sabato 4 settembre 2010

la città di KARS, il Caucaso turco

15 AGOSTO 2010


Volgiamo l'ultimo sguardo all'Ararat dalla finestra del nostro hotel. Volevo svegliarmi per l'alba, ma son rimasta a letto, pazienza. Scendiamo a far colazione che siamo gli unici. Lasciando l'hotel mi accorgo che mi spiace anche questa volta partire così presto. Prima di prendere il bus abbiamo tempo per far quattro passi per il paese. Incontriamo il ragazzo di ieri, il fratello e il signore Italo Scozzese che ancora una volta ci augurano buon viaggio.

KARS

Alle 10.30 partiamo con destinazione Kars, per raggiungere il sito armeno di Ani. Il costo del dolmus è 25 tl a persona. (13 €)  In due ore e mezza dovremmo arrivare. I rilievi circostanti sono rossastri e ornano campi di colori verdini. La strada taglia appezzamenti di terreno coltivati a fieno. Solo qualche nuvoletta bianca interrompe l'azzurro del cielo.
La temperatura è sempre sui trenta gradi, ance se siamo a 1.700 metri. Iniziano le steppe verdi acido e i panorami qui sono di confine. Ci stiamo avvicinando all'Armenia. Questo è il luogo più remoto per questo viaggio. Il primo in cui la sensazione di isolamento è realmente tangibile tra i prati ondulati della steppa popolati da greggi di pecore.
Alle 13.00, siamo arrivati puntuali a destinazione, la guida turca non fallisce mai. Il dolmus che abbiamo preso è quello che fa la spola tra l'aeroporto di Kars e Dogubeyazit.
Dalla stazione dobbiamo prendere un taxi per raggiungere il centro del paese.
I taxi in Turchia non mancano mai, ne prendiamo uno al volo e ci facciamo portare direttamente all'albergo che abbiamo notato su un bigliettino. Paghiamo 20 tl. (10,00 euro).
L'Hotel ci è stato consigliato dai ragazzi curdi di ieri ed è economico e confortevole. Subito il personale è di una cortesia unica. Vorremmo lasciare i bagagli e partire subito per Ani, ma ci dicono che le gite le organizzano la mattina. Non ci sembra il caso di noleggiare un auto e preferiamo cogliere l'occasione per visitare Kars. Doccia veloce e usciamo per pranzo, dimentico la macchina fotografica in stanza, perciò ho poche foto. Qui siamo arrivati per raggiungere Ani principalmente come tutti quelli che passano da qui, o meglio dire i pochi che passano da qui.

Passiamo il pomeriggio per le vie della città. La decadenza in cui è precipitata questa città di frontiera si nota subito per le strade. Ha l'aria di essere una città bombardata, si è questa la sensazione. Forse dopo la guerra turco - russa molti edifici sono rimasti mutilati. Lo stile è definito come russo, ma essendo stata sotto russi, armeni e turchi lo stile è senz'altro un miscuglio malinconico delle varie dominazioni. Secondo tutti quelli che passano è una città brutta in cui non vale la pena perder tempo e non vi è nulla di interessante.
Io apprezzo vedere come scorre la vita di tutti i giorni ed assaporare quest'aria melanconica di ultima frontiera in decadenza.

