatei, che viene rappresentato senza occhi e senza naso, in compagnia alle due mogli raffigurate più basse del marito e senza testa.
Il sito è un corridoio di 350 metri tra le due pareti di roccia bianca e rosa, non stretto e alto ma più largo e basso. La roccia sembra quasi liscia e morbida e i colori tenui sono leggere sfumature che cambiano nella penombra e nel silenzio. La parte iniziale è più larga e si restringe man mano che si cammina. Il sole stava quasi per tramontare quando siamo arrivati ed era un pò buio perchè la luce entrava a fatica. Anche per la luce scarsa e l'ombra viene chiamato Siq al-Berid, il Siq freddo.
Nelle pareti a destra e a sinistra appaiono le abitazioni scavate nella roccia arenaria, buchi che a volte sembrano occhi e bocche delle facciate di pietra. Pezzi di scalinate di pietra interrotte e che portavano chissà dove. All'interno delle grotte posti per accendere i fuochi e blocchi di pietra come letti. I soffitti sono spesso tutti neri perchè fino a pochi anni fa i beduini locali usavano ancora queste stanze e accendevano i fuochi la sera.
Al centro del sito si trova un altare sacrificale del I secolo a.C. dove venivano sacrificati animali agli dei per versare il sangue davanti alla statua della divinità. I sacrifici però non mi son mai piaciuti.
A Piccola Petra ho la sensazione che il sito non sia molto valorizzato, va bene è piccino però si potrebbe mettere qualche indicazione e fare qualche lavoretto in modo da poter scoprire meglio, quello che per me resta un altro piccolo gioiello nabateo. Certo non ci sono grandi monumenti o palazzi, ma era una città comunque affascinante anche se minuscola. Come Petra anche questo sito fu riscoperto da Johann Ludwig Burckhardt solo nel 1812. E questo è solo un assaggio di quello che ci aspetterà nei prossimi tre giorni, si perchè abbiamo deciso che a Petra dedecheremo tre giorni pieni per esplorarla.
Ritornando a wadi musa passiamo da un villaggio dove asini e muli girano solitari e indisturbati, sembra che il paese sia abitato solo a loro! strade deserte dove asini si aggirano con aria curiosa.
A wadi musa finiamo a girovagare in un bazar e parlando con il ragazzo del negozio accettiamo di andare alla festa di capodanno, visto che oggi anche se me ne ero dimenticata è l'ultimo giorno del'anno! Chiama al telefono un amico che viene a portarci i biglietti. La festa è in un campo tendato nel deserto qui vicino alla Piccola Petra. Mi sembra il modo migliore di festeggiare, non reggerei un locale al chiuso. L'affascinante beduino che arriva sembra uscito da una favola! Turbante rosso rubino, occhi resi intensi dal kajal nero e cappotto di cammello fino ai piedi. Manca la musica e potrei essere su un set. Ci accordiamo perchè alle sette stasera passi a prenderci per portarci al campo.
Docciati e sistemati in hotel torniamo al bazar dove troviamo un altro ragazzo beduino che con la jeep e senza patente ha il compito di accompagnarci. Altro personaggio uscito, questa volta non so perchè mi sembra, da una piramide egizia. Lunghi capelli neri e ricci, volto ambrato, occhi con kajal nero e pizzetto stile faraone. Che personaggio, ma dove esce questo? mi chiedo mentre lo osservo nei suoi abiti rossi e gialli e il suo turbante. E' subito molto simpatico e quello che mi piace di lui è che sembra un pazzo! Scopro che in effetti è per metà egiziano, ci avevo visto giusto. Fa una telefonata troppo buffa ad una signora italiana che ha conosciuto, mentre guida in contromano e non proprio così rassicurante. Passiamo ancora dal villaggio dove gli asini solitari girano tra le vie e le case. Poi siamo arrivati e salutiamo il mitico Lion, così si chiamare.
Il deserto è sempre fantastico per la sua atmosfera ed il suo silenzio immenso. Non ho mai trovato un posto così silenzioso. Se anche sono nel posto più isolato uccellini o fuscii di foglie sono sempre piccoli rumori di sottofondo. Il deserto invece è sempre il luogo in cui nessun rumore si ode all'orizzonte. Arriviamo che il campo è tra le rocce chiare ornate di tante candele accese. Le tende rosse, bianche e nere nei colori arabi. Al centro c'è un grande fuoco che ci scalda perchè sceso il sole fa veramente freddo. Vengo omaggiata di un cappotto di dromedario incredibilemte caldo mentre facciamo amicizia con altri ragazzi e beviamo litri e litri di tè. Francesi, americani, canadesi, danesi, orientali.. un pò tutti qui riuniti, tutti molto socievoli e carini. Parlando con la bella ragazza canadese scopro che si è sposata con un ragazzo giordano di Wadi musa, che ora non vedo perchè è nel deserto con alcuni turisti. Sarà solo la prima di una serie di ragazze straniere che hanno scelto di sposare un beduino. Certo che sono molto affascinati! La cena è ottima e abbondante. C'è il buffet e ci si serve da soli. La serata passa in fretta tra fuoco, balli e canti. La danza del ventre è fatta da una ballerina enorme che mi fa un pò sorridere mentre fa suonare le monetine della sciarpa in vita ancheggiando. I beduini non perdono certo tempo e mi dicono subito che sarebbero felici di avermi come sposa. Grazie ma declino l'invito, mentendo dicendo che sono già sposata!
All'una ci facciamo riaccompagnare e torniamo in hotel, visto che domani la sveglia è alle 6.00!!
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