venerdì 3 settembre 2010

VAN, LA CITTA' Turchia

13 agosto 2010

Fortuna stamattina Ale mi salva con brodo di carote caldo che mi risolve la situazione e mi disseta. Mi berrei un fiume ora! Che gentili in hotel, mi han bollito le carote. Data la cortesia di queste parti non avevo dubbi.
Quando mi rimetto un pò in forze cerco di rinvigorirmi con una bella doccia fresca.
Caspita, sono arrivata fin qui, volevo salire sul vulcano Nemrut, volevo andare a Hosap e Cavustepe, volevo fare il giro del lago.. noo, sono proprio ko.

Decidiamo di stare per le vie del paese. Che sia una città di frontiera lo vedo subito girando per le strade. Una volta sarà stata anche la ‘perla dell’est’, ora si vedono solo i ricordi di un passato più fiorente. Ora ha un'aria ferma, polverosa e un pò caotica con macchine che non rispettano il rosso e creano un grande caos ai semafori. Anche se c'è il vigile in mezzo, poverino sembra che parli da solo, visto che ogni veicolo va dove gli pare. Sento la sirena dell'ambulanza, per un attimo mi illudo che gli altri si facciano da parte per lasciar passare, ma che, schiacciano l'accelleratore per passare per primi!
Qualche segno kitch lo rappresenta la statua enorme del gatto di Van, non proprio di buon gusto fino. Il gatto è bianco, con coda colorate e macchie di colore sulla fronte, un occhio verde e uno blu. Mi avevano detto che per vederne uno, essendo una razza pregiata, bisogna avere molta fortuna. Infatti cerchiamo per le strade ma non riusciamo a scorgerne nemmeno un solo esemplare. In compenso è ritratto da moltissime parti.
Di perticolare questo gatto ha sicuramente il fatto di essere amante dell'acqua e un abile pescatore. D'estate, a causa del forte caldo, perde la pelliccia e diventa un gatto a pelo corto. D'inverno, per proteggersi dal freddo rigido, il pelo si infoltisce. Grazie all'isolamento della zona e al clima, ha assunto caratteristiche particolari: una corporatura muscolosa ma estremamente agile.
Sempre per viaggiare come piace a me tra le leggende, il governo turco dichiarò che la razza dei gatti di Van bianchi fosse protetta a seguito di una leggenda popolare, secondo la quale, Ataturk si sarebbe reincarnato in un gatto a pelo semilungo bianco. Sempre Ataturk, che è esposto in qualsiasi luogo pubblico della turchia. Quello che volle togliere il velo, quello del ponte, della diga, della nascita della repubblica turca, quello che cambiò anche la bandiera, si, sempre lui.
Ma le leggende sul gatto di Van non sono finite. Secondo un'altra credenza popolare alla fine del diluvio universale Noè ebbe difficoltà nel mantenere la calma dei suoi animali, nel momento in cui l'arca si avvicinava alle pendici del monte Ararat, appena riemerso. Fu alora che due gatti bianchi riuscirono a sfuggire, lanciandosi in acqua e nuotando raggiungendo la terra emersa. Quando i gatti lasciarono le montagne per unirsi agli uomini Allah li benedisse toccandoli sulla testa, per fare in modo che aiutassero gli uomini a cacciare i topi. Secondo la leggenda dove Allah lì toccò lasciò, in rosso, le impronte della sua mano.
Secondo un'altra leggenda popolare Allah, passando da queste parti, vide un gatto tutto bianco dentro l'acqua. Credendo che il micio stesse affogando, lo prese per la testa e la coda e lo trasse in salvo. Vedendo altri gatti bianchi tuffarsi nel lago e nuotare, comprese che il gatto salvato non era mai stato in difficoltà, ma lì dove era stato toccato, aveva il pelo rosso. Perciò venne chiamato anche "gatto di Allah".
Lascio le leggende e torno al mio giretto. Anche oggi la città è un pò fantasma. Il ramazan ha fatto si che la maggior parte dei negozi alimentari e praticamente tutti i bar siano chiusi. Le quattro vie centrali sono il fulcro del paese con il loro susseguirsi di agenzie, negozi, bar e internet point. Poco più in là viuzze anche sterrate o piastrellate dove ancora si svolgono vecchi lavori artigianali. Sacchi di lana di pecora, che sembra appena tosata. Minuscole bottegucce di ogni cosa.