Kars è la città nera in cui sembra di essere in Caucaso, è la città dall'aria bombardata, la città dei tappeti colorati, del miele saporito, del formaggio giallo locale, delle celebri danze folcloristiche locali. Kars è la città del libro Neve e del sito armeno fantasma di Ani. Kars è il fascino remoto di confine, delle strade dell'est che cantava Battiato, è una città di varie influenze storiche.
Da quando nel 1993 è stata chiusa la frontiera Armena, Kars ha perso il ruolo chiave nel commercio internazionale e la situazione è divenuta realmente difficile.
Approfittiamo del giro per mangiare. Qui si capisce subito che formaggio e miele locali sono una delizia per il palato. D'altronde qui ci troviamo su di un altopiano stepposo a 1750 metri e la pastorizia sembra l'unica fonte di sostentamento.
Inutile dire che pranziamo a prezzi davvero irrisori, per noi occidentali. Riso con verdure, formaggio locale, ayran da bere e cay finale.
Entriamo in una delle due agenzie per vedere di organizzare lo spostamento verso la Cappadocia. Nessuno nell'ufficio parla inglese. A furia di orari scritti su bigliettini e gesti riusciamo ad intenderci ugualmente. Prendiamo i biglietti per la Cappadocia. Se facessimo il tragitto contrario avremmo molta scelta, ma da Kars le opportunità sono u pò limitate. Optiamo per un viaggio il più possibile notturno e dobbiamo viaggiare su Ankara, per poi cambiare alla volta di Goreme. Partenza ore 17.00 arrivo alle 9.00 del mattino per 50 tl a persona. Da Ankara partenza ore 11.00 e arrivo alle 16.00 a Goreme. Va bene.





A kars sotto i resti del castello fortezza rialzato si sviluppa la parte storica della città, una città tutta di pietra lavica nera locale che esploriamo a piedi.
Il castello Iç Kale di Kars era una fortezza del 1.153 che venne eretta su commissione di Saltuk Sultan Malik Izzeddin Saltuk II, ora i suoi resti resistono sulla collina che domina Kars. Le mura esterne che circondano la città vennero realizzate nel dodicesimo secolo, oggigiorno ne restano solo delle parti sparse qua e là. I resti del castello non sono ovviamente granché, ma ci arrampichiamo fino alla cima per godere del panorama circostante sulla steppa che si estende tutto intorno a noi e sulle case sottostanti.
Il sito è libero e vale i due passi per raggiungerlo, sopratutto in orario tramonto. Scendendo tra le vie polverose di confine siamo i soli turisti che vedo in giro.
Osservo i bambini, gli uomini che passano, le donne colorate velate, la vita di tutti i giorni che scorre lenta. Kars è la città delle danze folkloristiche, dei kilim tappeti con influenze persiane.
Kars è una città nera e verde, il nero delle pietre in contrasto con la vegetazione e le montagne che la circondano spesso con le cime innevate.
Ci ritroviamo davanti alla Cattedrale armena di Kars, che nacque come Chiesa dei Santi Apostoli nella metà del decimo secolo per volere del re armeno Bagratid Abas I, ma venne trasformata in moschea nel 1.579. Oggi ospita il piccolo museo di Kars in cui vale la pena fare un giro. All'esterno è una struttura nera possente in perfetto stile armeno.

Passiamo inevitabilmente accanto all'antico bagno turco Mazlumoglu Bath ora in disuso e abbandonato. L'erba è cresciuta tra le sue piccole mattonelle nero grigiastre.




Taşköprü è l'antico ponte di pietra nera a tre archi costruito sul fiume Kars che attraversa la città nella zona nord-ovest del centro, si trova sotto la fortezza. Venne costruito nel 1.579 con blocchi di basalto come tutta la cittadella antica.

Molto affascinante dentro e fuori è la Moschea Hasan Harakani in cui vi è la tomba di Harakani, che ha un grande valore spirituale poiché è venerato dai seguaci sufi in tutto il mondo. Essendo un luogo di preghiera come in tutte le moschee entrando mi tolgo le scarpe che lascio all'ingresso e mi copro il capo con una delle stoffe all'entrata. Sia l'interno che l'esterno sono molto belli.

Vale una visita l'interno del Gazi Ahmet Muhtar Pasha Mansion nel quartiere di Ortakapi, venne costruito nel primo quarto del diciannovesimo secolo, è un bell'esempio di edificio del periodo ottomano. Durante la Guerra Ottomano-Russa il Comandante dell'esercito Gazi Ahmet Muhtar Pasha usò questa struttura come Quartier Generale per un certo periodo. L'interno è molto bello e caratteristico con arredamento ottomano originale.

Tra le moschee spicca la piccola e rossastra Moschea Fethiye Cami con due minareti snelli e pietre intagliate sopra porte e finestre tipiche di questa zona turca orientale.
Facciamo un giro al museo Archeologico che contiene storiche monete, statue in legno e vari oggetti.

Rientriamo in hotel per sistemarmi con l'ennesimo brodo di carote, che il personale dell'hotel mi prepara. Sempre gentili da queste parti.
Finiamo a giocare a backgammon nella hall, io contro Ale. Il ragazzo dell'albergo è dalla mia parte, mi suggerisce tutte le mosse e siccome vinco, ripete ogni due minuti "Super Diana! ". Ho avuto fortuna e bei suggerimenti, però. Non so come Alessio riesce anche a batterlo. Ma come?! Battere un curdo al suo gioco?! Non ci credo.
La sera ceniamo in hotel, il ragazzo cucina per noi due, per lui e un altro uomo. Ci troviamo allo scoccare della fine del ramazan, ovviamente. La cena che ha preparato è ottima. Riso in bianco con verdure, melanzane, patate e peperoni verdi. Zuppa di lenticchie e succo di limone. Insalata di pomodori con cetrioli e ottimo pane. Ayran per pasteggiare e l'immancabile cay.
Il suo turno di lavoro è finito. Siccome ci siamo noi ospiti dell'hotel è rimasto a cucinare e per cena. Trovo questa gentilezza commuovente. Qui anche se non han molto, ti danno tutto, davvero. Ci porta a fare un giro con lui.
L'hotel si trova vicino alla cittadella e facendo quattro passi siamo sotto le mura che restano e le moschee. Le strade sono di un silenzio assoluto. Solo i rumori dei nostri passi e del fiume che scorre.
Solo il suono delle nostre conversazioni nell'aria della sera.
Qui tutto è in pietra nera, basalto. Nel buio della notte, la città sembra ancora più nera.
In questa città è ambientato il romanzo "Neve" di Orhan Pamuk, che ha vinto il premio Nobel e che ho in programma di leggere. Cerco di imprimere nella memoria questi luoghi e queste atmosfere per ricordarmene quando leggerò il romanzo.

Sulla collina a fianco del castello c'è un monumento alla pace tra turchi e Armeni. Due enormi statue di pietra stilizzate: due uomini che si guardano e stanno l'uno in fronte all'altro. Sono un turco e un armeno che stanno a simboleggiare un'alleanza. Si vede anche dalla parte Armena, la posizione è stata scelta proprio per questo motivo. Il monumento non è terminato, perchè il progetto prevedeva illuminazione e acqua che scendeva dalle statue, simbolo delle lacrime. Purtroppo l'interpretazione da parte dei turchi è stata errata o pretestuosa. A loro è parso un modo di chiedere scusa e non la pace, così come spesso succede la stessa pace viene dimenticata e si complicano ulteriormente le cose. Mi scoraggia venire a sapere che il nuovo sindaco vorrebbe rimuovere il monumento. Amarezza.
La frontiera per il momento rimane chiusa.
Il ragazzo ci porta dai suoi amici che stanno guardando la partita. Sono in cortile, ad un tavolo all'aperto, bevono cay e birra e insieme guardano la tv. Hanno un cagnolino cucciolo bianco e nero morbido come un batuffolo. Ci accorgono tra di loro, offrendoci un posto a sedere e da bere. Beviamo il cay con loro guardando la partita anche se non quasi nessuno di loro parla inglese tranne il nostro nuovo amico. Ripercorriamo le vie buie e sgangherate fino al nostro hotel dove salutiamo e ringraziamo del giro.
Questa è la prima sera in cui è freschino. Andiamo a letto che domani ci aspetta Ani! Fa anche rima!






















link delle mie foto

http://www.flickr.com/photos/37888175@N06/sets/72157624846759122/

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