Per le strade la maggior parte delle persone sono di sesso maschile e non incontriamo quasi mai turisti. Ci infiliamo sotto l'ombra del bazar. Molto grande e un pò labirintico. Ci perdiamo per le mercanzie, neppure vagamente turistiche. Scarpe a non finire. Poi si passa alla via dell'intimo, poi le lenzuola e i copriletti kitch da far paura, come mi divertono. Lontanissimi dal nostro gusto estetico. Arriva la via dell'abbigliamento, molti i cappottini, i fular e le gonne lunghe. Molti fular sono imitazioni di marche italiane e i copriletti sono Versace e Dolce Gabbana. Me la spasso un mondo tra queste cianfrusaglie. Finiamo per comprare i bicchierini da cay e i piattini. Evitiamo le stampe dei gatti di Van e prendiamo quelli classici bianchi con le pennellate rosse a raggiera. Soddisfatti. Nella zona dei tappeti finisco per comprare un tappetino, molto leggero, ma la fantasia mi piace, poi è bello piccolo. Stordita come sono non mi ero neppure accorta che l'abbiamo comprato dai religiosi musulmani. Devo metterlo per forza in direzione di La Mecca? Scherzo.
Torniamo a girovagare per le vie cittadine. Troviamo un infedele che ci vende dei formaggio locale e yogurt con miele, delizia per il palato. Proviamo anche a mangiare un pezzo di favo con miele. Non l'avevo mai provato, si scoglie in bocca che è una meraviglia e la cera diventa una cicca. Perchè non l'ho mai visto dalle mie parti? E' ottimo!
Per le strade qualche bambino gira con la bilancia e i fazzoletti da vendere. Quasi stanno sulle loro e nemmeno ti chiamano.
Nei parchi cittadini dove servono il cay non fanno servizio e le persone stanno insieme sulle panchine senza bere nulla. A dire il vero, gli uomini, visto che di donne se ne vedono poche e quasi sempre coperte. Per le vie gruppi di sgabelli dove gli uomini oziano e fan passare il tempo. Anche i bar sono pieni ai tavoli, ma non si serve nulla. Proviamo ma ci dicono che non posso venderci nulla. Provo a spiegare che essendo Cristiana non faccio nessun ramazam, ma la risposta è un segno netto di una mia che taglia un collo. Oltre che non mangiare, forse si sente in dovere di non darne ad altri.
Chiamiamo a casa per dare nostre notizie dai confini anatolici orientali. Le nostre famiglie ci immagino quasi al fronte e li rassicuriamo con bei racconti su quel vediamo e soprattuto sulla sensazione di pace. Si perchè anche qui nella cittàdi Van, nel caos di persone e macchine della città, tutto è così tranquillo. Parchi con panchine per rilassarsi. Profili di moschee, minareti e montagne tutt'intorno. Qui la vita in questo pomeriggo estivo sembra serena. Un ragazzo curdo attacca bottone e dopo un pò ci propone una visita nel suo negozio di tappeti. Ci andiamo anche se sappiamo che non siamo interessati all'acquisto. Ma la cortesia in questo paese è ancora una volta un valore sacro. Nessun problema, due chiacchiere e ci si saluta. Ogni volta mi spiace però. Nessuno insiste, qui, basta dire che non si è interessati.
In questo pomeriggio troviamo il tempo, per la prima volta, di entrare in un supermercato. Sapevo che era il luogo per cercare il camelia cay. Avevo cercato invano, ma eccolo qui! Prendiamo un pò d'acqua e un pò di pane, sempre ottimo in turchia e soffice soffice.
Vediamo al tramonto la città che cambia colore e diventa di una morbidezza quasi tangibile. Andiamo in un ristorante per cenare. Hanno appena aperto e sono tutti pieni. Troviamo posto tra i tavolini di un vicolo. Guardo i piatti disponibili e scelgo agnello con patate, insalata di pomodori, zuppa di lenticchie. Li avremo al canto del muezzin come tutti. All'ultimo portano l'acqua. Nessuno tocca cibo o bevande. Lo spezzare del ramazan diventa una festa e quasi un rito. I bicchieri d'acqua sono pieni, i piatti ora sono tutti lì conditi e pronti, si sistemano i tovaglioli e le fette di pane. Il silenzio è totale primo che l'altoparlante diffonda la sua voce sulla città. Solo allora all'improvviso tutti iniziano ad ingozzarsi di cibo e sorsi d'acqua per terminare con cay e sigarette. Divertente e senza senso per me.
Una passeggiata e un cay che gustiamo nei parchetti cittadini ora pieni di camerieri e vassoi di te, bicchierini, ragazzi, urla, cay cay cay
Poi a nanna che domani si riparte di nuovo, oggi è la terza e ultima notte a Van! come sempre un pò me ne dispiace.. il vulcano.. il tuffo nel lago.. e il gatto, poi? Nulla, solo la statua..


















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